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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cronache da Genova – Tigullio, la necessità di ricostruire il rapporto con il capoluogo

In un territorio fisicamente ma anche concettualmente arduo come il nostro, serve rifondare un’autostrada immateriale con Genova
Il progetto del Tunnel della Fontanabuona
Il progetto del Tunnel della Fontanabuona
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di FABRIZIO DE LONGIS

Cercare di misurare lo stato di salute delle strade che collegano il Tigullio Genova non è cosa facile. Non parliamo solo delle scalcagnate autostrade che ci costringono spesso a ore di coda fra un cantiere e l’altro, con annessi cambi di careggiata. E nemmeno della splendida vista che ci aspetta nel percorso lento e fascinoso dell’Aurelia lungo costa. 

Le strade che uniscono o separano il levante dal capoluogo sono oggi forse più immateriali che reali. Quindi la vera domanda che ci poniamo oggi è: siamo realmente collegati a Genova?

Quello che ‘Piazza Levante’ da tempo cerca di indagare e che sarà ripercorso nell’evento dei nostri cinque anni, venerdì 31 al Teatro Caritas, è un obiettivo a cui il territorio dovrebbe unirsi. Misurare lo stato di salute del Tigullio e cosa Genova potrebbe fare per il Tigullio e con il Tigullio, invece di dimenticarsene troppo spesso. Per poi riscoprire che esiste proprio solo quando diventa utile a Genova. 

Abbiamo indagato nelle settimane scorse come sia ripartito il potere di gestione del territorio, fra ComuniCittà MetropolitanaRegioneAto e via dicendo. Pesi e contrappesi che talvolta risultano completamente sbilanciati, come proprio nel caso dell’Ato, in cui, gioco forza, per un sistema di voto ponderato, senza Genova nulla si può fare e a Genova bisogna soccombere. Esempio chiaro e lampante, il caso del depuratore nella Colmata a mare di Chiavari. 

Ma allora realmente niente si può fare? Come i pendolari in attesa sulle banchine del treno, si è destinati alla sola direttiva di confluire a Genova? Per portare a Genova il buono e tornare a casa con quel che resta? 

Basterebbe misurare il fatto che per più di cinque anni il Tigullio non ha avuto un assessore regionale (caso più unico che raro), o che oggi vanti un silente e schiacciato vicesindaco metropolitano che proprio al Tigullio nulla sembra portare. 

Per non parlare del ciclico assorbimento dell’azienda di trasporti pubblici nel conglomerato genovese. O della gestione proprio delle acque oramai sognata nella già essiccata storia autonomista di Idrotigullio

Nei giorni scorsi è stato affrontato il tema della riapertura del tribunale di Chiavari. Ferita mai rimarginatasi e che, a distanza di meno di un decennio, in città ha lasciato evidenti effetti negativi. Ma il territorio è pronto a queste sfide? Per primi qui su ‘Piazza Levante’ abbiamo evidenziato che a fronte di una discussione sulla riapertura del tribunale, Chiavari doveva essere pronta con un progetto di accoglienza. Partendo proprio dagli spazi necessari. A che punto siamo? È stata costituita una commissione consigliare speciale, a cui si augura il migliore è più proficuo lavoro, c’è però da chiedersi perché un progetto simile non fosse stato già predisposto in precedenza e tenuto pronto nel cassetto. Forse per recuperare, nel frattempo, al civile, spazi direzionali che proprio per il tribunale sarebbero utili?

Sondando gli uffici e i corridoi di Regione e Città Metropolitana, la risposta che arriva sembra facile e preconfezionata. Cosa vuole un territorio che non misura un quarto della popolazione della sola Genova? Un territorio non sempre coeso e che da decenni si propone di fare sistema, per poi dividersi troppo spesso. Insomma, il Tigullio deve avere voce propria e unica o a Genova non ascoltano. Così pare chiaro. Altrimenti la sciagura di progetti come la famigerata Diga Perfigli, è dietro l’angolo. 

Perché le alternative sembrano poche o nulle. Le domande sono chiare. Come può il Tigullio vivere dietro spauracchio come quello della cancellazione di un Asl virtuosa? Magari a seguito di un progressivo smantellamento della sanità territoriale e depotenziamento degli ospedali. Oppure sentirsi rabbrividire lungo la schiena a sentire che un’opera come il Tunnel della Fontanabuona potrebbe vedersi sottratti fondi in favore del tunnel subportuale genovese per via degli extra costi. 

Il tutto in un’emorragia che vede chiudere presidi culturali storici come il Teatro Cantero, o l’assenza endemica di infrastrutture fondamentali come la fibra ottica per le periferie e l’entroterra. Infrastrutture e presidi senza i quali lo sviluppo ha da venire con grande difficoltà.

Temi che talvolta sono anche semplici paure o dubbi, ma che il trascorso degli ultimi anni ha insegnato, spesso siano più concreti che immaginari. E che quindi le paure siano legittime. Soprattutto quando si assiste troppo spesso ad una politica mista tra il remissivo e il compiacente, come oramai visto nel caso chiavarese del depuratore. 

Tutte domande che verranno poste al nostro sindaco metropolitano, Marco Bucci, presente venerdì al nostro quinto compleanno. Perché il successo che a Bucci va riconosciuto, con una trasformazione radicale, ma soprattutto concettuale, di Genova, deve diventare per il Tigullio un volano e non un rischio. 

In un territorio fisicamente ma anche concettualmente arduo come il nostro, serve rifondare un’autostrada immateriale con Genova che funga in due direzioni. Questo, sondando Genova e sondando il levante, sembra chiaro e lampante. E a farlo, sono i buoni intenti e la politica capace. E se portare a Chiavari su un tema simile, un sindaco metropolitano forte e deciso come Bucci, è un passaggio radicale. Se la buona impresa di successo, come il caso di Wylab, (che oltre a fare business ospita anche una voce libera come la nostra), si mette al servizio. Ora serve la controparte territoriale, bisbigliano da Genova.

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