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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il Mirtillaio di Tolceto di Né: la bellissima avventura di Anna Luna e Ole, che crescono frutto dopo frutto

Lei nata a Sori, lui nato in Germania ma venuto in Italia a soli sei anni, prima a Roma e poi a Perugia. Si sono incontrati in Perù
Il Mirtillaio di Tolceto di Né: la bellissima avventura di Anna Luna e Ole
Il Mirtillaio di Tolceto di Né: la bellissima avventura di Anna Luna e Ole
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di DANILO SANGUINETI

Il più umile tra gli umili frutti di bosco: il mirtillo, la meno appariscente certo non la meno gustosa tra le delizie che si possono trovare andando nelle selve e per i prati nel nostro entroterra. Le gustose bacche di color cangiante – tutte le gradazioni tra il rosso e il nero – possono essere considerate le tamerici (“Myricae” se siete pascoliani) del reparto frutta: poco discusse, molto apprezzate. 

Per chi non ha il tempo e la pazienza, diciamo pure la sapienza, di andarli a recuperare personalmente nelle valli, nelle colline, nei declivi dell’Appennino c’è Il Mirtillaio Tolceto di Nè in Val Graveglia. Un’azienda agricola condotta da una famiglia giovane (sotto i 45 anni nell’epoca della terza giovinezza sei un baby) che ha idee up to date, chiare e promettenti sul portare avanti un’impresa commerciale in un settore di non semplice fondazione e di ancora più complicata gestione. Infatti c’è stato bisogno di una coppia particolare, due persone che nel loro percorso esistenziale hanno affrontato esperienze tali da far considerare loro l’approdo in quel di Tolceto, appartata frazione del non certo “tumultuoso” paesino della Val Graveglia, Nè, il naturale coronamento del viaggio.

Ole e Anna Luna sono speciali e conducono una vita sicuramente fuori dagli schemi, almeno quelli che noi animali troppo civilizzati consideriamo la norma. Ana Luna e il marito Ole, hanno appena passato la quarantina ma hanno già accumulato esperienze bastanti per diverse esistenze regolari. Lei nata a Sori, lui nato in Germania ma venuto in Italia a soli sei anni, prima a Roma e poi a Perugia. Si sono incontrati in Perù dove entrambi prestavano la loro opera come volontari nell’ambito dell’Operazione Mato Grosso (spesso abbreviata in OMG), movimento a forte ispirazione cattolica, nato nel 1967 in Val Formazza grazie all’intuizione di don Ugo de Censi.

In origine, un gruppo di giovani si recò in Brasile, nello stato del Mato Grosso (a Poxoréu), per costruire una scuola e un ambulatorio medico, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali. Negli anni il movimento ha ampliato il proprio raggio d’azione, mettendo in campo centinaia di volontari che partecipano a missioni in diversi paesi dell’America Latina, come Brasile, Bolivia, Ecuador, ed appunto Perù. Il lavoro svolto si concentra su attività educative, sanitarie e sociali, ispirandosi agli insegnamenti di San Giovanni Bosco e alla tradizione caritativa di San Francesco d’Assisi. Pur avendo radici cattoliche, l’Operazione Mato Grosso opera in maniera aconfessionale, accogliendo volontari di ogni provenienza che desiderino dedicare il proprio tempo alla causa dei più poveri. Inoltre, in Italia sono nati numerosi gruppi che organizzano raccolte fondi e attività solidali (come i mercatini dell’usato, ad esempio l’iniziativa “Riciclao”) per sostenere le missioni all’estero.

Anna Luna e Ole, ventenni si incontrano, nel 2008 si sposano. Sempre all’ombra delle Ande nasce la loro prima figlia. Nel 2010 dopo diversi anni di Sud America decidono di rientrare in Italia. E vengono a sapere che a Tolceto c’è un signore anziano che cerca qualcuno che lo aiuti a mandare avanti un mirtilleto fiorente ma che necessitava di tanto lavoro e di braccia giovani. Ole e Anna Luna, che non erano nati contadini e che mai si erano dedicati nelle loro passate esperienze a lavoro nei campi, non ci pensano un attimo ed accorrono.

