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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Eredi Casassa, la bottega delle meraviglie nel cuore di Chiavari, aperta da ben 73 anni

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di DANILO SANGUINETI

La piccola bottega dei bagliori. Sistemata al centro della via più frequentata di Chiavari, presidia senza albagia, funge da sentinella della nobile pattuglia delle botteghe storiche di Carruggio. Un passaggio davanti alla sua unica complessa e incredibile vetrina, al numero 97 della arteria-salotto, potrebbe essere insufficiente, soprattutto per chi è distratto dalle rutilanti esibizioni anti, post e circostanti il negozio.

Basta una piccola sosta e si viene ammaliati dall’affastellarsi di oggetti inusuali e meravigliosi: abat-jour e applique particolarissime, riproduzioni in scala di aerei, navi, mongolfiere, fari, pupazzetti, animaletti, oggetti che sembrano riproduzioni di questo e che scopri che suggeriscono quello e che sono capaci di fare altro. Articoli unici, ad un tempo curiosi e interessanti, si staccano dalla banalizzazione, se la ridono del design contemporaneo, si arrampicano verso le vette di un artigianato che per quanto antico non è ancora sepolto. In mezzo all’esplosione dei manufatti anche qualche lampada “quasi” d’ordinanza.

Se la vetrina colpisce, l’ingresso nel negozio e l’esplorazione dello stesso, la cernita tra gli scaffali dall’aria rispettabile, producono un incantamento al quale è complicato sottrarsi. Tra un bancone venerando e una mensola compassata si cade nella tela del ragno stesa con inconsapevole e indiscutibile abilità dai tre fratelli Casassa, seconda generazione della famiglia che ha creato e custodito un tale originale ed elegante scrigno. Un fratello e due sorelle che non si allontanano mai troppo dalla loro ‘creatura’, accolgono i clienti con una gentilezza d’antan e un tocco di svagata leggerezza. Basta il racconto di come hanno dato un nome all’azienda per comprendere con chi si ha a che fare.

Giulio dà le informazioni essenziali, Eliana ed Elvira aggiungono particolari e spigolature, un trio affiatato dove il solista e gli accompagnatori si scambiano i ruoli senza fatica. “Il negozio è stato aperto nel 1949, in questo locale, con questa vetrina e grosso modo con questo arredamento, da nostro padre Vittorio assieme a un socio. Non diedero un nome alla loro azienda, non ne sentirono il bisogno. I due andarono avanti per oltre trent’anni, poi nel giro di un anno mancarono entrambi. Nel 1982, quarant’anni fa, subentrammo noi. Ci dissero che serviva un nome, eravamo reduci dalla firma di decine di documenti per l’accettazione della successione. Ci venne spontaneo pensare alla dicitura in calce ai fogli, ‘Eredi Casassa’…”.

Il secondo cambiamento fu meno immediato ma altrettanto spontaneo. Eredi Casassa nei suoi primi trent’anni aveva venduto solo materiale elettrico al dettaglio, materiale di ogni tipo e genere, compresi piccoli e grandi elettrodomestici; con i fratelli c’è una virata verso i complementi di arredamento, usando i lampadari e le abat jour come trait d’union.

“Una scelta dettata dal gusto ma anche dalla necessità di modificare l’offerta perché i tempi stavano velocemente cambiando”. I Casassa volevano stare al passo perché al loro negozio tenevano e tengono in modo particolare. Lo si coglie quando cedono per un solo momento a un più che legittimo orgoglio di fare parte dell’aristocrazia della più commerciale tra le vie di una città commerciale.

“Il nostro è tra i pochissimi negozi di Carruggio a non aver cambiato gestione né genere negli ultimi cinquant’anni. Ci sono attività più antiche della nostra ma che sono passate più volte di mano. Ecco perché Eredi Casassa suona oggi come una piccola medaglia al valore”. Da 73 anni sulla piazza, sempre aperti, rarità in una realtà dove resistere anche solo 73 mesi appare un’impresa.

