Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.
di FRANCESCO DANIELI *
Da diversi mesi, il Congresso degli Stati Uniti si è bloccato. La discussione, iniziata a ottobre 2023, riguarda circa 95 miliardi di aiuti che il governo vorrebbe destinare all’Ucraina, Taiwan, Israele e alla Striscia di Gaza, oltre a una legge per incrementare i controlli sul confine con il Messico. La maggior parte dei Senatori e dei Deputati è favorevole a queste misure, frutto di un accordo bipartisan tra Democratici e Repubblicani, tanto che il Senato ha già approvato il pacchetto di aiuti il 13 febbraio. I Repubblicani della Camera, però, continuano a fare ostruzionismo, guidati dallo Speaker Mike Johnson. Ma chi è Johnson e perché il suo ruolo è così importante?
Mike Johnson è nato a Shreveport, in Louisiana, nel 1972. Dopo la laurea in Giurisprudenza, dedicò la prima parte della sua carriera alla difesa di varie posizioni politiche di estrema destra. Nel 2002 divenne membro della Alliance Defense Fund (oggi Alliance Defending Freedom), un’organizzazione non-profit conservatrice che offre assistenza legale in sostegno a leggi antiabortiste e anti-LGBT. Alla ADF sono legati personaggi come Mike Pence, ex-Vicepresidente degli Stati Uniti, e la giudice della Corte Suprema Amy Coney Barrett, oltre che diversi altri politici di estrema destra, rendendola uno dei gruppi cristiani conservatori più influenti negli Stati Uniti.
Tra le varie iniziative a cui partecipò per l’ADF, Johnson fece causa nel 2003 alla città di New Orleans per una legge che offriva assistenza sanitaria ai partner omosessuali degli impiegati comunali. Sempre in quell’anno, Johnson presentò una memoria legale alla Corte Suprema sul caso Lawrence v. Texas, per permettere agli stati di rendere illegale il sesso omosessuale. Nello stesso periodo, scrivendo per il giornale locale ‘Shreveport Times’, Johnson definì il sesso al di fuori del matrimonio tra uomo e donna come “distruttivo” e le relazioni omosessuali “intrinsecamente innaturali” e “dannose.” In altre occasioni, chiamò l’omosessualità una “scelta bizzarra” di alcune persone e paragonò la “sodomia” alla prostituzione, l’uso di droghe e la contraffazione. Nella vita privata, Johnson segue le idee espresse in pubblico. Devoto appartenente alla Chiesa evangelica, dal 2022 al 2023 ha condotto con la moglie Kelly il podcast “Truth be Told with Mike and Kelly Johnson”, nel quale i due offrivano il loro punto di vista su questioni come l’immigrazione e l’istruzione.
Dal 2015 Johnson iniziò a fare passi più concreti in politica, diventando Deputato della Camera del Louisiana. Qui Johnson propose il Marriage and Conscience Act, una legge per impedire allo stato di agire contro una persona o un’entità sulla base delle sue convinzioni sul matrimonio, di fatto proteggendo chi volesse discriminare le coppie omosessuali. La Camera del Louisiana bocciò il testo per 10 voti a 2, ma Johnson non si fermò nel portare avanti i suoi ideali, facendosi eleggere nel 2016 e nelle elezioni successive Deputato della Camera dei Rappresentanti.
Fino all’anno scorso, la sua carriera al Congresso non fu degna di nota. Dalla sua prima candidatura, Johnson si mostrò vicino a Donald Trump, che gli diede il suo endorsment. Nel 2020/2021, di fronte al tentativo di Trump di invalidare i risultati delle elezioni, Johnson restò vicino al suo leader, dandogli assistenza legale durante il secondo impeachment. Quindi, durante la Presidenza di Joe Biden, Johnson ha continuato la sua battaglia culturale, appoggiando nel la decisione della Corte Suprema di ribaltare la Sentenza Roe v. Wade sul diritto all’aborto e votando contro il Respect for Marriage Act, una legge per il riconoscimento federale dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
La vera ribalta per Johnson inizia nell’ottobre 2023. Il 3 ottobre, lo Speaker della Camera Kevin McCarthy, a seguito di un voto di sfiducia, viene rimosso dall’incarico: è la prima volta nella storia. Per tre settimane, i Repubblicani, pur avendo la maggioranza, non riescono però ad accordarsi su un sostituto, non trovandone uno che possa unire i Deputati più estremi e più moderati nel Partito e rifiutando un compromesso con i Democratici. La candidatura che emerge alla quarta votazione è quella di Johnson, eletto il 25 ottobre, grazie al suo carattere meno aggressivo rispetto ai colleghi e all’endorsment ricevuto da Donald Trump.
Come Speaker, il compito principale di Johnson è presiedere la Camera e stabilirne l’ordine del giorno. Questo ci riporta al problema iniziale: il voto sul pacchetto di aiuti e sulla legge sull’immigrazione. Pur con una maggioranza di Democratici e Repubblicani a favore di entrambi i provvedimenti, Johnson continua a non consentirne la votazione, su pressione dell’ala trumpiana del suo partito e dell’ex-Presidente. Per impedire il voto, dal 16 al 28 febbraio Johnson ha mandato la Camera in recess (un periodo di pausa), per poi rimandare nuovamente il voto in favore del dibattito per prevenire lo shutdown (il blocco di parte delle attività del governo federale).
Solo nelle prossime settimane scopriremo se Johnson continuerà a seguire le direttive trumpiane o se i Democratici e i Repubblicani favorevoli all’accordo riusciranno a superare il blocco e a far terminare un’impasse che tiene in ostaggio da mesi la politica americana.
(* Studente magistrale di Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si occupa di Storia dell’Età moderna e di politica internazionale. Collabora con Jefferson e partecipa al progetto “Stato da Mar” della Società Dalmata di Storia Patria)