Prosegue con questo numero di ‘Piazza Levante’ la nostra rubrica bisettimanale dedicata al progetto ScuolAscolta on air, ideato e promosso dalla psicologa e psicoterapeuta Erika Panchieri sulle frequenze di Radio Aldebaran: a ogni puntata un tema di attualità, declinato per insegnanti e famiglie. Appuntamento in Radio venerdì 4 novembre alle ore 9,50.
di ERIKA PANCHIERI *
A ScuolAscolta on air del 21 ottobre la domanda scelta è stata quella di una mamma che chiedeva come gestire al meglio il tempo dei compiti del figlio. Aiutare, affiancare o lasciare spazio all’autonomia?
Dobbiamo fare una riflessione che corre lungo tre binari: apprendimento, emozioni e famiglia.
Il momento dei compiti a casa è tanto fondamentale (solo facendo impariamo fino in fondo) quanto critico, facilmente diventa terreno fertile per tensioni e contrasti.
Già i figli piccoli, alla primaria, potrebbero arrivare alla scrivania pieni di paure ed insicurezza e ciò lascerebbe spazio al tentativo di evitare il compito. “Non ci riesco”, “non lo faccio”, “lo faccio dopo”, tutti modi di sottrarsi per timore di sbagliare. E, forse, di essere visto fallire dagli occhi di mamma e papà e, quindi, di deluderli.
La faccenda si complica poi con l’arrivo della (pre)adolescenza: in questa fase di vita quello che il figlio è chiamato a fare è raggiungere una propria identità personale. Per fare ciò deve ‘separarsi’ dal bambino che è stato ed affermare la propria unicità differenziandosi dai genitori. E quale modo migliore se non il conflitto, lo scontro? Ecco, quindi, che qualunque momento risulta quello giusto, svolgimento dei compiti compreso. Soprattutto se lo studio è un valore familiare, qualcosa che i genitori apprezzano e si aspettano, beh, ecco trovato un bel modo per far capire a tutti che nella classifica delle cose importanti lo studio è all’ultimo posto.
Le emozioni (l’ansia da prestazione su tutte) e le relazioni familiari, quindi, fanno da cornice all’apprendimento che di per se stesso può presentare criticità: il quadro, infatti, si complica se sono presenti difficoltà (o addirittura disturbi) a carico della capacità di apprendere.
E allora cosa fare?
Iniziamo con un affiancamento durante lo svolgimento dei compiti a casa fin da subito e trasformiamolo, a partire dalla quarta primaria, in accompagnamento alla ricerca del personale metodo di studio. Quest’ultimo, inteso come insieme di strategie di elaborazione delle informazioni e di apprendimento, non è uguale per tutti ma deve essere sartorialmente tagliato e cucito sui punti forti e deboli dello studente. Per esempio, se un bambino ha un approccio alle informazioni più di tipo visivo beneficerà dell’utilizzo di mappe concettuali e immagini, non certo di una modalità ‘leggi e ripeti’, anche se mamma e papà avevano sempre studiato così.
Questo accompagnamento, che può procedere per prove ed errori, diventerà poi una graduale conquista di una personale autonomia nello svolgimento dei compiti. Partendo dalla materia in cui lo studente si sente più comodo, piano piano si guadagnerà terreno e il genitore si sgancerà rimanendo solo il supervisore del lavoro svolto. Questa conquista graduale di autonomia è auspicabile si concluda entro la fine della scuola secondaria di primo grado, il perché sarà ormai chiaro ai più. Con l’adolescenza il giovane non vorrà più l’affiancamento dei genitori ma se, fino a quel punto, non sarà stato aiutato a farcela da solo, rischierà il crollo verticale.
Ultimo, ma non ultimo, dobbiamo ricordare che l’apprendimento va a segno meglio se immerso in un ambiente emotivamente e psicologicamente positivo: comprendiamo e ricordiamo meglio se siamo circondati da un buon clima e insieme a persone con cui abbiamo relazioni distese.
È importante, quindi, che lo studio (sia il momento dello svolgimento dei compiti a casa ma anche l’approccio a tutto ciò che è scolastico) sia terra libera da timore di giudizio, aspettative, rabbia e conflitto. E rimanga quello che dovrebbe essere: lo spazio per sperimentare e per conoscersi. All’inizio del percorso scolastico e nei momenti difficoltà è auspicabile essere accompagnati e sostenuti ma poi proseguire forti della possibilità di cavarsela da soli con un occhio agli adulti che ricambiano lo sguardo da lontano.
(* Psicologa, psicoterapeuta e ideatrice del progetto ScuolAscolta)