di DANILO SANGUINETI
Erba di casa mia. Di questi tempi è d’obbligo specificare, pure con prontezza, che non stiamo parlando né di canzoni né di una istanza per la liberalizzazione. Intendiamo proprio le piante basse senza fusto legnoso dalla vita neppure tanto segreta per chi le studia e sa interrogarle, vedasi Marco Fossati, l’erborista che intuisce. Niente dimostrazioni dalla logica ferrea, poco spazio per l’imperante voglia di ermeneutica, l’esigenza del retropensiero è bandita, si va dritti al punto, si mette da parte qualsiasi considerazione sarcastica.
Stiamo parlando di un ritorno alla terra nel senso più totale dell’espressione, l’esigenza di riappropriarsi di un linguaggio antico, quasi perduto per recuperare l’equilibrio che permette di non rovinare ciò che ci circonda. L’erborista apparirà una figura medievale, sorpassata, solo ai poveri di spirito o a quelli che il pollice verde non lo hanno mai avuto. In realtà è figura di grande attualità perché mette in connessione con la realtà odierna mondi e esperienze per troppo tempo trascurati. E lo fa usando studi di fondata scientificità per catalogare un bagaglio ricco e variegato di storie antiche, tradizioni strutturate nel tempo e nello spazio che regalano un sostrato di solida cultura popolare. Forse è complicato spiegarlo, molto meno applicarlo: il percorso diventa lineare e a portata di chiunque ascoltando la sua storia.
La storia di uno che ha un pezzo di carta molto ‘pesante’, una laurea all’Università di Pisa ed è diventato un’autorità indiscussa nella scienza botanica, specializzandosi sull’erba spontanea più umile che ci sia, quella che miscelata, preparata e cucinata dà vita all’assai ligure Prebuggiun.
Gli opposti si incontrano in Marco Fossati? “Io ho un’impostazione che mi vieta di catalogare la conoscenza, di dividerla in ‘alta’ e in ‘bassa’. Sono nato a Genova nel 1989, nella personale eredità c’è scritta una parte del mio destino. Mia madre mi ha spiegato cosa sono e a cosa servono le risorse naturali. Sono cresciuto tra i boschi e i prati della nostra terra, sommando alla tradizione di famiglia, l’esperienza negli scout. I miei interessi erano orientati in quella direzione, ho voluto approfondirli studiando le scienze erboristiche all’Università degli Studi di Pisa. Dal 2011 per tre anni mi sono preparato. La tesi di laurea è scaturita in maniera ‘naturale’, uno sbocco logico agli interessi di una vita”.
Per pagine e pagine ha discusso e ragionato del Prebuggiun Ligure, un insieme di erbe spontanee tipiche della cucina ligure. “Il Prebuggiun classico non è altro che un insieme di erbe spontanee cucinate mediante una breve bollitura. Utilizzato principalmente per le frittate, le torte e per il ripieno di pansoti che vanno conditi con la rinomata salsa di noce”.
Bello e saporito, il guaio è che nel cinico secolo ventunesimo scatta il dubbio pragmatico: “C’è trippa per i gatti?”. Ristrettezze da ‘social troll’ che non toccano un giovane saggio come Marco Fossati: “L’esperienza universitaria è stata una parte del mio cammino, non la prima e spero non l’ultima. L’apprendimento è legato all’esperienza concreta, durante e dopo la laurea ho contribuito alla formazione di alcune realtà agricole delle nostre zone. Soprattutto mi sono orientato verso l’utilizzo delle erbe anche in un contesto non culinario, intendo per adoperarle come rimedio o come supporto terapeutico. Mi sono interessato di naturopatia, della possibilità di usare quanto ci mette a disposizione l’ambiente nel quale viviamo. Ed ho scoperto che le strade per arrivare alla stessa meta possono essere tante, alcune delle quali inaspettate e non per questo meno efficaci”.
Uno dei cardini del suo pensiero è che ogni uomo è un unicum che va seguito, compreso, accudito in modo sempre differente. Niente panacee universali, niente intrugli miracolosi buoni per ogni uso, serve un approccio calibrato sull’individuo.
