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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il Ri Calcio spegne cinquanta candeline: una storia bellissima di sport e di amicizia iniziata nel lontano 1975

La famiglia che può intestarsi senza timore di apparire presuntuosa la titolarità del club è quella dei Balsamo, mentre il presidente è Stelio Vaccarezza da trentacinque anni
Stelio Vaccarezza (a sinistra nella foto) è presidente del Ri Calcio da trentacinque anni
Stelio Vaccarezza (a sinistra nella foto) è presidente del Ri Calcio da trentacinque anni
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di DANILO SANGUINETI

Nelle categorie di ingresso nel mondo del calcio dilettanti, le società per la maggior parte nascono, crescono e spariscono nello spazio di poche stagioni, alcune addirittura di pochi mesi, casi che stanno diventando sempre più frequenti ai giorni nostri. Magari si tratta di un gruppo di amici che mette assieme le (poche) forze per affrontare un torneo di Terza Categoria, o appena superiore e che al comparire delle prime difficoltà (arrivano sempre statene certi) o davanti all’aumentare, ancora più inevitabile, delle spese e degli esborsi, getta la spugna e scioglie il club con annessa cancellazione della matricola, e spesso anche del ricordo stesso della squadra che avevano espresso. 

Rari poi sono i casi dei club che, pur mai arrivando al calcio “che conta”, continuano stagione dopo stagione a testimoniare una storia di amicizia, sportività, e anche divertimento. Rari perché spesso nel calcio regolato da minuziose norme vale il detto “o si sale o si muore”. Rarissime sono le società che superano il primo decennio. Per tutti questi motivi le società di calcio che arrivano addirittura al mezzo secolo, come capita proprio in questi giorni al Ri Calcio, sono mosche bianche che vanno doverosamente applaudite.

Il Ri Calcio non solo ha sempre tenuto viva la fiamma dalla primavera 1975 ad oggi ma ha anche fatto sì che senza mai uscire dalla ristretta cerchia Seconda-Terza Categoria indossassero la sua maglia grandi protagonisti del calcio levantino e non solo. Altra caratteristica più unica che rara il gruppo dirigente è rimasto uguale, con una vocazione familistica allargata a una cerchia di amici tenuti insieme da un ferreo rapporto di stima e complicità. La famiglia che può intestarsi senza timore di apparire presuntuosa la titolarità del club è quella dei Balsamo

Toni, il fratello “mediano”, trait d’union tra i due fratelli più talentuosi, il coriaceo Turi e il “genio e sregolatezza” Bruno, ma anche curatore dell’organigramma e custode delle memorie sociali. Naturalmente Toni, coerente con il suo personaggio che preferisce agire anziché vantarsi, tende a portare avanti altri nomi.

“Se parliamo delle origini dobbiamo ricordare “Erri” Devoto che fu tra i fondatori del Ri Calcio. La scintilla scoccò quando mio fratello Turi che stava per lasciare il calcio dei grandi” ma che non era ancora pronto ad appendere le scarpe al chiodo, ci chiese a noi fratelli ed agli amici nostri se eravamo disposti a mettere su una squadra. Cinquant’anni fa non era complicato come adesso ma ci voleva comunque una somma iniziale. A convincerci fu una opportunità che si presentò proprio in quei giorni: la “Quattro Archi” dopo un triennio di attività decise che non avrebbe proseguito. C’erano quindi diversi giocatori da ingaggiare e soprattutto divise da “riciclare”. Potevamo prendere il loro posto in tutti i sensi. Dovevamo solo decidere come chiamarci: eravamo tutti dello stesso quartiere di Chiavari, la sede era nella cantina della casa dove vivevamo noi tre fratelli con i genitori, in via privata Aldo Gastaldi. Quindi Ri Calcio: mia madre si mise al lavoro per cucire su tutte le maglie, oltre venti, per coprire la dicitura dello sponsor precedente, Quattro Archi appunto, il nostro stemma, con i colori sociali, bianco e rosso”.

Michelangelo Balsamo, padre dei tre fratelli, fu il primo presidente, Turi il primo allenatore giocatore. “Doveva essere una avventura, non ce ne siamo più separati. Ci abbiamo giocato tutti e tre, ed anche i miei figli ci hanno giocato, uno che si chiama Michelangelo come il nonno, è ancora in campo con la nostra maglia. Ma non ce la avremmo fatta a durare così tanto se non avessimo incontrato persone splendide come Stelio Vaccarezza che da 35 anni è il nostro presidente. E se non avessimo fin dall’inizio deciso di autofinanziarci: ogni fine stagione ci riuniamo e tutti, dirigenti, tecnici, giocatori facciamo la colletta che ci permette di allungare di un anno la nostra storia”. 

In mezzo secolo a Chiavari è cambiato tutto, sono sparite o hanno cambiato volto realtà che sembravano immutabili come Caperanese (1972) e Vecchia Chiavari (1973). La società di calcio cittadina più antica era ed è rimasta con la sua matricola originale. Più che una impresa un vero e proprio prodigio. Di longevità e di amicizia.

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