di ANTONIO GOZZI
La vicenda del depuratore di Chiavari è emblematica di tante cose ma di una su tutte: il sovrano disinteresse di Genova e della Città Metropolitana per i problemi del Tigullio e la pervicacia con cui un Ente disgraziato (perché senza risorse e frutto dell’abolizione demagogica di un altro Ente che funzionava bene, le Province) continua a sostenere e difendere un progetto sbagliato nella localizzazione, obsoleto nelle tecnologie, e supercostoso.
La destra al governo negli ultimi anni in Regione, nella Città Metropolitana, e anche a Chiavari, nonostante un forte movimento di popolo contro il depuratore in Colmata, è stata incapace di cambiare strada proponendo soluzioni diverse e meno costose per i cittadini (che pagheranno l’opera con un aggravio della bolletta dell’acqua) e più rispettose dell’ambiente e di una risorsa territoriale strategica per Chiavari come il waterfront.
C’è voluto appunto il coraggio e la forza di un Comitato di cittadini chiavaresi che con tenacia si sono opposti alla realizzazione dell’opera, dando vita a decine di iniziative di informazione e contrasto allo scellerato progetto; ma soprattutto c’è voluta la tenacia e il coraggio di un altro gruppo di chiavaresi che ha fatto ricorso alla giustizia amministrativa per denunciare le molte illegittimità, errori e violazioni dello stesso. E hanno avuto ragione, perché il TAR con sentenza del 23 ottobre 2024 ha accolto pienamente le loro lagnanze annullando il Decreto dirigenziale della Regione Liguria che autorizzava il progetto.
La sentenza ha rappresentato uno spartiacque nella vicenda perché si è avuta la sensazione che finalmente Regione Liguria e Comune di Chiavari avessero preso atto degli errori compiuti e deciso di chiudere la vicenda, non solo non interponendo appello alla sentenza del TAR ma sollecitando Iren ad analizzare e proporre soluzioni alternative. Il facente funzioni di Sindaco metropolitano dopo l’elezione di Bucci in Regione, il chiavarese Antonio Segalerba, ha avviato una serie di incontri con i Comuni del Tigullio interessati al progetto per incominciare a riflettere su soluzioni alternative.
Solo la burocrazia della Città Metropolitana è sembrata inquieta, e a ridosso del termine per l’appello ha scritto al Comune di Chiavari per ottenere chiarimenti su uno dei motivi di illegittimità che ha portato all’annullamento del progetto (la famosa questione del camino e della casetta dei pescatori).
Ma Iren, rispondendo con lettera del 28 maggio 2025 che pubblichiamo a parte (leggi qui) a una sollecitazione dei dirigenti di Città Metropolitana (lettera inviata in copia anche a Regione Liguria e Comune di Chiavari) ha annunciato che i vertici societari decidevano di non interporre appello, anche se ha ribadito che la soluzione più semplice a giudizio dell’azienda restava quella della realizzazione del depuratore in Colmata.
Al di là degli aspetti amministrativi e dello scambio di missive tra le varie burocrazie è evidente che la questione è tutta politica, e che a quel momento gli Enti coinvolti erano in attesa dell’esito delle elezioni amministrative.
Il 25 e 26 maggio lo schieramento di sinistra con Silvia Salis vince le elezioni genovesi. La Sindaca di Genova per legge diventa anche Sindaca metropolitana, e tutti si aspettano che finalmente la situazione si chiarisca una volta per tutte e che le istanze di migliaia di cittadini, accolte in pieno dal Tar Liguria, vengano finalmente accolte. Il primo passo dovrebbe essere quello di non interporre appello alla sentenza di annullamento del TAR, seguendo la scelta della Regione Liguria, del Comune di Chiavari e, come annunciato, della stessa Iren. Il secondo passo, quello di dare esplicita indicazione ad Iren di procedere con soluzioni alternative.
Purtroppo nulla di tutto ciò avviene.
Con grande sorpresa di tutti, capovolgendo la posizione annunciata pochi giorni prima dai vertici societari, Iren all’ultimo minuto decide di presentare appello.
Che è successo?
Secondo indiscrezioni sarebbe stata la stessa Sindaca metropolitana a decidere che fosse interposto appello, chiedendo però a Iren di farlo e coprendosi dietro l’Azienda Municipalizzata piuttosto che assumersi direttamente la responsabilità agendo come Città Metropolitana.
Al primo atto da compiere per dare il senso del cambiamento e della svolta di cui la Salis tanto ha parlato in campagna elettorale a proposito di partecipazione e ascolto delle istanze della cittadinanza non succede niente, anzi: con l’appello interposto da Iren all’ultimo minuto sembra si sia scelta una linea “continuista” con gli errori e l’arroganza metropolitana nei confronti delle istanze del Tigullio.
Perché avviene tutto ciò?
La Salis avrebbe molte attenuanti per l’errore commesso.
È appena arrivata, non conosce il dossier che è complesso, si ritrova probabilmente al centro di pressioni di burocrazie guardiane concentrate solo su principi di autotutela. Non viene aiutata dai suoi compagni di cordata, in particolare dal Pd che conosce benissimo la pratica perché, sia pure tardivamente e con molta inspiegabile prudenza, anche gli esponenti locali di Chiavari e del Tigullio di quel partito hanno sposato le posizioni del Comitato ‘NO al Depuratore in Colmata’.
Sempre indiscrezioni dicono che sarebbero stati esponenti del Pd genovese a indurre la Salis ad usare la strada sbagliata di fare comunque appello nascondendosi dietro Iren.
Se fosse vero, perché l’avrebbero fatto? Sarebbe comunque bene che, sempre per i principi di chiarezza e trasparenza continuamente sbandierati dalla sinistra, qualcuno spiegasse che cosa è successo.
Non pervenute le altre forze della maggioranza della Salis: M5S, AVS, centristi civici vari da Azione a IV, tutte schierate da tempo con il Comitato per il NO ma che evidentemente non sono state neanche consultate.
Ora è necessario aiutare la Salis a capire e a scegliere la strada giusta, che non è certamente quella di proseguire sullo scellerato progetto del Depuratore in Colmata.
È necessario che la Sindaca Metropolitana accetti il confronto richiesto dal Comitato e con umiltà studi a fondo la pratica scoprendo i giganteschi errori fatti dal Comune di Chiavari con la scelta di localizzazione e da Iren che a detta di tutti quelli che si intendono di queste cose ha prodotto un pessimo progetto .
Salis deve anche fugare rapidamente le ombre di chi dice che di fronte ad un progetto il cui costo complessivo è ignoto a tutt’oggi (e già questo è inaccettabile perché si tratta di soldi dei cittadini) ma che con ogni probabilità supererà i 200 milioni di euro, gli interessi in gioco sono talmente alti da piegare ogni razionale dissenso.
Anche l’Amministrazione Comunale chiavarese deve essere coerente.
Oggi, dopo che la patata è passata alla sinistra, non basta non assumersi alcuna responsabilità e dire come fa Segalerba che loro sono sempre stati contrari al depuratore in Colmata e che da sempre sono per l’ammodernamento del depuratore di Preli, perché questo non è vero, e non si possono prendere per i fondelli i chiavaresi a questo modo.
La scelta di mettere il depuratore in Colmata è di Segalerba e soci. Come diceva Sant’Agostino (da Ippona): Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
L’Amministrazione Comunale di Chiavari è contraria al progetto del depuratore in Colmata? Semplice: non si sanino i vizi di illegittimità del progetto e si revochi la disponibilità dell’area. Il resto sono balle cosmiche.