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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

Il potere di Musk influenza negativamente Trump: anche per questo l’imprenditore lascerà il governo

Le sue azioni eccessivamente dirompenti stanno minando l’azione di governo del presidente, rendendola sempre più invisa alla gran parte dell’elettorato
Elon Musk, è stato tra i principali collaboratori di questa seconda stagione di Trump
Elon Musk, è stato tra i principali collaboratori di questa seconda stagione di Trump
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di MATTEO MUZIO *

Elon Musk diceva che dall’elezione di una giudice in Wisconsin dipendeva “il futuro della civiltà occidentale”. In seguito però ha detto che si aspettava di perdere. Difficilmente però può cambiare il dato che viene dal risultato. Il Partito Democratico, in difficoltà sin dalla sconfitta di novembre, ha ottenuto una vittoria significativa in un’elezione solitamente apolitica, conquistando un seggio alla Corte Suprema del Wisconsin e mantenendo una maggioranza di giudici liberal, quattro, contro tre conservatori.

Una campagna pesantemente influenzata dall’intervento di Elon Musk, alleato chiave del presidente Donald Trump, che ha investito oltre 25 milioni di dollari di tasca sua per fare eleggere l’ex procuratore generale Brad Schimel. Nonostante ciò, la giudice progressista Susan Crawford, attualmente in servizio presso il tribunale della contea di Dane, ha prevalso con circa il 55% dei voti. La sua vittoria rappresenta un colpo per il magistrato conservatore sostenuto da Musk e Trump. Quest’ultimo aveva persino paventato sulle sue pagine social scenari apocalittici, come la “distruzione del Wisconsin” per mano di migranti irregolari, qualora Crawford fosse stata eletta. Gli elettori, però, hanno respinto al mittente questi allarmismi apocalittici, tanto che la giudice Crawford ha detto che da bambina certo non si aspettava “di sconfiggere l’uomo più ricco del mondo”.

Le implicazioni di questa vittoria sono profonde: il massimo tribunale del Wisconsin prenderà delle decisioni importanti nei prossimi mesi. Si va dai diritti riproduttivi alla contrattazione collettiva dei sindacati, fino alla ridistribuzione dei distretti congressuali, attualmente disegnati per favorire i Repubblicani. Verrà sciolta un’altra diatriba legale, legata a una legge statale che vieta ai produttori di automobili di possedere concessionarie, una normativa osteggiata da Musk.

Parallelamente, il senatore dem Bernie Sanders, su posizioni di sinistra atlantista, ha dimostrato l’efficacia della sua organizzazione informale, costruita in poche settimane per il tour “contro l’oligarchia” incarnata dallo stesso Musk, dal patron di Meta Mark Zuckerberg e dal magnate di Amazon Jeff Bezos. Il suo messaggio di dura opposizione a Trump e ai suoi alleati ha prevalso sul tradizionale approccio “business as usual” della leadership democratica, dimostrando che è possibile contrastare anche le ingenti risorse finanziarie dell’imprenditore di origine sudafricana.

In Florida, invece, i Democratici non sono riusciti a ribaltare la difficile situazione che riguardava due seggi ritenuti blindati alla vigilia ma che qualche sondaggio, incluso uno diffuso dallo stratega repubblicano Tony Fabrizio, dava come contendibili. Nonostante un investimento di circa 10 milioni di dollari, l’attivista Josh Weil ha perso contro il senatore statale Randy Fine nel sesto distretto, riducendo però il margine di vittoria repubblicano rispetto a novembre. Il seggio fino a gennaio era occupato dall’attuale consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, il principale responsabile della fuga di notizie del cosiddetto “Signalgate”. Nel primo distretto invece più facile il trionfo per il Repubblicano Jimmy Patronis ha facilmente sconfitto Gay Valimont, già candidata contro l’ultrà trumpiano Matt Gaetz mesi prima.

Questi risultati rafforzano la sottile maggioranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, ora a 220 seggi su 435. Tuttavia, evidenziano anche i limiti del potere di Musk, la cui impopolarità, legata ai drastici tagli alla spesa pubblica, sta influenzando negativamente anche il presidente Trump, il cui indice di gradimento è sceso al 42%. Forse si lega anche a questo l’annuncio che il magnate lascerà presto le fila del governo, perché le sue azioni eccessivamente dirompenti stavano minando l’azione di governo di Trump, rendendola sempre più invisa alla gran parte di un elettorato che certo non si aspettava tagli indiscriminati alla spesa pubblica, comprese quelle voci già finanziate dal Congresso lo scorso anno.

(* fondatore e direttore della piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’)

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