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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Di Fulvio sogna la Champions con i colori della Pro Recco

Francesco Di Fulvio
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Non se ne abbiano a male gli altri se nel valutare le ultime nidiate della pallanuoto italiana si sostiene che c’è un solo fuoriclasse conclamato ed è Francesco Di Fulvio, stella neppure solitaria della Pro Recco.
I cromosomi “clorati” sono una garanzia, il retaggio abruzzese (è nato a Pescara il giorno di Ferragosto del 1993) aggiunge tenacia e sagacia tipiche di una terra che coniuga la solidità della montagna alla maestosità del mare. Di suo Francesco ci aggiunge una intelligenza agonistica che ha pochissimi eguali nella scena attuale, scarsi e assai nobili riferimenti nei decenni precedenti.
Il futuro
Diciamo che Di Fulvio a neppure 25 anni si avvia a essere l’erede di un certo Sandro Campagna, attuale c.t. della Nazionale e l’epigono di un certo Maurizio Felugo, suo attuale presidente di club. Anzi, a voce sommessa, si potrebbe dire che rispetto al primo ha maggiore potenza fisica e rispetto al secondo una velocità di base superiore. Meglio non correre, anzi nuotare troppo: Di Fulvio al momento è concentratissimo sugli obiettivi che la stagione in corso, lunghissima, gli proporrà da qui a fine estate.
Le vittorie
Il palmares dell’asso biancoceleste è già ricco di foglie, eppure manca di alcune gemme. Acquistato dal Brescia nell’estate 2014 nelle tre stagioni successive con il superteam di Punta S. Anna ha vinto molto, non tutto: nella norma i tre scudetti (la Pro Recco al di qua delle Alpi è imbattuta dal lontano 2006) e le quattro Coppe Italia, mentre in campo europeo (ossia mondiale parlando di waterpolo) ha messo insieme nel triennio una Supercoppa Len e una sfilza di piazzamenti in Champions League che per un club della sua levatura equivalgono ad altrettanti fallimenti.
La Nazionale l’ha consolato solo in parte: il bronzo delle Olimpiadi di Rio 2016 e la terza moneta agli Europei di Budapest 2014 sono stati annacquati (sic) dalla delusione dei Mondiali 2015 e 2017 e degli Europei 2016. I bersagli dichiarati sono la medaglia più pregiata in una competizione internazionale, sia con il club, sia con la selezione azzurra.La sfida
La prima sfida, in ordine cronologico è la Champions League: sin qui la Pro Recco ha fatto benissimo, un percorso quasi perfetto perché c’è stata un solo passaggio a vuoto: “Nelle qualificazioni – riassume il pescarese – siamo andati in crescendo, pur dovendo fare il conto con assenze pesanti e inattese abbiamo concluso l’anno solare andando a vincere a Herceg Novi. E tutti sanno quanto è difficile fare risultato in Serbia. Siamo ripartiti nel 2018 facendo ancora meglio”.
Negli intervalli hanno dominato la finale di Coppa Italia e scavato il solito solco tra loro e la concorrenza in campionato. “Dovremmo essere in perfetto orario con la tabella di marcia che ci siamo dati”. Il che non implica che sia iniziata la discesa… “Anzi il difficile viene ora. In Champions League è raro vedere partite dall’esito scontato, siamo i favoriti ma per confermarlo in acqua dovremo lottare e soffrire. Il fatto di giocare la Final Eight a Genova alla Sciorba, in casa nostra, è un vantaggio che nasconde più di un’insidia. Di tanto in tanto mi sorprendo a pensare come sarà, mi aspetto una “bomboniera” zeppa di gente, un tifo da…stadio. Saremo bravi se ci faremo caricare dall’ambiente senza cadere nell’eccesso contrario, nella troppa foga”.
Il timore
Uno come lui gioca tra Recco e Nazionale almeno 40 partite in una stagione prima di arrivare al dunque. La paura di scaricare le batterie prima del tempo esiste. “Sappiamo che cosa significhi essere la Pro Recco: devi sempre essere al massimo, vincere sempre e comunque, in campionato, Coppa Italia o Coppa Campioni. Sinceramente a dicembre cominciavo a sentire un po’ di stanchezza poi per fortuna mister Vujasinovic e il c.t. Campagna mi hanno dato una decina di giorni di ‘scarico’. Una pausa che mi è servita, nel fisico e ancor più nella mente. Ora il calendario non mi dà tregua, dalle finali scudetto sino a quelle europee con la Pro Recco e con l’Italia. Per fortuna che a me giocare piace, perché al di là di ogni considerazione io quando sto in acqua mi diverto”.
I suoi avversari, soprattutto chi deve curarlo e inseguirlo per ogni angolo della piscina, un po’ meno.

DANILO SANGUINETI

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