di FABRIZIO DE LONGIS
Regione Liguria chiede aiuto al Governo per la siccità, ma con Città metropolitana e Comune di Chiavari si prepara a buttare a mare l’acqua del maxi depuratore in colmata.
È di domenica scorsa la richiesta inviata al Governo da parte del presidente della Regione, Giovanni Toti, per 800 milioni di euro da destinare a interventi che dovrebbero mitigare i problemi causati della siccità.
Richiesta inviata alla Cabina di regia nazionale gestita dal Ministero delle Infrastrutture, il cui viceministro è il genovese Edoardo Rixi.
Una cifra decisamente importante che va nella direzione di combattere un problema che di anno in anno si aggrava senza apparenti soluzioni a breve termine.
Sul totale, sono circa 280 i milioni di euro destinati alla provincia di Genova, di cui una fetta importante andrà al Tigullio. Finanziamenti di cui si è discusso mercoledì mattina in una riunione dei comuni Ato del territorio. L’esigenza è quella di rendere immediatamente cantierabili una moltitudine di progetti fermi dei cassetti da anni. Alcuni, forse, sottolineano gli amministratori locali, persino da troppo tempo. “Nell’elenco ci sono progetti vecchi più di dieci anni”, sussurrano i rappresentati dell’Ato.
Perché la corsa del presidente Toti, apprezzata nel fine, dai rappresentanti locali viene condivisa meno nei termini. “Forse potremmo realizzare soluzioni più efficienti e meno costose, ma non ci hanno dato il tempo di progettarle. Se ci avessero detto, entro due mesi vogliamo i progetti, li avremmo anche fatti”.
Questa la posizione di chi poi nel proprio territorio verrà a realizzare gli interventi. “Negli anni siamo stati fermi perché progettare costa, e progettare senza finanziamenti dedicati alla realizzazione delle opere, è solo uno spreco di fondi pubblici”, sintetizza un membro di consiglio metropolitano.
E se la lotta alla siccità sul territorio sembra essere una battaglia pienamente condivisibile, meno lo è la contraddizione in termini per il caso Tigullio e più specificatamente chiavarese.
Infatti, mentre il presidente Toti si mobilità per combattere la siccità, a Chiavari ci si appresta a finanziare un costosissimo spreco di acqua, resa persino potabile.
Si tratta del destino del depuratore dedicato a 11 comuni che la società Iren ha in progetto di realizzare nella colmata a mare chiavarese. Un impianto che costerà oltre 200 milioni di euro, tutti pagati dai cittadini nelle bollette, e che prevede una costosissima tecnologia (a membrane) in grado depurare le acque fino al 99%. Acque che però, data la localizzazione dell’impianto voluta dalla giunta chiavarese guidata dall’allora sindaco Marco Di Capua, e non smentita dall’attuale, saranno rigettate in toto in mare.
E se valutare nei termini il depuratore chiavarese, per il presidente regionale è una discussione “stucchevole e dannosa”, a suo dire il ciclo delle acque deve anche puntare al risparmio, dato il problema della siccità. Insomma, da un lato si vuole “correre”, testuali parole, nel realizzare un depuratore che sprecherà una moltitudine di acqua, e dall’altro si punta a risparmiare acqua e a mitigare la siccità.
Tutto questo, inoltre, ha luogo mentre il sindaco di Genova, Marco Bucci, anche sindaco metropolitano, ha in progetto di desalinizzare le acque del mare genovese e mischiarle a quelle del depuratore cittadino, per pomparle in Lombardia e Piemonte. Dove l’acqua scarseggia soprattutto in agricoltura, con il fiume Poesangue.
Una contraddizione che non sembra venire a capo di una soluzione meno costosa, ambientalmente meno impattante e soprattutto compatibile con la scarsità d’acqua. Si tratta di quella proposta dal Comitato no depuratore in colmata, il quale chiede la realizzazione di un depuratore in vallata per 7 degli 11 comuni coinvolti del progetto di colmata (Cogorno, Coreglia, San Colombano Certenoli, Carasco, Borzonasca, Ne’e Mezzanego). Soluzione che prevedrebbe il riutilizzo delle acque depurate tramite lo sversamento nel fiume Entella. Creando così un ciclo delle acque, oltre che più efficiente ed efficace, anche meno costoso (circa un terzo di quella della colmata).
In ultimo, dalla conclusione della riunione in Ato, i dubbi di orizzonte chiavarese sembrano aumentare. Perché, anche se ufficialmente nemmeno un euro di questi fondi dovrebbe andare al progetto del depuratore in colmata, l’attenzione resta massima, persino da parte degli amministratori locali. I quali, se gli interventi per combattere la siccità vanno realizzati, li desiderano nel proprio territorio e realmente efficaci, non solamente di labile interpretazione. “È pur vero che ufficialmente almeno una parte dell’acqua depurata a Chiavari verrebbe riutilizzata, quindi rientrerebbe nel contrasto alla siccità”, spiegano dall’ente. Facendo riferimento alla porzione estremamente minoritaria delle acque depurate che verrebbe destinata al lavaggio delle strade del lungomare e per le barche nel porto (porzione non ancora quantificata dal comune. Tenendo ben presente che tutti i marinai, esperienza vuole, sanno che da sempre le barche si lavano con l’acqua di mare).
A rassicurare sulla destinazione dei fondi, però, ci sarebbe l’elenco delle opere da finanziare (tuttavia suscettibile di variazioni) e la chiara distinzione degli argomenti, che nondimeno nei meandri della legge, potrebbe sfocarsi. “Ufficialmente non ci sono finanziamenti dedicati al depuratore”, bisbigliano da Regione. “Se poi nelle righe del decreto ci scappano, questo si vedrà in un secondo momento”, chiosano.
Come a dire, eventualmente se ne discuterà a giochi fatti. Esattamente nel pieno del modus operandi dedicato al depuratore in colmata.