di ANTONIO GOZZI
Il Piano Mattei imposta, in un’ottica di medio-lungo periodo, le relazioni dell’Italia con le Nazioni del continente africano su rinnovate basi di partenariato paritario e in una logica di crescita condivisa. Con questo spirito e in un contesto caratterizzato da un numero crescente di crisi il Piano Mattei conferma la determinazione dell’Italia e del suo Governo ad impegnarsi e a mantenere alta l’attenzione sulle esigenze di sviluppo e crescita dell’Africa.
Uno degli assi portanti del Piano è costituito dalle attività e iniziative di formazione professionale di giovani africani. Queste attività da un lato puntano a rispondere alle esigenze di personale qualificato espresse dalle imprese italiane che non riescono ad essere soddisfatte dal mercato del lavoro interno; dall’altro però puntano anche a promuovere la formazione di capitale umano destinato a rimanere in quei Paesi per sostenerne e facilitarne la crescita.
Nell’ultima Cabina di Regia del Piano Mattei (cui partecipo come rappresentante di Confindustria) che si è tenuta a Palazzo Chigi lunedì scorso la premier Giorgia Meloni ha detto: “Sul tema della formazione lanceremo a settembre insieme a Confindustria un piano di formazione trasversale sulle esigenze occupazionali delle imprese italiane, nel quadro della messa a sistema degli sforzi già in corso”.
In effetti vi sono una molteplicità di iniziative già in corso in molte nazioni africane promosse da categorie e settori dell’industria italiana, da associazioni territoriali di Confindustria, da singole imprese.
Lo sforzo è quello di mappare queste iniziative e coordinarle per la loro messa a sistema. In particolare Confindustria tende a creare un modello replicabile di cooperazione internazionale al fine di diffondere i nostri valori culturali promuovendo, attraverso il lavoro, forme di integrazione sociale stabile di giovani stranieri in Italia.
La qualità del sistema sociale italiano è strettamente connessa con la crescita del suo sistema economico che si regge su una spina dorsale manifatturiera.
Pur nell’incertezza del quadro economico mondiale e degli effetti derivanti dalla transizione green e da quella digitale, due situazioni sono destinate a connotare il quadro economico nazionale nei prossimi anni con riferimento al capitale umano: le tendenze negative della demografia e il crescente mismatch occupazionale.
Il sistema produttivo italiano continua a manifestare un estremo fabbisogno di mano d’opera dovuto allo sfasamento crescente fra domanda e offerta di lavoro. Dai dati di Unioncamere emerge come dal 2025 al 2028 siano almeno 500mila i lavoratori che servirebbero per rispondere al fabbisogno delle imprese italiane in tutti i settori.
Ciò spiega lo spontaneismo delle iniziative già in corso nate, come detto, per decisione di associazioni settoriali, associazioni territoriali, singole imprese.
Citiamo solo quelle più importanti: ANCE (Associazione Nazionale dell’Edilizia) in Tunisia con corsi che coinvolgono più di 2000 giovani; Fincantieri sempre in Tunisia per la formazione di decine di saldatori; Federacciai sempre in Tunisia per la formazione di manutentori elettrici e meccanici; Confindustria Bergamo in Etiopia per la formazione di decine di giovani nelle competenze avanzate nella progettazione, gestione, manutenzione e assistenza di impianti complessi nel settore civile e industriale; Confindustria Alto Adriatico per la formazione in Ghana di giovani di quel Paese; Enel in Marocco in collaborazione con il Politecnico Mohamed VI per la formazione di giovani da impiegare nelle attività legate alla transizione energetica; Duferco sempre in Marocco e sempre con il Politecnico Mohamed VI per la realizzazione di stage di giovani ingegneri marocchini presso le aziende del gruppo in Italia.
Oggi il compito che ci proponiamo come Confindustria nazionale d’intesa con il Governo italiano è di coordinare tutte queste iniziative e di creare una relazione stabile e strutturata fra le scuole italiane già presenti nei Paesi individuati dal Piano Mattei e le imprese italiane che abbiano interesse ad assumere giovani lavoratori formati in queste scuole. Questa collaborazione consentirà da un lato di meglio orientare i percorsi formativi di questi istituti scolastici italiani presenti all’estero, e dall’altro di pianificare per tempo in modo strutturale l’ingresso di questi giovani in Italia, garantendo un’occupazione e un inserimento abitativo che ne favorisca la piena integrazione nel tessuto sociale del nostro Paese.