Come immaginiamo il centro storico di Chiavari? Ancora popolato dai chiavaresi e mantenuto nella sua originalità oppure trasformato come molte altre città italiane, comprese alcune della Riviera, in uno spazio quasi esclusivo per turisti? È un tema molto attuale e che ci piace approfondire, come ‘Piazza Levante’: dopo una prima riflessione nello scorso numero, a cura di Emilio Castelli, che ha raccontato la sua esperienza in prima persona, facciamo seguire altri punti di vista, all’insegna di quello che ci è sempre piaciuto fare: sollevare un confronto franco e animato. Oggi è la volta dell’architetto Enrico Pinna.
di ALBERTO BRUZZONE
Per favorire o, almeno, mantenere inalterata la quota di residenzialità, una città deve saper offrire trasporti e servizi ed essere realmente democratica sotto questo punto di vista. È il parere di Enrico Pinna, architetto genovese, che interviene nel nostro dibattito sul futuro del centro storico di Chiavari.
Proprio in questo numero parliamo della scelta da parte del Comune di Santa Margherita Ligure di avviare un censimento sulle seconde case, visto che questo dilagare viene definito “allarmante”. Sempre più le città turistiche sono lasciate dai residenti e diventano un luogo per le vacanze, soprattutto a seguito del fenomeno delle locazioni brevi. Chiavari, in questo senso, mantiene ancora una certa integrità, come Emilio Castelli ha rimarcato sul numero scorso di ‘Piazza Levante’, nel testo che ha dato il via al dibattito.
Ma adesso che cosa bisogna fare? Secondo Enrico Pinna, “non si può pensare di costruire parcheggi ovunque per agevolare i residenti, specie nei centri storici. Su tanti aspetti sottolineati dal signor Castelli sono d’accordo, non sul fatto che occorra costruire parcheggi”.
Come mai? “Anzitutto non si può andare a edificare sotto piazze storiche, oppure sostituire uno dei palazzi esistenti con un silos per auto. Non c’è lo spazio né il modo per fare a Chiavari un’operazione di questo tipo. Ma non è che senza parcheggi non ci sia vita, non bisogna farne un dramma, anzi”.
Pinna parla di “città europee dove si è capito che vanno incentivati altri mezzi rispetto alle auto. Quali? Anzitutto i treni e gli autobus (verso l’entroterra), che devono realmente funzionare ed essere sempre a disposizione. Purtroppo sulle infrastrutture noi accumuliamo ritardi su ritardi e la situazione della Liguria è anche peggiore rispetto alla media italiana. Si considera l’automobile l’unico modo per spostarsi perché storicamente nel nostro paese i trasporti funzionano male, oppure non funzionano proprio. È un discorso di mentalità. Basterebbe potenziare il servizio, creare una tariffazione favorevole e già, ne sono sicuro, il bisogno dell’auto si sentirebbe meno. Vanno studiate quelle politiche per disincentivare l’utilizzo dell’auto privata e occorre smettere di pensare che quella dei treni sia una partita persa. Più collegamenti e trasporti migliori sono una condizione essenziale per garantire e anche favorire la residenzialità. Chi verrebbe a vivere in un posto non collegato? Ma il problema, lo ripeto, non sono i parcheggi. Sono i collegamenti: devono essere ampi e frequenti”.
Basta questo? “No di certo. Se pensiamo a una città solo con ristoranti, bar e locali di vario genere, non favoriamo i residenti. Favoriamo i residenti se manteniamo o, meglio ancora, se potenziamo le scuole, gli uffici, gli ospedali. Servizi e trasporti: solo così i cittadini scelgono di restare e non vanno a finire da altre parti per motivi di lavoro, di formazione e di salute. Lo ripeto: non basta un parcheggio a risolvere la vita di chi vive in un bellissimo centro storico”.