di ALESSANDRO DE STEFANIS *
Non bastava la pandemia, da mesi è arrivata anche l’atroce, ancor più grave, guerra in Ucraina! E il cittadino comune? Eccolo, frastornato, assalito da una sorta di tsunami di informazioni che sovrastano persino gli eventi.
L’informazione non è solo tanta, tantissima, ossessionante, travolgente, appunto, come uno tsunami. È anche palesemente pilotata, condizionata e condizionante; nel complesso profondamente inaffidabile.
Noi geologi peraltro in questo caso non possiamo ritenerci ‘cittadini comuni’, chiamarci impudentemente fuori, tacere. Fermiamoci a riflettere su due questioni. È dunque vero che in Italia ci sono 752 pozzi in grado di erogare gas semplicemente se riaperti. Pozzi inspiegabilmente chiusi. Dai quali nel 2000 si estraevano 17 miliardi di metri cubi, contro gli 800 milioni di oggi. Tradotto: il 95% in meno.
È altrettanto vero che mentre abbiamo ‘bloccato’ le nostre trivellazioni nell’Adriatico altri popoli si stanno rifornendo di una risorsa almeno ‘anche’ nostra.
Possiamo – noi geologi – tacere?
E riflettiamo su un altro ‘argomento’ per il quale il Paese, messo in enorme e drammatica crisi economica e sociale da carenza energetica, ha estremo, urgente bisogno di noi. Alludo alla ‘geotermia’ e, ovviamente, non intendo parlare della ‘piccola’ geotermia (di bassa temperatura) che viene propagandata (perché innocua?); ma di quella, enormemente più significativa, che possiamo chiamare la geotermia delle rocce calde (secche e non).
La geotermia, tanto per intenderci, negli Usa – in un paese cioè ben più del nostro ricco di fonti energetiche d’ogni tipo e capace di ‘proteggere’ le proprie risorse e riserve andando a sfruttare quelle degli altri – è ‘considerata’ significativamente, tant’è che su di essa non si è dormito. Infatti, su questa risorsa davvero inesauribile, negli Usa non solo hanno sviluppato tecniche e tecnologie avanzate ma, già oggi, dispongono di un potenziale enorme.
E, pensate che smacco, parliamo seppur di un’evoluzione tecnologicamente avanzata, comunque di una fonte energetica impareggiabilmente rinnovabile, nata ‘in Italia’. Nel 1913, oltre 100 anni addietro, ecco la prima centrale elettrica geotermica al mondo, quella di Larderello, capace di produrre tanta energia elettrica, si disse, quanta era necessaria per l’elettrificazione dell’intera rete ferroviaria nazionale.
Proprio così, all’origine non c’è solo un’intuizione, ma anche una realizzazione italiana. Alla quale seguono altresì o ricicli e recuperi di risorsa (idrica), o ulteriori forme di fruizione di ‘energia’ di bassissimo costo (teleriscaldamento di varia destinazione).
E alla base della versione avanzata, sviluppata altrove ma certamente fruibile da noi (nella quale infatti non siamo assenti in assoluto), c’è sempre e soltanto il ‘calore’ dei ‘bacini magmatici’, di cui l’Italia, percentualmente, è ‘ricca’ in sovrabbondanza.
E allora? In questo nostro ‘Bel Paese’, disinformato, imprevidente, distratto, ma soprattutto palesemente ‘condizionato’, di quella geotermia non si parla.
Per chi fosse interessato a saperne di più, ricordo che le fonti bibliografiche sono molteplici, seppure le opinioni sulle diverse opportunità siano altrettanto molte e articolate (tra calore immagazzinato ad elevate profondità – Hot Fractured Rocks (HFR) – e sistemi stimolati – Enhanced Geothermal Systems (EGS), tanto per cominciare).
Ma ciò che non può essere sottaciuto è il fatto che mentre si discute e si danno poche notizie, nei paesi che dominano già oggi il mondo, i ‘valori’ di produzione a disposizione sono già alti e, per contro, l’Italia è ferma ai valori di decenni addietro e ben pochi parlano di questa fonte che, per noi, potrebbe oggettivamente mettere in crisi ‘molte’ sudditanze.
Cina: l’energia contenuta all’interno delle rocce calde secche (Hdr – Hot dry rocks), che rappresentano la più abbondante sorgente geotermica cinese, è tale da essere stata stimata (nel 2014) come equivalente a 860 miliardi di tonnellate di carbone. Quanto basta per fornire 260mila volte tutta l’energia consumata dalla Cina in un anno (fonte Internet).
Usa: già nel 2020, in grado di soddisfare oltre il 12% – quasi certamente, oggi, più del 12% – del fabbisogno di energia elettrica di quella potente e ricca nazione.
(* Geologo presso geoSARC – Studi associati di ricerche e consulenze geologiche)