di DANILO SANGUINETI
Il calcio va avanti e si capisce il perché. Basket, volley e rugby la piantano lì e si comprende ancora meglio. In mezzo al guado la pallanuoto, nel mezzo del mezzo la Pro Recco che ha aveva deciso di rendere indimenticabile questa stagione non solo vincendo tutto (e sai che novità, in Italia lo fa da 15 anni), ma anche tornando dopo cinque anni a mettere le mani sulla Champions League e stracciare una volta per tutte il primato mondiale di vittorie, record, in quantità, qualità e durata. In più celebrando il trionfo dei trionfi là dove tutto nacque, nella piscina di Punta S. Anna intitolata ad Antonio Ferro, l’heimat biancoazzurra.
Il presidente Maurizio Felugo inventa, il deus ex machina Gabriele Volpi aveva disposto, il resto della società si era attivato come un sol uomo: il 2020 sarebbe stato l’anno leggendario. Neppure loro potevano prevedere il cataclismatico irrompere del Coronavirus che ha messo ogni attività, ogni evento, ogni appuntamento da qui a parecchi mesi sul trapezio della imprevedibilità, una stadera retta da una mano più ignara di quella della giustizia dispensatrice di pareri non condizionati dalla sorte.
La pallanuoto potrebbe in teoria attendere: anche se in pochi se lo ricordano, questo è uno sport che aveva il suo clou in piena estate, che si trattasse di campionati italiani, coppe europee o manifestazioni internazionali. Pertanto moltissimi capitani ed allenatori di squadre hanno scritto al presidente Barelli per completare i campionati.
“Abbiamo tutti grande rispetto della situazione e soprattutto delle famiglie dei tantissimi deceduti. Non starà a noi decidere se e quando ripartire e non intendiamo sostituirci alle autorità preposte. Non diciamo di voler giocare subito, domani o a breve ma solo ed esclusivamente quando saremo autorizzati a farlo dalle autorità. A differenza di altri sport (pallavolo, basket etc) in cui i tesseramenti scadono il 30 giugno la Fin ha il tesseramento fino al 30 settembre. Considerando anche l’aumento delle date a disposizione dettato dallo slittamento delle Olimpiadi. Abbiamo a cuore la regolarità dei campionati che ci vedono impegnati da molti mesi e diamo altrettanta importanza agli accordi circa emolumenti, rimborsi e compensi: sono tantissimi gli atleti e i tecnici che hanno nella pallanuoto un’importante fonte di sostentamento (per alcuni l’unica!), con cui provvedere a spese personali, per famiglie e figli. Annullare i campionati vorrebbe dire penalizzarli fortemente, mandando in fumo un’intera fetta di economia reale. Proseguire vorrebbe dire dare continuità e non spegnere i riflettori per tanti mesi su uno sport tra i più importanti che nella prossima stagione avrà come culmine le Olimpiadi di Tokyo 2021. Siamo quindi disposti a sederci a un tavolo di confronto e a valutare le possibili soluzioni, mettendoci a disposizione”.
La dichiarazione è sottoscritta, tra gli altri, anche dal capitano della Pro Recco Aleksandar Ivovic. Il presidente Maurizio Felugo (a sinistra nella foto) non disapprova il gesto del suo campione montenegrino, deve però seguire altri percorsi. “Capisco come si sentano gli atleti, non ho dimenticato come ci senta a non poter scendere in acqua e spaccare la rete, tanta è la voglia di giocare. Purtroppo qui la situazione è assolutamente diversa da quanto era accaduto in passato. Nessuno ha tabelle o certezze, non ci sono programmi che possano essere rispettati alla lettera. La waterpolo è sport di contatto, essere in acqua o all’aperto non rende meno pericolosa la compromissione delle distanze di sicurezza. Ci debbono prima essere le necessarie garanzie. Oggi come oggi io più che a terminare le gare per le competizioni italiane penso agli operatori del nostro sistema sanitario nazionale e la battaglia che stanno combattendo. Su quella sono concentrato”.
Da sempre attivo nel sociale, Maurizio appare provato dalla lunga sequenza di disgrazie abbattutasi sul Paese. “Non riesco quasi a pensare ad altro. E forse è meglio così perché la mente potrebbe scivolare verso Punta S. Anna. Rivedere l’immagine delle tribune che stavano sorgendo ai lati della nostra piscina, il progetto che scorreva senza intoppi per trasformarla in uno stadio del nuoto sotto la luce delle stelle ed ospitare tra nemmeno due mesi la Final Eight di Champions League per la prima volta nella sua sessantennale storia fa male, molto male credetemi”.
Perché le possibilità che l’evento si tenga nel luogo e nella data fissata sono ormai prossime a zero. “No, sono sotto”, ribatte amaro il presidente. “Sono rimaste cinque partite dei gironi eliminatori da disputare, tra squadre e in paesi che stanno avendo differenti problemi con l’emergenza sanitaria. C’è chi ne è stato appena toccato, chi è in pieno dramma, chi ne sta faticosamente uscendo. Il discorso della settimana a Recco a inizio giugno con le otto squadre concentrate nel nostro paese è fuori di ogni logica. Diciamo addio al sogno. O meglio, rinviamolo magari all’anno prossimo. Ecco, questo mi rende un po’ meno malinconico. Sono sicuro che gli scienziati troveranno il rimedio definitivo e che potremo tornare a tuffarci tutti assieme, a Punta S. Anna in serenità, in letizia, magari è un appuntamento rimandato di un solo anno!”.
E per le gare di questa stagione? “Vediamo cosa ci dicono gli organi competenti. Noi come Recco seguiremo le indicazioni che arrivano dagli organi federali”. La società ha pagato i suoi atleti anche a marzo… “Sono questioni che ogni club e ogni atleta debbono risolvere secondo la loro coscienza e le loro possibilità. Per la ripresa a luglio o agosto sarebbe da valutare attentamente anche la forma psicofisica di giocatori. Noi come Recco abbiamo preparato e fatto eseguire ai ragazzi un programma accurato e personalizzato. Ma è quasi banale sottolineare che niente può sostituire il lavoro di gruppo e le esercitazioni in acqua”.
A secco si lavora, in sospensione (nel fluido) si inventa.