di ALESSANDRA FONTANA
Anni trascorsi andando alle fiere per scegliere i tessuti migliori, mesi spesi chine sulle macchine da cucire, settimane impiegate per ritagliare cartamodelli, far tornare i conti e regalare sempre un sorriso ai clienti che varcano la soglia di Giada Collection. Una delle attività più famose della valle sta per chiudere i battenti, o meglio, sta cercando qualcuno a cui passare il testimone.
Era il lontano 1987 quando Giovanna Parma e Angela Bianchi hanno aperto laboratorio e negozio di abbigliamento a Conscenti di Ne, in Val Graveglia: “A febbraio saranno trentasei anni di attività artigianale. Ci dispiacerebbe smantellare tutto”, racconta Giovanna Parma, contornata da colori e stoffe con la commozione tipica di chi ha speso la vita in un’attività. E infatti le due socie, che attualmente hanno due lavoratrici part-time (perché la terza è andata in pensione) sognano di cedere l’attività a qualcuno in modo che il laboratorio possa continuare a vivere e il paese non debba perdere l’ennesima attività.
Nelle città è sempre più comune imbattersi in negozi di quartiere ormai chiusi che vivono soltanto nella memoria dei più anziani. Un destino sempre più condiviso e a cui l’entroterra è in parte abituato. Tantissime le perdite negli ultimi dieci anni: botteghe, negozi, fabbriche…
“Ma come chiudete? Ci hanno chiesto disperate le nostre clienti, perché in questi anni magari abbiamo vestito le loro madri, loro e ora i figli”. Un passaggio di testimone tra generazioni. Andare da Giada Collection diventa un momento per scambiare due chiacchiere, acquistare e al tempo stesso aiutare una realtà radicata sul territorio: “Lavoriamo soprattutto con l’abbigliamento ma facciamo anche i costumi. Abbiamo abituato bene le nostre clienti perché avendo il laboratorio qui magari facevamo subito l’orlo o le modifiche che chiedevano”.
Non solo, anche le taglie forti hanno sempre trovato vestiti adatti, non si è mai risparmiato su qualità e fantasia: “Ogni volta cerchiamo di portare qualcosa di nuovo magari come fantasia o tessuto, andiamo alle fiere e abbiamo anche un sito che andrebbe aggiornato… non lo abbiamo più fatto perché ci vuole tempo, cura” spiega Parma ,che ora vorrebbe soltanto godersi gli anni della pensione senza troppe preoccupazioni.
Giada Collection avrebbe dovuto chiudere i battenti il 31 dicembre ma le socie stanno continuando ad andare avanti nella speranza che qualcuno possa rilevare il marchio e hanno sparso la voce con le clienti: “Qui c’è il laboratorio attrezzato, ci sono le macchine, è tutto pronto per chi volesse subentrare. Abbiamo anche le clienti abituate a venire da noi, non solo quelle del paese, anche da fuori. Ci sono i clienti delle seconde case, chi viene da Genova, persino da Milano e Roma. Chiunque decidesse di rilevare l’attività non partirebbe da zero come era capitato a noi”, assicura Parma e sottolinea che sei anni fa Giada Collection ha anche ottenuto il marchio Artigiani Liguria, un riconoscimento importante e prestigioso.
“Abbiamo fatto sempre questo lavoro con passione – continua Parma – ma ora è arrivato il momento di fermarci, ci viene il magone a pensare di chiudere”. Le figlie hanno scelto un’altra strada, forse anche perché hanno visto i sacrifici fatti dalle madri: “Sono cresciute qui, passavano anche i pomeriggi qui a studiare dopo la scuola” con il sottofondo delle macchine sempre al lavoro.
Parma e Bianchi sono sempre state tenaci, lo hanno dimostrato anche durante i mesi della pandemia: “Gli anni del Covid ci hanno messo a dura prova, abbiamo cercato di resistere a denti stretti. Per un periodo abbiamo chiuso, abbiamo fatto anche volontariato. Abbiamo cucito materiale per l’ospedale quando c’era bisogno e ci siamo messe persino a fare le mascherine con i nostri tessuti quando non si riuscivano a trovare”.
Nel momento del bisogno Giada Collection si è sempre fatta trovare pronta, ora tocca alla comunità rispondere: “Ci sarebbe bisogno di un investitore giovane, una nuova generazione – continua Parma – qui è tutto pronto: il laboratorio, il negozio e anche una bella base di clienti, noi eravamo partite con difficoltà da zero” e soprattutto per questo non vogliono veder crollare, come un castello di carte, i sacrifici di una vita.