Ole ricorda: “Capimmo subito che questo posto poteva diventare il luogo dove far crescere la nostra famiglia. All’epoca avevamo due bambini (ora ne hanno quattro) e ci trasferimmo nella vecchia casa di Tolceto. Oggi con la famiglia allargata (oltre ai loro hanno avuto anche un bambino in affido) abbiamo spostato la residenza in un posto meno logisticamente scomodo, ma qui veniamo a lavorare ogni giorno”. Già da queste prime battute si comprende come Ole abbia immesso una buona dose di teutonica praticità nella gestione della impresa. “Nei primi due anni provammo a portare avanti il programma di azienda agricola canonica: provando a vendere all’ingrosso sul mercato del settore. Ma le caratteristiche del territorio che poco si presta al lavoro delle macchine, l’impossibilità di razionalizzare la produzione ci ha consigliato di cambiare la catena di vendita. Da un po’ più di dieci anni abbiamo pensato di eliminare le intermediazioni, vendiamo al dettaglio a Lavagna e a Recco, nei pressi degli svincoli autostradali. Nostri collaboratori, muniti dei regolari permessi, ogni giorno allestiscono un banchetto. Sono facilmente identificabili grazie alla “Ape-car” rossa che ormai è diventata anche il nostro marchio di fabbrica”.  Commercializzarli in vaschetta da mezzo chilo è stata un’altra delle idee vincenti di Ole. “Ho studiato le abitudini dei consumatori, ed ho ritenuto che questo formato fosse il più apprezzato. E con questo tipo di approccio abbiamo avuto fortuna. Ora ci apprezzano in molti, recentemente per esempio un direttore di un centro commerciale importante a livello regionale, un giorno passando dal casello notò la nostra “Ape”, si fermò, assaggiò e quasi seduta stante ci chiese di firmare un contratto di fornitura costante del prodotto ai banchi del loro supermercato. Altri centri vendita ci hanno richiesto forniture importanti per i loro banchi della frutta. Diciamo che oggi gli affari marciano. Certo nel tempo abbiamo affinato la tecnica, sempre rimanendo concentrati sul mirtillo. Ma senza trascurare la raccolta di altri prodotti del nostro bosco, tipo le ciliegie, le fragole solo per destinare il ricavato a opere missionarie”. 

Nessun Bed&Breakfast, nessun resort mascherato, nonostante la casa sia grande e attorno si abbia tutto lo spazio che si potrebbe desiderare. Niente stalla o pollaio, Ole e Anna Luna sono concentrati sugli ettari di piante e alberi che debbono curare e far produrre. E sulle persone che vengono qui a condividere il loro progetto esistenziale. “Perché alla base di tutto ci deve essere l’accoglienza. Porte aperte a chi vuole venire a mettersi in gioco”. 

Se a questo punto qualcuno pensa di avere a che fare con degli hippies fuori stagione sta sbagliando di grosso. Ole è un magnifico esempio di come una mentalità imprenditoriale possa saldarsi con un cuore da missionario laico. “Aprire e far crescere un mirtilleto che riesca a coniugare sostenibilità aziendale ed economicità è un progetto ambizioso ma fattibile, a patto di sviluppare una strategia ben strutturata e di effettuare uno studio accurato di fattibilità. È importante programmare tutte le spese, dalla preparazione del terreno o dei sistemi fuori suolo, Accanto agli aspetti economici serve una gestione sostenibile del mirtillaio”. 

Sarebbe gradita una mano dallo Stato ma anche in questo lo sguardo disincantato di Ole e Anna Luna li ha ben presto sconsigliati di procedere in quella direzione. “Appena aperto abbiamo avuto qualche sovvenzione dalla EU, in seguito abbiamo fatto solo con le nostre forze: esaminate le tonnellate di documentazione necessaria per avere piccoli finanziamenti abbiamo pensato che facevamo prima a procedere con il nostro passo”.  C’è poco da aggiungere. Il signor Ole – e la consorte con la quale condivide in toto la weltanschauung, la concezione del mondo – può nascondersi quanto vuole dietro una patina di italianità o di pur partecipato afflato cosmopolita. Una volta che viene spolverata dal deposito della trentottenne permanenza nel paese del “tira a campare” balza fuori la sua “Deutsche Klarheit”, la capacità tutta teutonica di andare dritti al punto, di elaborare una teoria e di metterla in pratica con ammirevole determinazione. Nei suoi geni c’è l’imperativo categorico mica “il fine giustifica i mezzi”.

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