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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Depuratore in Colmata, uno studio dell’Università di Parma stronca la relazione idraulica di Iren: “Sette punti di enorme criticità”

Il lavoro, a firma del professor Sandro Longo, è stato presentato dal Comitato No Depuratore in Colmata: “È ancora possibile tornare sui propri passi, le alternative sono meno costose”
L'area della Colmata dove sarebbe dovuto sorgere il depuratore di vallata
L'area della Colmata dove sarebbe dovuto sorgere il depuratore di vallata
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di ALESSANDRA FONTANA

“Faccio un appello a tutte le istituzioni coinvolte, è ancora possibile tornare sui propri passi, le alternative sono meno costose e sicuramente presentano meno incertezze sotto il profilo della sicurezza. Chi deciderà di andare avanti a fronte di tutti questi elementi critici dovrà assumersene la responsabilità”.

Non ha certo usato mezze misure il Comitato No Depuratore in Colmata che, martedì scorso, ha presentato uno studio dell’Università di Parma che stronca la relazione idraulica di Iren per il depuratore di prossima costruzione a Chiavari: “Fermatevi! È questo che chiediamo a tutti gli enti coinvolti. Ci sono criticità evidenti e sono state rilevate da un ente super partes”.

Non bisogna essere dei tecnici per capire che la relazione commissionata dai ricorrenti al Tar fa emergere numerose lacune. Principalmente sono sette i punti fragili individuati dal professor Sandro Longo. A illustrarli sono il presidente del Comitato Andrea Sanguineti e l’ingegnere Emilio Castelli: “Non è stata considerata la portata del fiume Entella, la relazione ha adottato criteri probabilistici di evento critico poco prudenziali con conseguente rischio di sottodimensionamento delle opere di protezione”.

Le conseguenze sono facilmente immaginabili. E ancora: “Non viene previsto lo strato di transizione tra la mantellata esterna e il nucleo dell’impianto e lo studio del trasporto della parte solida non è sufficientemente approfondito”. Come se non bastasse non è stata presa in considerazione la protezione del camino di espulsione dell’aria e non è stato analizzato l’adattamento dell’opera al cambiamento climatico, un tema più che mai attuale. Ultima mancanza, quella del modello fisico di protezione dell’opera. Non è mai stato realizzato. Ma non finisce qui, perché c’è un tema che tocca ancora più da vicino i chiavaresi. Il problema per quanto riguarda i costi è che sono in continuo ed inesorabile aumento: “Il 9 gennaio 2024 la Città Metropolitana ha mandato al Comune il costo del depuratore, parliamo di oltre centoventi milioni (120.771.600) di euro. Nel 2021, stesso mese, l’ente stimava 80milioni di euro. In questo conto bisogna precisare che non sono compresi gli allacciamenti con l’entroterra e nemmeno quello della bonifica dell’attuale depuratore di Preli, né i costi per il parecchio interrato. A questo punto credo sia doveroso che il Comune spieghi ai cittadini quanto costerà in bolletta la costruzione di questo depuratore”.

Castelli precisa: “Il prezzario per i materiali risale al 2020, probabile quindi che i costi crescano ulteriormente”. Altro tema fondamentale a che spinge il Comitato a continuare la battaglia è quello che riguarda la legge richiamata dal Consiglio di Stato, dove si precisa che i cento metri di distanza da una struttura abitativa riguardano l’intera struttura di un depuratore e non il singolo camino: “Il Comune vuole costruire una scuola dove ci sarà il depuratore, a centro metri dal camino ma la legge del 1976 parla chiaro, non è possibile farlo”. Il Comitato chiede a tutti gli enti coinvolti di fare un passo indietro fermando l’iter e ha già provveduto ad inviare la relazione del professor Longo a tutti gli enti coinvolti.

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