di DANILO SANGUINETI
Sparare è attività tra le più sicure che si possano praticare oggigiorno. Nessun paradosso: il tiro a segno con i suoi regolamenti e le sue precipue caratteristiche è uno sport che all’Italia fa bene, ha sempre fatto bene e ne farà ancora molto, perché in questo periodo di restrizioni varie, consente pratica e agonismo senza incappare in eccessivi rischi. A patto però che chi è preposto a regolarne lo svolgimento si ricordi che la resilienza di dirigenti, tecnici e atleti non è infinita e che bisognerà concedere un po’ di respiro a società che da dodici mesi navigano a vista, non potendo fare programmazione e soprattutto propaganda, limitandosi a lavorare con gli agonisti. In una disciplina che richiede anni di duro lavoro per affinare capacità e trovare le qualità per emergere in un panorama italiano e internazionale sempre più ampio e competitivo.
Si badi bene che tirare oggi è una disciplina che niente ha a che fare con la violenza. È innanzitutto esercizio per sviluppare mente e corpo, non un allenamento alla guerra. Un grilletto, un mirino, un bersaglio piccolo o grande, vicino o distante, dipende dal braccio fermo di chi impugna l’arma. Una sfida tra il proprio senso del ritmo, la capacità di misura, il controllo di muscoli e mente e un avversario spesso invisibile che si chiama tensione.
Per comprenderlo fate un giro al Tiro a Segno di Rapallo, in una via tanto particolare, ad esso intitolata, la Strada ai campi di tiro 3 alle spalle del Golf e del Monastero di Valle Christi. Il Tiro a Segno più grande e antico del Tigullio che ancora oggi ha un numero di tesserati e risultati agonistici che gareggiano con i circoli migliori della Liguria e non solo.
Il presidente Gianni Marchese, che da cinque anni è in carica, ci porta a fare un giro virtuale del poligono. “Lo spazio non ci manca e cerchiamo di sfruttarlo al meglio. Disponiamo di numerose linee di tiro: una da 10 metri, aria compressa indoor; una da 12 e 25 metri, per calibri fino a 63 kgm (palla piombo o ramata); una da 50 metri, a cielo aperto, solo per il calibro .22 LR (Long Rifle, canna lunga); una da 50 metri, tunnel di tiro, per calibri fino a 350 kgm”.
Una struttura da sfruttare a pieno ritmo, se si potesse. “Siamo aperti tutti i giorni tranne il lunedì per l’attività sportiva/agonistica; gare; corsi; rilascio attestato idoneità maneggio armi; taratura ottiche e sistemi di puntamento; tiro ludico. Ho detto ‘siamo’, ma è più giusto dire ‘dovremmo’, perché nell’attuale momento pandemico molte sezioni sono chiuse, e la domenica il poligono è aperto solo per gli agonisti che si allenano o gareggiano. Bloccate le prove di approccio alle armi, limitati gli esami, che si possono svolgere solo tramite appuntamento e con determinate precauzioni. Per non parlare delle gare. Una serie di limitazioni che mettono a dura prova gli atleti. Lo ammetto, in questi mesi ho visto la preoccupazione crescere, e anche io che sono un ottimista, ho cominciato a pensare che stiamo attraversando uno dei periodi più impegnativi nella nostra ultracentenaria storia”.
Il Tiro a Segno Rapallo può addirittura vantare un antenato… barocco. Le prime notizie storiche di una sorta di Tiro a Segno a Rapallo risalgono al 1600 con un gioco molto in voga all’epoca chiamato ‘del rigorello o del formaggio’, il quale consisteva nel colpire da lontano (la distanza non è citata) un pezzo di formaggio mediante un Archibugio o Rigorino, era una sorta di Tiro a Segno che allenava i giovani al maneggio delle armi e all’affinamento della mira.
La data di nascita ufficiale va invece fissata al 20 febbraio 1884, quando a Rapallo viene costituita la Società di Tiro a Segno Nazionale con giurisdizione Mandamentale. Nei successivi venti anni il Poligono di Rapallo cresce fino a contemplare: un fabbricato con i servizi; un altissimo diaframma in muratura con quattro finestroni; linee di tiro a 25, 50, 100, 200 e 300 metri. Si arriva al 1910, quando si comincia ad organizzare gare, limitate all’ambito sociale. Nel 1913 si attiva per la prima volta una linea di tiro per la Pistola e sono sempre attive lezioni teorico-pratiche di Tiro. Nel 1921 la ‘Società di Tiro a Segno Nazionale di Rapallo’, su appello del Ministro Bonomi, attiva un corso premilitare.
Nel 1935 il Governo Nazionale rese obbligatoria l’iscrizione al Tiro a Segno Nazionale dopo il servizio militare fino all’età di 32 anni, ciò comportò l’adeguamento della struttura mediante un’ulteriore espansione. Dal 1947 al 1950 si ha un incremento dei soci, che si avvicinano al Tiro a Segno non solo per desiderio sportivo ma anche per spirito di aggregazione, questo renderà necessario un ulteriore potenziamento tecnico strutturale dell’impianto. La data del 1951 è fondamentale, con l’assemblea dei soci inizia una fase importante per la conversione definitiva del Tiro a Segno di Rapallo ad associazione Ludico-Sportiva.