Quella della famiglia Casassa concentra i suoi servigi in un pugno di metri quadri e allo stesso tempo garantisce una prodigiosa diversità di offerta. “Siamo specializzati nella vendita e installazione di materiale elettrico, articoli di illuminazione, piccoli elettrodomestici, minuteria e ricambi per le piccole riparazioni casalinghe. Abbiamo aggiunto un tocco di innovazione con l’offerta di una vasta scelta di complementi di arredo ed oggettistica marina: modelli di navi, barche e fari, strumenti di navigazione, soprammobili, lampade e decorazioni in stile marino. Accanto alla vendita manteniamo l’attività di elettricista ed eseguiamo interventi a domicilio e lavori di ripristino, trasformazione e creazione artigianale di lampade e lampadari”. Elettricista, carpentiere, modellista, collezionista. Giulio ha le mani d’oro, per il gusto nelle scelte di design si affida alle sorelle. E tutti e tre spiegano l’evoluzione del campionario. “La prima considerazione è che restando immobili saremmo affondati. Non potevamo reggere la concorrenza dei grandi negozi specializzati, della vendita all’ingrosso, ancor prima che si diffondesse la vendita per corrispondenza. Abbiamo abbandonato i grandi elettrodomestici, per qualche tempo abbiamo mantenuto quelli di ‘piccola taglia’, poi anche in quell’ambito ci siamo arresi di fronte al proliferare di catene di vendita. Nostro padre aveva cominciato a proporre oggetti particolari, li chiamava di ‘illuminazione marina’, adatti a essere usati a bordo di barche da diporto. Noi tre abbiamo ampliato il catalogo. Ci piace scovare oggetti particolari”.

Da dove saltano fuori quei piccoli gioielli in stile marinaro – lampade diplomatiche e complementi d’arredo in ottone – gli aeroplani con portalampade, le mongolfiere, gli orologi da parete, anticati, le applique di vetro e gli oscillanti? “Li troviamo nei cataloghi di ditte estere, siamo in contatto con creatori in ogni parte del mondo – in Italia non c’è quasi niente – e qualcosa lo creiamo noi assemblando pezzi a loro volta unici”.

E il genere incontra il favore del pubblico, perché il negozio tiene botta perché piazza queste singolarità (al quadrato, dato che non ce n’è una uguale all’altra) con relativa facilità. “Abbiamo una clientela affezionata che si serve da noi per il materiale elettrico e poi ci sono gli ‘occasionali’, molti turisti, alcuni proprietari di seconde case che arrivano, osservano la vetrina ed entrano affascinati e fanno acquisti. Poi c’è chi entra per un articolo elettrico, gli casca l’occhio sul ‘resto’ e non se ne va a mani vuote”.

Per fortuna. “Sì, perché i costi non diminuiscono di certo, anzi. Noi qui siamo in affitto e le spese vive sono tante. Però non vogliamo lamentarci. In questo locale anche i banconi, le vetrinette e gli scaffali sono un pregio: li ha costruiti nostro padre appena finita la guerra, sono ancora quelli, in legno e resina, restaurati dove occorreva e basta”. Peccato che non sembra esserci spazio per una terza generazione di Eredi Casassa. Un attimo di malinconia. “La figlia di Guido da bambina era sempre qui, china a disegnare sui banconi. Ora fa altro, si è dedicata alle lingue antiche”. Il vento della responsabilità spazza via le perplessità. “Restiamo al nostro posto. Dopo tutto, continuiamo a farlo perché ci crediamo e ci teniamo”.

C’era una volta un piccolo naviglio e ci dev’essere ancora. Nel bric a brac degli Eredi Casassa torni bambino. Nel labirinto di golosi pezzi unici il filo di Arianna si scorge. Il sentiero dei mattoni gialli tiene lontane le malvagie streghe del conformismo. La formula magica? Le miniature con un’anima fanno risplendere la mente quanto illuminano la materia.

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