di ALESSANDRA FONTANA
Uno splendido incontro tra natura, geologia e archeologia mineraria. Nel primo entroterra, in Val Carnella, un gruppo di appassionati di mineralogia ha riportato alla luce un percorso che collega le antiche miniere della zona tra boschi fiabeschi, ruscelli, e insediamenti rurali. “Potremo osservare fauna ipogea, profonde gallerie di miniere di calcopirite dei secoli scorsi, scavate integralmente nella roccia con tecniche preindustriali, splendide mineralizzazioni. Sperimenteremo il fascino di un bosco fatato. Il percorso è complessivamente ombreggiato e non presenta rischi”.
Si presentava così la descrizione di un traguardo grandissimo per Semovigo: quello dell’inaugurazione dell’anello minerario. E il taglio del nastro domenica scorsa c’è stato tra commozione e soddisfazione. Erano presenti autorità locali, appassionati, turisti e persone del luogo. Un successo condiviso e una giornata di festa per i volontari che hanno lavorato incessantemente per ripulire sentieri e miniere.
Presente l’instancabile Felice Rapuzzi che insieme all’amico Bruno Valli, e non solo, ha impegnato anima e corpo nel progetto di recupero di questo sito che si trova nel territorio di Mezzanego, in Valle Sturla, e ha accompagnato gli escursionisti ad ammirare sentieri, miniere e quella passione che ha smosso mare e monti pur di recuperare un pezzo di storia della vallata. Sette livelli e duecento anni di storia: il sito minerario è rimasto operativo fino alla Seconda Guerra Mondiale. E ora il sogno è di farlo diventare una meta per turisti e appassionati. “Ci sono diverse miniere, a me è piaciuta l’idea di investire su queste per questa valle. Ci siamo messi all’opera abbiamo cercato con le nostre forze di fare dei lavori all’interno. Non a livello di sicurezza – precisa il presidente dell’associazione – perché è sempre stata sicura, ma a livello di pulizia. Volevamo renderla più agibile. Abbiamo costituto un’associazione no profit e per questo ci ha aiutato l’avvocato Boggiano”.
E con lui anche Fabrizio Brignole e il consigliere regionale Claudio Muzio. Un lavoro di squadra che con determinazione e passione ha dato finalmente i suoi frutti. “Abbiamo sistemato tutto l’anello, tagliato gli alberi crollati sul sentiero e altre operazioni per rendere tutto percorribile da chiunque”.
Il percorso è lungo nove chilometri e ci vogliono – a passo lento – circa tre ore per percorrerlo, i visitatori sono stati accompagnati dalle guide che hanno snocciolato curiosità e aneddoti storici e minerari. “Lungo il percorso si può ammirare la lavorazione esterna delle cascine, compreso il rudere dove abitava il direttore dei lavori – racconta Rapuzzi – è poi possibile scendere e arrivare a una miniera: Paola. Dentro iniziano ad esserci i tritoni, vale la pena andarli a vedere e poi si prosegue arrivando a Costapiana. Da lì si possono visitare altri ruderi: si dice che i primi ad arrivare in quella zona siano stati i frati di Bobbio. A Costapiana c’è un’altra miniera visitabile, è piccola ma è possibile entrare perché non è pericolosa e poi risalendo il crinale si ritorna sulla strada principale, quella che porta alla nostra miniera che è composta da due ingressi Caterina 1 e Caterina 2”.
L’Anello Minerario di Semovigo è diventato una realtà grazie all’impegno dei volontari. Ora servono fondi per illuminazione, per promozione, per i progetti che renderanno ancora più grande questo sogno e ovviamente anche questo, non può gravare sulle spalle dei volontari che hanno già speso soldi ed energie unicamente per amore, l’amore per la propria terra.