di ANTONIO GOZZI
La forza e la violenza del mare piegano gli uomini e le cose.
La mareggiata fortissima che ha colpito Chiavari e il Tigullio i primi di novembre ha mostrato, ancora una volta, l’insensatezza della scelta di piazzare un impianto industriale sofisticato e delicato come un depuratore a fil di banchina, in riva al mare, esposto a onde sempre più alte e sempre più intense.
Ma anche la forza delle idee e degli argomenti è capace di cambiare il corso degli eventi. L’enorme lavoro di approfondimento e informazione svolto in questi anni dai componenti il Comitato NO al depuratore in Colmata incomincia a dare i suoi frutti, sia perché un sempre maggior numero di cittadini riceve informazioni che nessuno prima aveva mai fornito, sia perché le critiche alla scelta dell’area di Colmata incominciano a fare breccia anche tra chi decide.
I pubblici amministratori nello svolgimento della loro attività devono applicare un principio di autotutela. Devono cioè evitare comportamenti negligenti o decisioni superficiali che non tengono conto dei gravi pericoli per persone e cose eventualmente causati da scelte amministrative sbagliate. Se non assumono comportamenti seri e responsabili, se non usano la diligenza del buon padre di famiglia, incorrono in gravi responsabilità civili e penali.
Con riferimento alla scelta di collocare il depuratore comprensoriale in Colmata risulterà ben presto evidente da studi e ricerche che sono in corso che i fenomeni meteo-marini negli ultimi anni, probabilmente a causa del riscaldamento del clima, hanno cambiato natura assumendo, anche nel Tigullio, le caratteristiche di fenomeni estremi e straordinari, mai visti prima.
È lecito domandarsi se lo studio meteo-marino con cui Iren ha corredato il progetto di massima del depuratore in Colmata, approvato in conferenza dei servizi, e che prevede importanti e costose difese a mare per proteggere il depuratore stesso dalla furia delle onde abbia tenuto conto dei nuovi fenomeni atmosferici e della probabilità dei fenomeni estremi di cui si è detto. Temiamo che la risposta sia no.
Se così fosse si aprirebbero scenari inquietanti sulla realizzazione e sul funzionamento del depuratore in Colmata e sui rischi connessi.
Ci deve essere una ragione per la quale il Presidente del Consiglio Comunale di Chiavari, Antonio Segalerba (il Sindaco ombra della città) nell’ultimo Consiglio Comunale intervenendo su una mozione della consigliera di opposizione Silvia Garibaldi in tema di depuratore ha letteralmente affermato: “Noi non siamo contrari a collocare altrove il depuratore purché ci arrivino atti deliberativi di altri Comuni disposti a prenderselo”.
È la prima volta che l’Amministrazione Comunale chiavarese prende questa posizione. E se si collegano le affermazioni di Segalerba con quelle del Sindaco metropolitano Bucci espresse in occasione del convegno promosso da ‘Piazza Levante’ nel marzo del 2023 quando affermò “… è sufficiente che il Comune di Chiavari ci dica che non vuole il depuratore in Colmata e noi lo spostiamo”, si capisce che qualcosa si sta muovendo.
Dopo mesi di duro impegno del Comitato NO al Depuratore in Colmata, che ha svolto una preziosissima opera di informazione dell’opinione pubblica sull’enorme errore di collocare il depuratore in Colmata in termini di:
- vicinanza a zone turistiche,
- costi esorbitanti per la difesa a mare,
- progetto di Iren che definire modesto è poco,
- tecnologie datate e super energivore, quindi molto impattanti in termini di emissioni di CO2,
- odori nel porto turistico e in città,
- devalorizzazione degli immobili sul fronte mare e a lungo andare anche più all’interno
- mancanza di progettazione dei passaggi delle tubature dall’entroterra ecc.,
dopo mesi di informazione dei cittadini da parte del Comitato, si diceva, sembra che sia finalmente possibile cambiare strada nell’interesse di tutti. Cambiare idea è caratteristica delle persone intelligenti e quindi se l’Amministrazione Comunale di Chiavari, aiutata da tutti noi, cambia idea noi siamo molto contenti.
Non è il momento delle polemiche ma dei fatti e delle proposte concrete.
La soluzione, probabilmente, non sta in un unico megaimpianto da collocare da un’altra parte. Sta nella realizzazione di più impianti capaci di servire la popolazione di Chiavari, Lavagna e dei Comuni dell’entroterra.
Uno di questi impianti potrebbe certamente essere quello di Preli, potenziato con l’allargamento su aree pubbliche limitrofe. I tecnici che hanno lavorato con il Comitato del NO al depuratore in Colmata hanno approfondito questa ipotesi che è del tutto realistica e poco costosa. Preli potrebbe servire Chiavari, Leivi e Zoagli come già avviene, e Lavagna. Il mai troppo compianto Ammiraglio Gatti aveva scelto la zona di Preli per le pendenze favorevoli che portano là i liquami della città senza costosi pompaggi. I liquami di Lavagna potrebbero arrivare a Preli con non enorme sforzo.
L’altro impianto per i reflui delle vallate potrebbe essere collocato nell’area del Comune di Leivi, come dichiarato più volte dal sindaco Centanaro. Un depuratore in quella collocazione sarebbe perfettamente in linea con il dettame europeo che spinge affinché l’acqua depurata, bene prezioso, non venga riversata in mare ma reimmessa nei fiumi per aiutare a contrastare la mancanza d’acqua e la siccità che ci minaccia.
Certamente anche il Comune di Leivi dovrebbe avere compensazioni, se mette a disposizione una parte del suo territorio a beneficio di tutto il comprensorio. Anche Leivi e il suo sindaco non vanno lasciati soli ma sostenuti in una decisione che potrebbe essere la chiave di volta di questa triste vicenda.