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di BENEDETTA AGRILLO *
Thomas Suozzi è il nome che in questi giorni riecheggia nelle stanze del Campidoglio americano, ovvero il nome del candidato democratico che il 13 febbraio ha vinto le elezioni suppletive nel terzo distretto di New York, riconquistando un seggio alla Camera che era stato suo fino al 2022. Un seggio piuttosto caldo, precedentemente occupato dal Repubblicano George Santos, che a dicembre è stato rimosso dall’incarico per uno scandalo tipicamente, con l’accusa di truffa, money laundering e appropriazioni di contributi elettorali. Proprio quel tipo di capi d’imputazioni che negli Stati Uniti minano facilmente il rispetto degli elettori. Ed è stato proprio Tom Suozzi a giovare di questa dipartita politica di Santos, rientrando trionfante al Congresso.
Nato e cresciuto a Long Island, Suozzi ha mosso i primi passi in politica diventando sindaco della città nativa di Glen Cove, nella stessa contea di Nassau di cui successivamente è stato capo dell’esecutivo dal 2001 al 2009.
Long Island è una realtà molto particolare della città di New York. Estranea al caos di Manhattan, ha sempre attratto grandi investitori, ed è diventata un ritrovo per l’élite della East Coast. Noto centro di aviazione negli anni Venti, dopo essere stata scelta da Charles Lindbergh come luogo di partenza per il suo volo transoceanico verso l’Europa, negli anni Quaranta, già vantava una futuristica ferrovia che collegava l’isola alla terraferma. Era questione di tempo prima che le bianche spiagge degli Hamptons seducessero l’alta società americana, diventando il posto preferito da personaggi mondani nel quale passare le vacanze estive. L’altro volto di quest’isola, è quello di una delle regioni con la più alta densità di popolazione del Paese, e con una prevalente composizione etnica di afroamericani e ispanici, che vivono vite molto diverse dalle famiglie borghesi di South Fork.
Proprio per questa variegata demografia, guadagnarsi la rispettabilità dell’elettorato non è stata cosa semplice per Tom Suozzi. Nonostante, infatti, New York sia da sempre un serbatoio di voti democratici, al livello locale la contea di Long Island, soprattutto nelle sue zone più ricche, simpatizza per i repubblicani. Questa supremazia si è interrotta con il 53,9% ottenuto da Suozzi, contro il 46,1% della sua sfidante Mazi Pilip.
Questa vittoria ha un altro sapore, perché ha permesso ai democratici di avvicinarsi ulteriormente alla maggioranza detenuta dal GOP, riducendo il margine a pochi seggi di differenza. Nel discorso della vittoria, il neoeletto si è rivolto a tutti i cittadini del Queens e di Long Island che sono stanchi di politici che litigano tra di loro, invece di risolvere i problemi della comunità.
È probabile che le parole di Suozzi, oltre che dagli elettori del suo distretto, siano condivise da gran parte della popolazione americana, profondamente delusa dai risultati degli ultimi otto anni di presidenza prima repubblicana e poi democratica. Dopo un mandato di Trump, in cui gli americani hanno assistito a continui attacchi frontali del leader in carica nei confronti di qualunque opposizione sia politica che ideologica, hanno vissuto altri quattro anni di continui scambi di accuse del Presidente uscente nei confronti dell’attuale Presidente Biden.
Quindi forse sì, gli americani sono stanchi, e vorrebbero solo raccogliere i frutti del lavoro della politica, cercando leader affidabili che offrono loro soluzioni concrete ai problemi. Nel distretto di Long Island, il perfetto garante delle promesse elettorali si è dimostrato essere Suozzi, forse grazie alla sua allure da uomo rassicurante e serio, probabilmente conferitagli dai suoi studi di ragioneria al Boston College.
Elezioni come queste, in un 2024 concentrato sulla corsa alla Casa Bianca, diventano lo specchio delle tendenze del Paese, perché dai loro risultati è possibile osservare come i diversi temi trattati in campagna elettorale vengano accolti al livello locale. Analizzare al microscopio il dibattito su tematiche e problematiche che interessano gli Stati Uniti, fa capire meglio cosa si aspettano i cittadini americani dalla prossima presidenza.
