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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Il divorzio annunciato tra Musk e Trump: una frattura inevitabile, era solamente questione di tempo

Ma adesso la deriva autoritaria statunitense, pur rimanendo un’eventualità concreta, diventa meno facile da realizzarsi
Elon Musk qui con il presidente americano Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni
Elon Musk qui con il presidente americano Donald Trump e la premier italiana Giorgia Meloni
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di MATTEO MUZIO *

Un divorzio che era solo questione di tempo, quello tra Elon Musk e Donald Trump. Non soltanto perché difficilmente due ego di tale grandezza riescono a convivere a lungo, ma anche perché gli obiettivi dei due protagonisti di questa patetica baruffa trasmessa via social erano, in fondo, diametralmente opposti.

Musk si aspettava una trasformazione radicale dello Stato americano in senso anarco-tecnocratico, con l’applicazione di una meritocrazia senza correttivi, dove i meno abbienti venivano sacrificati in nome di un’élite autoeletta, che si considera illuminata ma appare sempre più come un gruppo di sociopatici spesso alterati dall’uso di droghe. Con il controllo di Twitter e l’influenza su diverse industrie strategiche, Musk ha tentato di modellare il dibattito pubblico e di influenzare il contesto politico senza vincoli istituzionali. Tuttavia, la sua visione dello Stato non è sempre stata così distante dalla politica tradizionale.

Durante la presidenza di Barack Obama, infatti, Musk e le sue aziende – Tesla e SpaceX in particolare – beneficiarono di politiche favorevoli, incentivi per le energie rinnovabili e investimenti nella ricerca aerospaziale. Nel discorso sullo Stato dell’Unione del 2015, Obama citò Musk indirettamente, lodando l’innovazione americana e il progresso tecnologico come pilastri della crescita economica. Il presidente enfatizzò il ruolo di aziende come Tesla nel promuovere un’economia più sostenibile e competitiva, sottolineando l’importanza di investire in settori emergenti per garantire la leadership globale degli Stati Uniti.

Questa menzione rifletteva il sostegno dell’amministrazione Obama alle energie rinnovabili e ai trasporti elettrici, un settore in cui Tesla stava emergendo come leader. Tuttavia, con il passare degli anni, Musk ha assunto posizioni sempre più distanti dall’establishment politico tradizionale, avvicinandosi a idee più libertarie e critiche delle politiche dei dem nei confronti dei migranti e delle persone trans.

Nel 2024 c’è stato un forte riavvicinamento con Donald Trump, nel quale Musk sembrava aver trovato un interlocutore utile a facilitare un’agenda economica meno regolamentata e più favorevole alle grandi imprese tecnologiche. Tuttavia, il loro rapporto si è deteriorato rapidamente. Trump, a differenza di Musk, non ha mai visto la politica come un mezzo per la trasformazione del sistema statale, ma come uno strumento per il proprio tornaconto. La sua permanenza alla Casa Bianca si fonda su due pilastri: da un lato, la vendetta contro i suoi percepiti nemici attraverso una politicizzazione estrema delle strutture federali; dall’altro, l’arricchimento personale mediante un sistema di corruzione di massa, dove gli attori economici devono inchinarsi al potere del presidente utilizzando strumenti poco trasparenti, come alcune criptovalute.

Nonostante il clamore generato dalla separazione tra i due, questo divorzio potrebbe non essere una cattiva notizia per la democrazia americana. Il trumpismo perde una delle sue armi strategiche più pericolose: il sostegno economico e mediatico di Musk. All’inizio del suo mandato, il presidente aveva minacciato i dissidenti del partito repubblicano, paventando la possibilità di far finanziare e promuovere avversari più fedeli direttamente dal magnate di Tesla. Con la frattura tra il potere politico di Trump e quello economico di Musk, la deriva autoritaria statunitense, pur rimanendo un’eventualità concreta, diventa meno facile da realizzarsi.

Inoltre, la rottura evidenzia una crescente difficoltà nel mantenere alleanze tra figure di potere che perseguono obiettivi diversi e talvolta incompatibili. La loro separazione potrebbe rimescolare le carte della politica americana, aprendo a nuovi equilibri e rendendo più complessa la costruzione di blocchi monolitici di potere.

Se questo rappresenti un punto di svolta verso una maggiore pluralità politica o semplicemente una momentanea frattura prima di nuove alleanze opportunistiche, è ancora da vedere. Forse potrebbe anche esserci una momentanea retromarcia del magnate di origine sudafricana per timore di perdere i contratti con il governo federale che tengono in vita il suo vettore spaziale Space X, ma di sicuro non tornerà mai più ad essere il co-presidente di quest’amministrazione, che torna quindi ad avere un unico leader monocratico e inequivocabile.

(* fondatore e direttore della piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’)

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