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Chi di causa ferisce… di causa perisce. Le disavventure legali del Comune di Chiavari che costano migliaia di euro ai cittadini - Piazza Levante

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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Chi di causa ferisce… di causa perisce. Le disavventure legali del Comune di Chiavari che costano migliaia di euro ai cittadini

L’ultimo caso riguarda la sentenza da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che accoglie il ricorso presentato dalla Città Metropolitana proprio contro Palazzo Bianco
Il centro storico di Chiavari con la Cittadella e il Comune in primo piano
Il centro storico di Chiavari con la Cittadella e il Comune in primo piano
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(r.p.l.) Chi di causa ferisce… di causa perisce. Viene da attaccare così questo articolo, e soprattutto viene da pensare così, di fronte allo spreco di risorse pubbliche attuato dal Comune di Chiavari in procedimenti legali che si risolvono in sconfitte. Sarà un caso che il sindaco Federico Messuti è un avvocato? Sarà un caso che il presidente del Consiglio Comunale, Antonio Segalerba, è un avvocato? L’adire alle vie legali o ritrovarsi coinvolti in procedimenti legali sembra proprio un tema ricorrente della loro amministrazione. Peccato che non sempre vada per il verso giusto, anzi.

È ben noto, purtroppo, il discorso della diffamazione ai danni della funzionaria della Soprintendenza ai tempi del blocco del cantiere in via Delpino: quelle frasi, scritte su un cartello da una mano che continua a rimanere anonima (nonostante le ripetute richieste di chiarezza da parte delle opposizioni in Consiglio Comunale), sono costate una condanna in primo grado confermata anche da una condanna in secondo grado, per un totale di quarantacinquemila euro che potevano essere risparmiati, se solo si fosse usata più continenza e, decisamente, un maggiore buon senso.

Ma non finisce qui. L’ultimo caso del Comune di Chiavari sconfitto in tribunale (di tutto questo la propaganda di Palazzo Bianco si guarda bene dal comunicare alcunché) riguarda la sentenza da parte del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che accoglie il ricorso presentato dalla Città Metropolitana proprio contro Palazzo Bianco.

Secondo questo verdetto, il Comune non aveva nessun diritto a opporre il proprio diniego rispetto all’inizio dei lavori di messa in sicurezza degli argini dell’Entella. Il conto sono undicimila e cinquecento euro a carico dei cittadini e il Comune ha rinunciato al ricorso in Cassazione, come fatto notare dal consigliere comunale di minoranza Nicola Orecchia, che su tutto questo commenta: “Il Sindaco si rende conto solo ora di aver portato avanti un’inutile e illusoria prova di forza che ci ha fatto perdere ulteriore tempo prezioso per la messa in sicurezza del territorio e denaro pubblico a carico dei cittadini, che potevano essere impiegati più proficuamente”.

Secondo Orecchia, la Giunta non ha voluto più portare avanti le proprie ragioni, “facendo come nella canzone di De Andrè: ‘si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità’”. Ma, ricorda il consigliere, “la politica non si fa nelle aule dei tribunali, ma dialogando costruttivamente con le istituzioni competenti (Città Metropolitana e Regione)”.

Anche perché, alla fine, nei tribunali capita di perdere, come accaduto in questo caso e come accaduto nel caso della funzionaria della Soprintendenza: “Anche qui la Giunta Messuti ha rinunciato a ricorrere in Cassazione. Sono contento che si siano risparmiate nuove e inutili spese legali a carico del Comune, anche se avrei preferito che nell’ultimo Consiglio Comunale fosse venuto fuori il nome dell’autore di questo cartello. Ma alla mia domanda diretta, il presidente del Consiglio, Antonio Segalerba, nel totale imbarazzo, ha fatto scena muta, mentre il Sindaco ha scelto di continuare a coprire il vero responsabile, lasciando così nell’anonimato chi dovrebbe pagare, al posto dei cittadini chiavaresi, i quarantacinquemila euro di danni e spese legali”. 

Quarantacinquemila di qua, undicimila di là, ed ecco che il conto arriva a quasi sessantamila euro, solo per citare gli ultimi due casi. Il sindaco Messuti sostiene: “Secondo i legali del Comune, un eventuale ricorso non avrebbe avuto nessuna speranza di accoglimento in Cassazione. Continueremo a vigilare che i lavori vengano eseguiti seguendo le regole e con il minor disagio possibile alla città. Se ci sono questi lavori, è colpa del consigliere Orecchia e dell’amministrazione Levaggi”. Peccato che proprio Palazzo Bianco avesse promesso di “intraprendere tutte le azioni possibili in ogni sede opportuna per dichiarare illegittima e priva di titolo edilizio la realizzazione della Diga Perfigli”. Non solo il Comune ha fatto un buco nell’acqua, ma ci rimette pure dei soldi.

Qualcuno avrà voglia di spiegare tutto questo ai cittadini? Intanto, i grattacapi non sono finiti, come ricorda anche l’ex candidato sindaco Davide Grillo. “Quando uscì la notizia che il Festival della Parola sarebbe stato rimpiazzato dal Festival di Chiavari, mi accertai che i domini Internet fossero stati acquistati in maniera tale da poterli sfruttare per la promozione dell’evento ma, con mia grande sorpresa, mi accorsi che questo non venne fatto. Allora a mie spese acquistai il dominio e annunciai di volerlo donare gratuitamente al Comune: questo per evitare che qualcuno potesse approfittarsene. La notizia di oggi è che il nuovo Festival prenderà il nome di ‘Giornate di Chiavari’: come allora ho fatto le stesse verifiche e anche questa volta il dominio risultava libero e l’ho acquistato, sempre per tutelare gli interessi della città”.

Grillo domanda: “Come si può mettere le basi per un festival su cui verranno investiti più di centomila euro l’anno senza prima essersi affidati a dei professionisti che ne curino fin da subito l’immagine e la promozione? Non è bastato perdere il marchio Festival della Parola su cui si sono investiti centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici? Speriamo che il prosieguo sia meglio dell’inizio e ribadisco la mia volontà di donare gratuitamente il dominio e le pagine social (anch’esse prelazionate da me) alla mia città”. Ancora soldi pubblici, ancora un’attenzione non completa. Come reclamerà i domini il Comune di Chiavari? Magari facendo causa? Chi vivrà, vedrà… 

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