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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

E alla fine Antonio fu: Cassano si allena con la Virtus

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di DANILO SANGUINETI

E alla fine arriva Antonio. Cassano e l’Entella, questo matrimonio si aveva da fare. E probabilmente si farà, sempre che il fidanzamento non si allunghi inopinatamente, anche per cause non dipendenti dalla volontà dei contraenti.
La buona notizia è che i percorsi di uno dei calciatori italiani di maggior talento (in certa parte sprecato, per sua esplicita ammissione) degli ultimi venti anni e della società che in un decennio dall’Eccellenza è arrivata in serie B si sono finalmente incontrati. Una cattiva in assoluto per l’Entella – ma positiva per Cassano nel particolare – è che avrà, grazie alle ‘meraviglie’ della giustizia sportiva, più tempo del previsto per recuperare la forma e capire se è ancora in grado di reggere i ritmi stressanti del calcio professionistico.

Il genietto di Bari Vecchia, 36 anni compiuti il 12 luglio, non disputa una vera partita –  quelle con i tre punti in palio per intenderci – dal derby Samp-Genoa dell’otto aprile 2016. Una sconfitta pesante per i blucerchiati (0-3), un concitato faccia a faccia nel dopo gara con uno dei massimi dirigenti doriano che scatena una reazione a catena: FantAntonio verrà prima tagliato dalla lista per la serie A, poi messo fuori rosa, sino alla rescissione del contratto con la Samp nell’ottobre 2016.

All’apertura della sessione invernale del mercato, a inizio gennaio 2017 la prima vera trattativa con l’Entella. Da quando era tornato in Liguria nel 2015, dopo la brusca conclusione del suo rapporto con il Parma sull’orlo del fallimento, Cassano aveva potuto conoscere e apprezzare l’opera del club, stringendo un rapporto di amicizia con il presidente Antonio Gozzi. Che quando Antonio era ridotto ad allenarsi con la Samp Primavera gli aveva inviato più di un segnale: se voleva, l’Entella lo avrebbe accolto a braccia aperte. Un fine settimana di gennaio l’incontro, il sì pareva certo poi 48 ore dopo lo stesso Cassano chiama Gozzi e gli dice di non rassegnarsi alla discesa tra i cadetti e di “sentirsi ancora da serie A”.

Un mancato accordo che non pregiudica i rapporti personali tra i due, anzi. Nell’estate 2017 arriva la chiamata del Verona: a inizio luglio parte per il ritiro, ci ripensa dopo tre settimane, viene convinto dal dirigente del neopromosso club scaligero a provarci ancora. A fine luglio la resa: la nostalgia di casa è troppa, non se la sente di vivere a 300 chilometri dalla moglie Carolina, nel frattempo tornata a praticare pallanuoto ad alto livello nel Rapallo. E getta la spugna.
Passano quattordici mesi senza che arrivi un’offerta interessante, si iscrive al corso per direttore sportivo, ci rinuncia. E poi due settimane fa rilascia un’intervista nella quale dice di voler dare una mano all’Entella sia che giochi in serie B sia che resti in serie C. Antonio Gozzi spalanca le braccia, però a ben precise condizioni: comincerà ad allenarsi con Boscaglia e la squadra, si vedrà strada facendo se c’è spazio per un accordo.

Lunedì 8 marzo Antonio Cassano si materializza dagli spogliatoi del Comunale con addosso una divisa da allenamento della Virtus Entella. E’ un aggregato, mister Roberto Boscaglia lo fa faticare per un po’, non gli chiede di partecipare all’intera serie di esercizi ma per tre quarti d’ora buoni resta nel gruppo, prende parte persino a una partitella a campo ridotto. Qualche tocco dei suoi, ma il vero spettacolo lo riserva per la conferenza stampa successiva, dove dimostra di non aver smarrito la consueta verve dialettica.

E’ carico, più tonico di quanto si potesse immaginare – gli 84 kg si vedono ma non sembrano rallentarlo più di tanto – e soprattutto disponibilissimo verso il pubblico. La vera notizia dovrebbe essere questa: ad assistere all’allenamento c’è una folla, la tribuna del Comunale è piena. Applausi, sorrisi, il clima è ottimo. E lui, che è un istintivo, si bea di questo bagno di folla e si tuffa nei microfoni riservando una battuta, un pensiero non banale a chiunque lo interpelli.
Il leit motiv del Cassano ritrovato è la ricerca della felicità, come previsto dalla Dichiarazione di Indipendenza degli Usa.
Si vede che è deciso ad affrancarsi dal suo vecchio personaggio, dalle famigerate ‘Cassanate’. E’ un’atleta in prova, anche se la definizione fa sorridere pensando a dove ha giocato – Bari, Roma, Real Madrid, Samp, Inter, Milan, Parma, in Nazionale prendendo parte a tre Europei e un Mondiale – e da tale si comporta.

