di ALESSANDRA FONTANA
“Del resto, nessuno di voi morirà vecchio”. È questa la frase che dà vita alla maledizione di casa Medici. L’ossessione, il tormento e la suspense sono gli ingredienti compongono un romanzo che ha il sapore del grande classico, si tratta di ‘Gente nel tempo’ di Massimo Bontempelli, autore riscoperto del Novecento che Utopia editore sta riportando in libreria.
Al centro del romanzo, che può essere considerato una saga familiare, il macabro, il realismo magico e l’orrore tipico dei libri dalle trame noir. Il tempo non è passato per i personaggi di Bontempelli e il lettore viene subito catturato dalla storia oscura e misteriosa della famiglia Medici. La Grande Vecchia sta per morire, è il 24 agosto del 1900. La matriarca convoca medico, notaio e prete, sembra una barzelletta, ma non fatevi ingannare, in ‘Gente nel tempo’ si ride pochissimo.
La Coronata è la villa di famiglia, imponente e inquietate si delinea così nettamente che il paesaggio circostante, la nostra Liguria, sparisce. La Grande Vecchia sul letto di morte convoca anche Silvano, il figlio, e Vittoria, la moglie nonché cugina, e le nipotine di otto e nove anni. Ma non c’è nulla di commovente in questa scena: “Non c’è niente di male perché s’ha da morire tutti, se uno non morisse sarebbe una cosa spaventosa. Non siete mai stati buoni a niente e morta io sarete ancora più inutili”.
Il tutto condito dalla famosa maledizione che profetizza la morte di ogni membro della famiglia prima che sia sopraggiunta la vecchiaia. La morte della Grande Vecchia provoca i primi inquietanti cambiamenti in casa Medici: la rinascita di Vittoria, la follia di Silvano e la sete di indipendenza di Nora e Dirce servono ad alimentare una sottile, ma sempre crescente tensione. In questa famiglia c’è qualcosa di strano e il lettore può solo provare a immaginare quale sarà la molla che innescherà il cambiamento. L’arrivo di Maurizio è la chiave di volta, il meccanismo da effetto domino che cambia ogni personaggio sulla scena. Silvano rimasto orfano torna a respirare senza pesi sul petto ma la quiete dura veramente poco, la riscoperta di una vita vissuta senza l’ombra della madre è macchiata dall’ignavia e la fuga della mente diventa l’unica soluzione possibile. Vittoria, nei panni della nuova padrona di casa, scopre l’amore, l’egoismo, e forse il vero senso della vita che implica sempre e comunque dei rischi da correre. Ma la morte di Silvano è l’inizio della fine: cinque anni esatti dalla morte della matriarca anche Silvano lascia il mondo terreno. In paese cominciano le prime voci: i Medici moriranno come le mosche a distanza di cinque anni l’uno dall’altro. E con questa spada di Damocle sulla testa Nora e Dirce andranno avanti tra tradimenti, pianti e speranze.
“Né Dirce né Nora pensavano ora una all’altra, ognuna annaspava nel proprio terrore come in una melma cedevole a cercare un punto d’appoggio, non trovandolo sentiva spegnersi dentro ogni moto, tutta si lasciava scendere in giù senza scampo in una rassegnata caduta infinita. Così scendono le generazioni nella fornace del tempo”.
È possibile vivere sapendo esattamente quando si morirà? Le due sorelle si districheranno tra scelte radicali, incomprensibili ma complementari. Una rimarrà sempre un passo indietro, senza amore, senza emozioni, mentre l’altra pagherà a caro prezzo la sete di vita. “Non importa morire, importa non sapere quando. L’ignoranza è la giovinezza”, questa verità suggella Gente nel tempo e schiaffeggia il lettore esortandolo a ripensare, almeno un po’, alla propria vita. Non è il tempo il vero nemico, ma noi stessi.
Un’opera di fantasia? Non proprio, Bontempelli si è ispirato a vicende reali: quelle di una famiglia toscana i cui membri morivano a intervalli regolari.
L’autore costruisce una trama basata tutta sulla tensione, le parole pacate e il ritmo lento stridono con l’incalzare del passare del tempo, lento ma inesorabile. L’impressione è quella di leggere un giallo: chi è davvero il colpevole? Quando e come colpirà la maledizione? E i colpi di scena, talvolta ad effetto, talvolta amari, costringono a divorare il libro. L’unica certezza? Arriva già dalle prime pagine: il letto è certo di avere in mano un libro di letteratura capace di resistere alla maledizione del tempo che passa.