Un tema cardine del confronto Suozzi-Pilip è stata l’immigrazione; un classico del dibattito nazionale. Grazie alla presidenza Trump, nell’ultimo decennio gli americani sono stati testimoni di un inasprimento delle misure di sicurezza ai confini sud degli Stati Uniti, direttamente proporzionale all’aumento del numero di migranti in attesa di superarli. Lo scorso dicembre, il picco massimo ha contato più di 300.000 migranti alla frontiera Messico-USA, di cui circa 100.000 sono stati “redistribuiti” nel nord-est del Paese, principalmente in città democratiche, che ne hanno consentito un’accoglienza sicuramente diversa da quella dei vari Governatori prevalentemente repubblicani del Sud.
Gli attacchi di Pilip sono stati più che altro diretti alle politiche di frontiera democratiche che non hanno garantito un adeguato controllo sui migranti ammessi nel Paese. La risposta di Suozzi è stata moderata e aperta ad un confronto per un eventuale accordo tra i due partiti, proponendo un mix di maggiore controllo degli accessi mantenendo un trattamento dignitoso per i migranti.
Se l’approccio repubblicano tende a dipingere l’immigrazione come un problema che si lega facilmente con l’aumento della criminalità, quello democratico si è orientato all’ottimizzazione di questo processo per trarne invece un beneficio. Questo è l’esempio di risoluzione dei problemi che i cittadini americani stanno cercando in questo momento. E nel caso di Tom Suozzi ha ripagato.
Circa altri argomenti trattati dai due contendenti, uno ha unito le loro posizioni: il supporto comune ad Israele. Il deciso supporto alla politica di aiuti al Paese di Tom Suozzi, ha incontrato la di Mazi Pilip, che ha trascorso anni della sua vita in Israele come rifugiata.
In breve, la conquista democratica di questo seggio vacante rappresenta non solo una vittoria personale per Suozzi, ma anche un riflesso degli argomenti dominanti nel panorama politico nazionale. Gli argomenti che lo hanno portato a vincere riflettono le preoccupazioni e le aspettative degli elettori, non solo nel distretto di Long Island ma in tutto il paese. Questi temi, come l’immigrazione, la fiducia e la ricerca di soluzioni concrete ai problemi, sono centrali nel dibattito politico su scala nazionale, soprattutto in vista delle presidenziali.
La chiave per leggere l’evoluzione della campagna verso la Casa Bianca è quindi l’osservazione di queste piccole vittorie al livello locale, che indicano le tendenze in grado di influenzare l’esito delle elezioni a livello nazionale.
Il principio di pesi e contrappesi alla base del sistema americano vale anche in contesti come questi.
Da una parte l’ascesa di Suozzi rafforza la posizione del partito democratico a livello nazionale, riducendo il margine di vantaggio della maggioranza. Dall’altra, l’incriminazione di Santos è stata un duro colpo per i repubblicani, che ha ulteriormente indebolito la fiducia degli elettori nei confronti del GOP, già affaticato dalle recenti performance di Donald Trump nei tribunali.
Sebbene gli equilibri siano ancora da stabilire e le primarie siano appena iniziate, sembra sempre più probabile che alla fine saranno Donald Trump e Joe Biden ad affrontarsi nello scontro finale delle elezioni presidenziali di novembre. Questa prospettiva richiama le dinamiche di uno storico match del 14 febbraio 1951 tra Sugar Ray Robinson e Jake LaMotta, tenutosi nel giorno di San Valentino del 1951, e passato alla storia per la violenza e la sequela di colpi bassi. E proprio come in quel match, l’incertezza nell’affermarsi dei due partiti suggerisce che non ci sarà un vero vincitore a prescindere da chi verrà eletto presidente, riflettendo un’atmosfera di sfida continua e un esito incerto.
(* laureata in Scienze Politiche, studiosa del panorama sociopolitico internazionale)