di GIANTEO BORDERO *
Una storia di mare, d’amore e di vita. La storia di un uomo, Mosè Bordero, classe 1929, che circa quindici anni fa, sulla soglia dei suoi ottanta, decide di costruire da solo, in solitaria, un leudo di 18 metri. Per riuscire in questa sfida, per riuscirci solo ed esclusivamente ‘con l’aiuto di Dio’ e di nessun altro, Mosè inventa dal nulla una straordinaria tecnica innovativa che persino ingegneri navali inglesi vorranno toccare con mano, di persona, attraversando la Manica e giungendo fino a Casarza Ligure, dove il protagonista compie giorno dopo giorno la sua opera.
Nel corso degli anni la notizia si diffonde, la curiosità aumenta, arrivano le prime interviste, i primi servizi tv, i primi articoli di giornale. E arriva un giorno anche il piccolo Riccardo, che passando davanti all’area di lavoro del maestro d’ascia ne rimane incantato e chiede alla sua mamma Chiara di conoscere quello strano signore. È da questo incontro che nasce il docufilm ‘Con l’aiuto di Dio’, che presto potremo vedere sugli schermi di Sky e che è stato proiettato in anteprima stampa il 12 maggio a Sestri Levante nell’ambito del Riviera Film Festival e poi a Portofino lunedì 26 giugno nella splendida cornice della piazzetta.
Prodotta dalla Flying Donkeys di Vito D’Onghia e Chiara Fiorini (i genitori del piccolo Riccardo) con la regia di Nicola Bozzo, la pellicola ha vinto il bando Filse della Regione per il sostegno agli audiovisivi dedicati alla Liguria ed è stata realizzata anche con il contributo del Comune di Casarza Ligure, di ‘Splendido’ e ‘Splendido Mare’.
Un’ora, o poco meno, di emozioni e di parole intense, pesate e mai pesanti, di volti, di sguardi (come quello carico di tenerezza tra Mosè e la moglie Lidia dopo oltre 60 anni di matrimonio), di immagini mozzafiato di Riva Trigoso (e soprattutto del borgo di ponente), del suo mare, di Punta Manara, di quel golfo che si apre sull’infinito e verso l’infinito porta e proietta le sue storie.
Storie come questa di Mosè Bordero, della sua vita, delle sue vittorie ed anche delle sue sconfitte, da cui con coraggio, fede e determinazione e con l’amore e l’aiuto della sua famiglia egli ha saputo rialzarsi. Fino a questa grande sfida con se stesso, con il tempo e con la materia da cui le sue mani ed il suo spirito hanno tratto, pezzo dopo pezzo e ‘con l’aiuto di Dio’, questo leudo.
“All’inizio della mia opera – ha detto Mosè al termine della proiezione del docufilm a Portofino – in tanti mi prendevano per matto. E forse lo sono stato per davvero”. Ma non c’è nel mondo impresa grande che non nasca, in qualche modo, da quella che Erasmo da Rotterdam chiamava “visionaria follia”. Perché se è vero che la costruzione del leudo si è basata su precisi calcoli matematici e geometrici, è altrettanto vero che trattasi anche, e nel caso di Mosè soprattutto, di opera della forza interiore, la forza dell’animo e dello spirito. La forza di chi non s’arrende, la forza dell’amore e della passione che come il leudo solcano il mare della vita e della storia attraversandone le onde, i marosi e le tempeste e, ‘con l’aiuto di Dio’, raggiungendo la riva.
(* l’autore è nipote di Mosè Bordero)