“Sono ultracontento, anzi sono proprio felice, mi risento giocatore. Mi sono accordato con il presidente, posso allenarmi con la squadra, in attesa che si definisca il mio futuro e quello dell’Entella. Adesso è presto, ma se dovesse esserci bisogno io ci sarò, il signor Gozzi lo sa”.

E aggiunge, prendendo di sorpresa quasi tutti: “Non ne faccio una questione di categoria, che sia in C o in B se mi vogliono io ci sto. In questo momento così difficile per la società non mi tiro certo indietro. Certo che quello che sta capitando all’Entella tra tribunali e rinvii è fuori del mondo, per me merita la serie B, mi auguro che trovi dei giudici che le diano ragione”.
Persino se lo punzecchiano è un Cassano ‘2.0’ , che non si offende, anzi concorda: “Forse avrei fatto meglio a venire un anno prima e salvare l’Entella sul campo? Mi sa che avete ragione. Se ho altro rimpianti? No, ho il rammarico che se avessi avuto la testa che ho ora a 18 anni, avrei potuto giocare sulla luna. Ora ho la tranquillità e la consapevolezza che solo una famiglia, una moglie e due figli ti possono dare. Pazienza, è andata diversamente, non si può continuare a recriminare”.

Ci tiene a sottolineare come in questi lunghi mesi di inattività ha ricevuto offerte ma le ha scartate perché “sarei dovuto andato troppo lontano da casa, e per me casa è Nervi, la Riviera, la Liguria, non oltre. Ho preferito aiutare un amico e allo stesso tempo restare nei dintorni di Genova”. Ci sono dubbi che possa ritrovarsi dopo 29 mesi senza disputare neppure una gara: “In questi mesi non ho sofferto la lontananza dalle competizione, ho riempito il tempo stando con i miei, con gli amici, facendo cose che mi rendevano felice. Poi il richiamo del campo è stato più forte. Soprattutto volevo dimostrare a me stesso prima che agli altri che posso ancora fare la differenza”.

Quella che sta già facendo nello spogliatoio: “Spero di portare un po’ di entusiasmo nel gruppo, sono già riuscito a farli ridere. Ho capito che stanno soffrendo per questa assurda situazione, provo a strappare un sorriso e dare qualche consiglio. Qualcuno tra i più giovani mi ha chiesto di fare un selfie, io gli ho detto che dobbiamo sentirci tutti eguali. Non debbono paragonarsi a me, sono io che debbo inserirmi nel gruppo. E comunque ho visto una squadra che per la C è molto forte e secondo me può fare bene anche in B”.

Se poi avesse un Cassano che torna sui suoi livelli. “Io credo che in tre, quattro settimane di lavoro raggiungerò una condizione accettabile. Ho la grande fortuna di avere dalla mia la qualità, quella non posso averla dimenticata. E quella mi farà velocemente arrivare al top”. Anche in un calcio che sta evolvendo? “Sì, perché se guardo la serie A o la Nazionale attuali non vedo una qualità elevatissima, anzi secondo me gli standard si stanno abbassando. Per esempio c’è Piatek che arriva e segna a raffica. E’ un goleador ma saper giocare a calcio per me è un’altra cosa. Maradona, Messi, Cristiano e l’altro Ronaldo, il Fenomeno, sapevano e sanno giocare a calcio, Higuain è uno dei pochi che segna e sa giocare a calcio. Se contasse solo chi la manda in porta Pippo Inzaghi sarebbe uno dei più forti che ho visto, e invece no”.
Sui nuovi azzurri è spietato: “Povero Mancini, ha veramente poca materia prima sulla quale lavorare, se pensa a chi aveva attorno quando lui era in campo…”. Diretto, schietto. In questo non è cambiato. Nel resto sì. “Non ho l’ansia di ottenere il contratto. Lo ripeto, ne parlerò con il presidente Gozzi. In questo momento la priorità è che l’Entella esca da questa situazione né carne né pesce. Ci siederemo a un tavolo, magari proprio davanti a un piatto di carne, e discuteremo”. Okay, a patto che il menu lo scelga il Presidente: una volta che avrà spolverato via la ruggine non vorrà certo farsi scivolare dalle mani la ‘pepita Cassano’.

L’INTERVISTA DI MARISA SPINA[/vc_column_text][vc_video link=”https://youtu.be/fe4C-AKRMXw” align=”center”][/vc_column][/vc_row]

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