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Giovedì 16 ottobre 2025 - Numero 396

Daron Acemoglu ha ricevuto il Premio Nobel per l’economia 2024

Economista e professore del Massachusetts Institute of Technology, è stato premiato con il Premio Nobel per l’Economia per la sua ricerca sul ruolo delle istituzioni e sulla loro importanza per la prosperità di un Paese
Daron Acemoglu ha ricevuto il Premio Nobel per l’economia 2024
Daron Acemoglu ha ricevuto il Premio Nobel per l’economia 2024
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Prosegue il nostro rapporto di collaborazione con la piattaforma ‘Jefferson – Lettere sull’America’, fondata e guidata dal giornalista Matteo Muzio. Il portale di ‘Jefferson’, con tutti i suoi articoli e le varie sezioni, è visitabile all’indirizzo https://www.letteretj.it, da dove ci si può anche iscrivere alla newsletter.

di NICCOLÒ MARTELLI *

Il 14 ottobre 2024 la Royal Swedish Academy of Sciences di Stoccolma ha deciso di assegnare il prestigioso Premio Alfred Nobel per l’Economia a Daron Acemoglu, economista e professore turco nato a Istanbul, adesso naturalizzato statunitense, che dal 1993 insegna al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge, una delle più importanti università degli Stati Uniti e del mondo. Acemoglu ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia 2024 insieme a Simon Johnson, economista e professore del MIT, e a James A. Robinson, economista e professore dell’Università di Chicago, per i loro studi sul ruolo delle istituzioni per la prosperità di un Paese.

Daron Acemoglu è nato il 3 settembre 1967 a Istanbul, capitale turca, da una famiglia armena. Acemoglu si è poi spostato in Inghilterra, dove ha conseguito prima la laurea all’Università di York e poi ha perfezionato gli studi con un master e un dottorato in Economia alla London School of Economics, una delle più prestigiose università del mondo. Poco dopo aver concluso il Dottorato a Londra, Acemoglu si trasferisce negli Stati Uniti, dove comincia subito a insegnare e continua a fare ricerca al MIT. Fin da quando era poco più che ventenne e aveva appena concluso il primo ciclo di laurea all’Università di York, e per tutto il corso della sua brillante carriera accademica, Acemoglu ha vinto molti premi accademici.

Parte della ricerca che ha portato Acemoglu a ricevere il massimo premio accademico del Nobel per l’Economia è presente nel libro del 2012 Why Nations Failscritto insieme a Robinson, in cui riflette sui motivi per cui le città e i Paesi si sviluppano e crescono in modo così diverso. Durante la pandemia da Covid-19, Acemoglu aveva affermato che i mercati finanziari globali sono istituzioni fondamentali nella ricostruzione delle economie dei Paesi e delle democrazie, e che la fiducia nel loro ruolo è cruciale. Secondo Acemoglu quella stessa fiducia era stata messa a dura prova con la crisi finanziaria del 2008, quando il governo statunitense aveva salvato alcune grandi banche dal fallimento, ma aveva alimentato il pensiero comune delle persone per cui il governo stesso avesse degli interessi finanziari verso le banche.

Oggi Acemoglu analizza anche il ruolo dell’intelligenza artificiale nella nostra società, senza considerarsi un pessimista ma volendo sempre osservare il tema da vicino. Secondo Acemoglu, infatti, l’ottimismo e il senso di eccitazione attorno al fenomeno dell’intelligenza artificiale non dureranno per sempre. Stando alle sue previsioni, soltanto il 5 per cento dei lavori di oggi potrà essere sostituito dall’intelligenza artificiale nel prossimo decennio. Questa ipotesi ha due conseguenze molto diverse: per i lavoratori la notizia sarebbe certamente positiva, in quanto un utilizzo così minimo dell’intelligenza artificiale rispetto alle aspettative permetterebbe loro di mantenere il proprio posto di lavoro. Per le aziende la previsione sarebbe una catastrofe, dopo tutti i miliardi investiti in questo settore per generare un incremento della produttività.

il 17 luglio di quest’anno, pochi giorni prima che il Presidente degli Stati Uniti in carica e allora candidato principale alle prossime elezioni presidenziali per il Partito Democratico, Joe Biden, ritirasse la propria candidatura, Acemoglu è stato intervistato per parlare della politica mondialeSecondo lui, Trump rappresenta tuttora un pericolo per la democrazia statunitense e un suo secondo mandato da Presidente degli Stati Uniti potrebbe rappresentare un pericolo ancora maggiore di quello rappresentato nei primi quattro anni di presidenza. Acemoglu ha affermato anche che il Partito Repubblicano è diventato il partito di Trump e che gli stessi elettori di Trump si sono radicalizzati sempre di più. La preoccupazione per l’estremizzazione della società è riscontrabile, sempre secondo Acemoglu, anche in Europa, dove il partito estremista di destra di Le Pen è stato sconfitto all’inizio della scorsa estate dal partito sempre piuttosto estremo di Mélanchon.

Acemoglu è convinto anche che il motivo principale per cui il centro-sinistra ha perso il sostegno della classe lavoratrice è che ha scelto di favorire la liberalizzazione e le aziende multinazionali. Allo stesso modo, gli elettori con una laurea negli Stati Uniti tendono a votare i partiti di centro-sinistra, mentre la maggior parte dei lavoratori preferisce Trump. Il motivo, secondo Acemoglu, è che i partiti di centro-sinistra promuovono leggi per innalzare i sussidi e le tasse ma sono contro le tasse sulle importazioni e sulle restrizioni sull’immigrazione, allontanandosi sempre di più dalla classe lavoratrice e dai suoi interessi. L’intervista di luglio rilasciata da Acemoglu si concludeva con un consiglio ai partiti centristi per evitare la morte delle democrazie: «I partiti centristi devono fare di più per i lavoratori. Devono battersi per salari più alti, meno disuguaglianza e più lavori. […] Ma quello che ha davvero indebolito le istituzioni democratiche negli ultimi anni è stato il metodo tecnocratico con cui si decide dall’alto verso il basso».

(* Bachelor’s Degree in Business Economics at Università degli Studi di Firenze. Master’s Degree at Milan Università Cattolica del Sacro Cuore. Fellowship at the Robert F. Kennedy Human Rights in New York City – Collaboratore di ‘Jefferson – Lettere sull’America’)

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