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di NICCOLÒ MARTELLI *
Per la prima volta nella storia messicana, la persona incaricata di governare i prossimi anni non sarà un presidente ma una presidente. Lo scorso 2 giugno Claudia Sheinbaum, leader di Morena and Allies, è diventata infatti presidente del Messico, ottenendo più del doppio dei voti della sua avversaria Gálvez e quasi sei volte le preferenze del terzo candidato Máynez. Non è soltanto la prima donna a dover governare il Paese: è anche la prima figura presidenziale messicana di fede ebraica. È un aspetto non di poco conto, dato che circa l’89% della popolazione si professa di fede cattolica.
Claudia Sheinbaum è stata nominata presidente dopo avere ricoperto la carica di sindaca di Città del Messico da dicembre 2018 a giugno 2023 e dopo avere svolto vari ruoli nel campo della ricerca: Sheinbaum ha un dottorato di ricerca in ingegneria energetica e ha spesso trattato tematiche di sostenibilità nei suoi studi. I titoli non le mancano ma adesso Sheinbaum è chiamata a compiere un’altra impresa: governare uno dei Paesi più violenti e corrotti al mondo, dove sarebbero stati uccisi trentasette candidati alla presidenza durante le ultime elezioni e che conta più di centoquaranta vittime tra i giornalisti da inizio secolo.
Le sfide che la nuova presidente dovrà affrontare sono molto delicate. La coalizione di Sheinbaum ha appena ottenuto la maggioranza dei due terzi alla Camera ma non al Senato. Se avesse avuto la maggioranza in entrambi gli organi di governo, Sheinbaum e i suoi alleati avrebbero potuto apportare da soli modifiche alla costituzione. La violenza dilaga e le attività dei cartelli messicani continuano a rappresentare la vera minaccia del Paese, per quanto Sheinbaum abbia già dimostrato di poter ottenere risultati positivi durante il suo mandato da sindaca di Città del Messico: lo scorso anno, nel solo stato di Guanajuato (abitato da poco più di sei milioni di persone) sono stati uccisi circa sessanta poliziotti, più che in tutti gli Stati Uniti. Il presidente messicano uscente, Andres Manuel López Obrador, ha sempre suggerito alle città di scendere a patti con i cartelli locali invece di adoperarsi per sconfiggerli. Le misure proposte da Obrador hanno però portato a un aumento delle vittime nella polizia lo scorso anno, per quanto questi affermi il contrario.
Gli oppositori politici di Sheinbaum ritengono che la nuova presidente svolgerà il suo incarico senza introdurre nessuna novità ma limitandosi a portare avanti le politiche e le idee di Obrador. Sheinbaum aveva fatto la segretaria dell’ambiente dal 2000 al 2006 per Città del Messico, quando il sindaco era proprio Obrador. Il terreno di gioco su cui Sheinbaum è chiamata a giocare la sua partita è piuttosto fragile: portare avanti le sue promesse elettorali e allo stesso tempo mantenere e consolidare il lascito di Obrador, figura molto discussa e polarizzante che ha tuttora un’influenza notevole nel partito Morena e che Sheinbaum si è guardata bene dal criticare in campagna elettorale.
Un tema che sarà fondamentale e che ricoprirà un ruolo chiave nello sviluppo economico e sociale messicano sarà quello dei rapporti con gli Stati Uniti. Sotto la guida del predecessore Obrador, i rapporti di cooperazione tra i due Stati sono peggiorati. Uno dei progetti di Sheinbaum è invece quello di costituire una nuova agenzia di intelligence per avere informazioni più dettagliate per coordinare al meglio il Paese a livello locale e statale. Sul fronte migratorio, Sheinbaum continuerà a collaborare con il presidente Biden per incentivare i suoi cittadini a non lasciare il Paese e contribuirne alla crescita: dal 2000 al 2020 quasi un milione di persone da tutto il mondo si è trasferita infatti in modo permanente in Messico. Un altro punto in comune con l’amministrazione Biden è l’investimento nel settore delle energie rinnovabili, in forte contrasto con Obrador che aveva sempre prediletto fonti fossili: le fonti rinnovabili permetterebbero all’economia messicana di crescere e di essere partner degli Stati Uniti nella sfida al cambiamento climatico che vede in Sheinbaum una forte alleata. Negli ultimi anni il Messico ha anche intensificato i rapporti commerciali con la Cina e sarà compito di Sheinbaum garantire che questo legame non intacchi negativamente quello con gli Stati Uniti.
La vittoria schiacciante di Claudia Sheinbaum rappresenta dunque un importante bivio per la storia messicana: da una parte c’è la possibilità di vivere questo mandato all’ombra di Obrador, senza incidere in alcun modo sulle politiche nazionali e sui rapporti internazionali, continuando a stringere accordi con i cartelli, incentivando l’emigrazione dal Paese e favorendo l’utilizzo dei combustibili fossili rispetto alle energie pulite. Si presenta però un’altra strada, decisamente più rosea per la prima donna presidente e per il Paese che ha da poco festeggiato i duecento anni di indipendenza: governare per migliorare la sicurezza del Messico e la libertà di stampa, stringere forti accordi commerciali con gli Stati Uniti e altri potenziali alleati, investire sulle energie pulite per accedere a nuovi mercati e accrescere il benessere dei cittadini.
(* Bachelor’s Degree in Business Economics at Università degli Studi di Firenze. Master’s Degree at Milan Università Cattolica del Sacro Cuore. Fellowship at the Robert F. Kennedy Human Rights in New York City – Collaboratore di ‘Jefferson – Lettere sull’America’)