Con la presidenza di Arturo Fumel dal 1958 al 1988 c’è un incremento esponenziale dell’attività. Nel 1967 c’è il cambio di sede. Questa era l’unica possibilità per ottenere il raddoppio dell’attrattiva turistica e sportiva del campo da golf. La delocalizzazione del Poligono da Santa Maria vede l’attivazione e inaugurazione del nuovo impianto nel 1972 in San Massimo, in Strada ai Campi di Tiro 3, a maggiore distanza dal centro urbano.
Il nuovo Poligono si compone di uno Stand a 25 mt. di 10 linee, uno stand a 50 mt. di 11 linee e un Poligonetto di Aria Compressa. Nel 1984 l’U.I.T.S. richiede alla sezione di Rapallo di ospitare i Tiratori per la preparazione agonistica in vista dei Giochi Olimpici di Los Angeles (come era già avvenuto per quelli di Montreal), nello stesso anno si celebra il 100° anniversario della fondazione del Tiro a Segno Nazionale di Rapallo.
Nel 1989 viene inaugurato il nuovo poligono di Aria Compressa all’aperto di 24 linee, contemporaneamente si dà inizio ai lavori per la galleria di tiro (tunnel) a 50 mt. Negli ultimi anni il Poligono si è aperto alle nuove discipline del Tiro Dinamico e del Tiro Rapido Sportivo, e ospita al suo interno una società di Tiro Dinamico. Nel 2011 il Poligono è stato ampiamente ristrutturato rinnovando l’aula didattica e sala conferenze. Nel 2016 il Poligono ad Aria Compressa è stato ampliato da 8 a 13 linee. Nel 2017 il tunnel a 50m ha avuto la certificazione dell’abilitazione al tiro con armi in terza categoria.
Insomma, un’area di grandezza e importanza nazionale che è però in sofferenza, come e più di tanti altri impianti e di tanti altri enti sportivi. Il presidente Gianni Marchese si rifiuta di cedere alle preoccupazioni. “Avendo un notevole numero di agonisti e tesserati, non possiamo permetterci di sederci e attendere la schiarita. L’anno scorso nel primo lockdown che ci ha obbligato a fermarci per quasi tre mesi abbiamo lavorato intensamente per preparare la ripresa”.
A giugno il TSN di Rapallo tornò a pieno regime. Naturalmente per i soli agonisti. “Seguendo il protocollo della nostra Federazione, abbiamo potuto far sostenere allenamenti ai nostri atleti e poi ospitare ben due tappe dei campionati regionali che valevano come qualificazione per i nazionali”.
Una formula macchinosa ma indispensabile per osservare le precauzioni anti Covid: “A Rapallo tiravano i nostri atleti, quelli di Genova e di Chiavari, a Spezia quelli della loro provincia, a Savona, quelli delle due province di Ponente. Poi i risultati ottenuti venivano mandati al comitato regionale che stilava le classifiche generali”.
Si potrebbe pensare che in uno sport prettamente individuale il confronto diretto con il rivale non sia necessario. “È un errore madornale – ribatte Marchese – perché qualsiasi tiratore a qualsiasi livello vi saprà dire che solamente dalla competizione con un avversario in carne e ossa si riceve quella scarica di adrenalina in più che può fare la differenza. La differenza tra vittoria o sconfitta molto spesso sta proprio nella reazione del singolo in una competizione multipla che dura a lungo e che sottopone a una tensione sconosciuta in una tenzone ‘frazionata’”.
Poche speranze di poter tornare a gareggiare ‘normalmente’ almeno nell’immediato. “Dal 5 al 7 marzo ospiteremo una selezione per i campionati nazionali. E la formula sarà più o meno quella adottata nella scorsa stagione, con i tiratori di Rapallo e Chiavari raggruppati qui da noi, i risultati ottenuti verranno messi a confronto con quelli delle altre sedi che negli stessi giorni organizzeranno le gare con modalità identiche”.
C’è da pazientare, il presidente del TSN Rapallo prova a guardare oltre il futuro prossimo. “Il cruccio maggiore è quello di non poter fare attività promozionale. Perdiamo la possibilità di cercare nuovi talenti nelle scuole, tra i giovani. Prima facevamo inviti e nei test si individuavano gli elementi promettenti. Adesso siamo fermi. E le annate ‘vuote’ porteranno nel medio e lungo periodo a una carenza nei ricambi del gruppo agonistico, non c’è dubbio”.
Marchese non vuole congedarsi con una nota di tristezza. “Preferisco ripetere quanto ho scritto ai soci, collaboratori e amici del TSN Rapallo come messaggio augurale per Capodanno. Si concludeva il quinto anno del mio incarico, l’anno più difficile del mio mandato e forse, a parte gli anni del periodo bellico, l’anno peggiore che il ‘nostro’ poligono abbia mai attraversato… eppure abbiamo resistito! Alcuni di noi hanno perduto per sempre affetti familiari o legami di amicizia. Altri ancora si sono semplicemente smarriti per strada, hanno perso la voglia di divertirsi, di sparare o di insegnare a sparare: non li biasimo, a loro dico che la porta è sempre aperta. E credetemi, a volte mi meraviglio di quello che nonostante tutto siamo riusciti a fare. Parafrasando Manzoni: Manteniamo la nostra umanità… Se non riusciremo a farlo, la peste avrà vinto davvero”. Ha fatto centro.