È una sorprendente, intrigante avventura spirituale, una ricerca delle affinità elettive: l’equilibrio tra le parti, la cosmica armonia che Goethe ricalcò sulle leggi della chimica, chissà che non si raggiunga attraverso le pulsioni verso un tipo di erba o un genere di piante, invece che sfinirsi nello studio aleatorio (e a rischio di ricadute solipsistiche) dei sentimenti.
La sua Erboristeria Intuitiva non è né astrusa né stregonesca. Non avete di fronte Cagliostro ma un dottore che crede nella scienza. A patto che “la formazione epistemologica sia mixata a una formazione più olistica, psicologica e spirituale. Bisogna avere la mente aperta e non smettere di sperimentare. Ciascuno di noi è legato indissolubilmente alla natura anche quando pensa di non esserlo. A tal fine creo dei percorsi salutistici e le erbe sono una sintesi, uno dei diversi strumenti atti ad accompagnare le persone a raggiungere il proprio equilibrio interiore”.
Da quasi dieci anni è ‘visiting professor’ in vari agriturismo, aziende agricole, bed & breakfast collinari e di montagna. “Devo dire che i primi anni è stata un’esperienza un po’ naif, si procedeva per tentativi, si andava avanti con il passaparola. Poi mese dopo mese ho avvertito un interesse sempre crescente. Ed ho deciso di dedicarmi interamente al progetto. A inizio 2020, proprio prima che scoppiasse l’emergenza Covid, ho aperto una partita Iva per poter avere più autonomia e allo stesso tempo avere un rapporto più stabile con le varie realtà economiche del territorio. Fondamentale anche la decisione di lavorare anche online. Nel biennio 2020-21 quando l’interazione concreta tra le persone è diventata complicata causa la pandemia e le relative restrizioni, essere su Internet è stato basilare. Ho iniziato la collaborazione anche con diversi gruppi e associazioni affini alla mia esperienza professionale, tenendo sia corsi che seminari. Ora collaboro anche con la testata online ‘LimonteNews’”.
Marco tiene delle dirette sui social alle quali ci si può iscrivere. “Per esempio nei giorni scorsi ha avuto molto successo la mia diretta su ‘L’Arte della Tisana al tempo della pandemia’, due ore per scoprire insieme l’affascinante mondo delle erbe officinali, del loro uso in infuso e decotto, il loro potenziale salutistico, i segreti del mestiere e tante piccole qualità. Ogni allievo iscritto doveva presentarsi davanti allo schermo con almeno 1-2 erbe (aromatiche, officinali o spezie)”.
Mettere ‘la mano sul terreno’ resta comunque la via preferita. “Ricordo con piacere i bellissimi pomeriggi passati nell’Azienda Agrituristica ‘Risveglio Naturale’ di Varese Ligure. Lezioni sugli incensi, con spiegazione su come costruire il proprio incenso personale fatto di legni, resine ed erbe che si scelgono in base agli stimoli del profumo e in base alle percezioni emotive di ciascuno. Si ascolta cosa dice il nostro corpo, i ricordi evocati dall’intento. Gli alunni tornano a casa con i dischetti di incenso ‘personalizzati’ da seccare e poi bruciare alla bisogna. La primavera alle porte segnerà la ripartenza in grande stile della Erboristeria Intuitiva.
“Organizzeremo corsi, percorsi individuali e laboratori per adulti e anche per i più piccoli. Il lavoro con i giovani mi è particolarmente caro. Organizzo e seguo campi estivi per i ragazzini”. La poetica del fanciullino rivisitata e non corretta. “I piccoli hanno una grande sensibilità e curiosità nei confronti della natura e delle piante, dò loro la possibilità di proporre una propria chiave di lettura, crescono e mi fanno crescere”.
Pare vederlo ‘ascoltare’ i prati. La mano che scorre sugli steli e le stoppie, un Gandalf più che un Decimo Massimo Meridio. Tornare alle radici – vuoi i rizomi, vuoi il retaggio – guai a dimenticarle o, peggio ancora, strapparle. Ignorare da dove si viene rende difficile capire dove si andrà. Facciamo come l’asino carducciano che rosicchia il cardo e non si cura del chiasso. ‘Bruchiamo seri e lenti’: l’erborista garantisce che non avremo di che pentircene.