Le regole della democrazia vogliono che chi viene eletto raccogliendo il consenso maggioritario del popolo sovrano si faccia carico della responsabilità del governo e dia risposte concrete, salvo poi essere giudicato sulla bontà della sua azione al successivo giro elettorale.
Ciò vale per il governo nazionale, ma anche per le amministrazioni locali. Quando si è al governo, recriminare sulle responsabilità di chi c’era prima non serve a niente, anzi innervosisce i cittadini elettori che chiedono scelte, fatti, risultati e non parole o sterili polemiche su quello che fu e sulle responsabilità altrui.
Lo ha capito anche Beppe Grillo, che pochi giorni fa a Roma al Teatro Brancaccio, poche ore dopo un difficile summit con Casaleggio e il vicepremier Di Maio, ha dato segni inequivocabili di essersi stancato della lagna giornaliera o quasi dei ministri e di altri importanti esponenti del M5S che recriminano e se la prendono con quello che hanno fatto o non fatto i governi precedenti (ve lo ricordate Di Maio che per giustificare con il suo elettorato la marcia indietro sulla chiusura dell’Ilva parlò di ‘delitto perfetto’ compiuto dal precedente Governo con la firma del contratto con Arcelor Mittal? O ancora sempre lui con le colpe dei governi precedenti per giustificare sempre in Puglia la prosecuzione del Tap?).
Beppe Grillo ha detto chiaramente ai grillini di governo che si devono dare una bella svegliata. “La retorica sulle colpe degli altri mi ha davvero stufato. Tutti i cittadini devono avere senso civico e pensare al bene comune. Ma noi del Movimento siamo più responsabili degli altri, siamo al governo e non possiamo sempre fare finta di niente o colpevolizzare chi c’era prima”.
Sagge parole e duro richiamo agli squinternati ministri grillini a smetterla di coprire la loro incompetenza e incapacità a decidere e a governare sparando su chi c’era prima, nella speranza di sviare così il malcontento popolare.
A giudicare dai risultati elettorali di Abruzzo e Sardegna e dall’aggravarsi delle previsioni dei sondaggi questa tecnica, come intuito da Grillo, non serve a niente, anzi fa incazzare gli elettori.
Ciò che ha compreso Beppe Grillo non sembra averlo capito invece chi oggi governa Chiavari.
In un recente comunicato dell’Ufficio Stampa (‘Stampa e Propaganda’, come si diceva un tempo) del Comune di Chiavari dove si annunciano ulteriori lavori alle condotte delle acque bianche sotto l’alta sorveglianza dell’avvocato Segalerba, nel tentativo di rintuzzare il malcontento della popolazione e degli esercizi commerciali per le lunghissime chiusure di strade cittadine coinvolte nei lavori, ‘tutti i consiglieri’ (sic) dell’Amministrazione Di Capua hanno scritto: “Queste gravi situazioni (il malfunzionamento delle condotte n.d.r.) erano già presenti da anni, ma né l’onnipresente assessore ai lavori pubblici, né l’assessore al ciclo delle acque che ci hanno preceduto le avevano mai affrontate, evidentemente più occupati a fare comparsate sui giornali e a dire belle e inutili parole ai nostri concittadini. A causa di questa inerzia i lavori da eseguire sono molto più corposi e invadenti e arrecano disagio ai cittadini e alle attività commerciali…”.
A parte il fatto che se il gruppo consiliare di maggioranza usa l’Ufficio Stampa (e Propaganda) del Comune, dovrebbero poterlo fare anche le minoranze consiliari (ma è così?), ecco che anche a Chiavari è scattato il tic che spinge, quando ci sono difficoltà di governo, a scaricare le colpe sui predecessori. Sono passati quasi due anni dall’insediamento della nuova Amministrazione Civica chiavarese ma i vincitori, così come i grillini a livello nazionale, continuano a essere in campagna elettorale.
Sul tema specifico delle condotte delle acque bianche, andrebbe ricordato agli attuali governanti che negli ultimi 26 anni di Amministrazioni Comunali ben 18 sono trascorsi, di fatto, sotto la guida di Agostino e quindi la responsabilità delle cose non fatte dovrebbe ricadere principalmente su di lui e sui suoi assessori (alcuni dei quali, compreso il sindaco, oggi hanno incarichi di rilievo nell’Amministrazione) almeno per i 2/3.
Ma più in generale non c’è un tema importante cittadino su cui l’Amministrazione Di Capua non accenni a scempi e nefandezze che sarebbero stati compiuti dalla precedente amministrazione Levaggi. Ora, quell’amministrazione può non essere stata un’amministrazione eccezionale, e comunque il popolo sovrano non l’ha confermata alle elezioni del 2017, ma scaricare su di essa tutto ciò che non va, non serve a niente e anzi fa innervosire i chiavaresi, che dopo quasi due anni della nuova Amministrazione chiedono risposte ai loro problemi e non polemiche e propaganda politica.
In realtà il tema di Chiavari resta sempre lo stesso. La città ha subito a partire dalla chiusura del Tribunale un colpo durissimo e ciò non solo per la chiusura del servizio, comunque fondamentale per l’occupazione diretta e indotta generata e per il servizio ottimo reso alla popolazione dell’intero comprensorio, ma soprattutto per la sua immagine e tutto ciò che ne consegue.
Chiavari centro direzionale e di servizi lo è sempre meno. Chiavari resta capoluogo solo per la diocesi vescovile, e le altre cittadine vicine, in particolare Rapallo, cercano di sottrarle sempre più attività pregiate, come la vicenda del liceo linguistico ha dimostrato.
Ciò ha evidentemente effetto sulla salute dell’economia locale e in particolare sulle attività commerciali, sull’occupazione, sulla fuga continua di giovani cervelli, sulla prospettiva che è assolutamente incerta.
In una situazione del genere non si può chiedere alla Civica Amministrazione di risolvere tutti i problemi ma di avere una visione per il futuro e di spiegarla alla cittadinanza questo sì. Nonostante la crisi attuale, Chiavari resta ancora una città con enormi potenzialità: le sue strutture formative e scolastiche che restano sempre le più importanti del comprensorio, il suo ricco tessuto commerciale, le sue attività culturali, sportive e turistiche. Per valorizzare queste potenzialità, bisogna avere voglia di giocare in grande, di dare vita a grandi progetti, di avere le idee, la creatività, le relazioni e la forza di costruire un importante futuro.
Ciò che vediamo invece è il piccolo cabotaggio, come ha dimostrato la vicenda della revisione del Puc. Nessuna visione strategica, nessun dibattito cittadino, qualche furbata come quella di far scadere la salvaguardia e di consentire qualche affaretto (vedi area Tirrenia Gas) e molto clientelismo edilizio, l’area di Colmata persa come ultima occasione straordinaria di sviluppo per servizi di rango elevato e per la funzione direzionale della città.
Nel contempo si recrimina sull’amministrazione passata maledicendola per ciò che non è stato fatto. Armi di distrazione di massa?