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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cercasi allevatori disposti a investire sulla Razza Cabannina: quando la Liguria non è solo turismo e seconde case

Nasce l’esigenza di trovare nuove figure in grado di scommettere sull’entroterra: “Ci vogliono più persone che si distribuiscano nel territorio dell’Appenino”
Cercasi allevatori che abbiano la volontà di dedicarsi alla mucca Cabannina
Cercasi allevatori che abbiano la volontà di dedicarsi alla mucca Cabannina
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di ALESSANDRA FONTANA

Vivere di agricoltura e farlo ripopolando i paesi dell’entroterra non è un sogno ma una possibilità. Le prove ce le forniscono non soltanto gli imprenditori (grandi o piccoli) che scelgono di investire lontano dalla costa, ma anche i gruppi come l’APARC, l’Associazione Produttori Allevatori Razza Cabannina. Organizzazione no profit che addirittura è alla ricerca di nuovi allevatori disposti ad investire su questo tipo di razza. 

La Liguria non è solo turismo e seconde case ma molto, molto di più. Lo sa molto bene Simone Azaghi, vice-presidente APARC: “L’entroterra va sempre più velocemente verso lo spopolamento, anche se viviamo in un’epoca in cui la volontà di tornare in campagna c’è ma bisogna ammettere che ci sono anche diverse difficoltà”, ammette. Ed è qui che può entrare in gioco la razza Cabannina: “Che fa da trait d’union fra l’esigenza di locali e attività che vogliono raccontare la propria terra e lo stesso territorio che trova in essa una materia prima perfetta. La Cabannina ha bisogno di poco per nutrirsi ed è una razza che si è sviluppata su questo territorio”.

Le definizioni per questo tipo di vacca sono tante e Azaghi usa tutte quelle più calzanti: “Frugale, rustica, robusta e tenace proprio come noi. Questa è una razza che si ammala pochissimo, può stare sempre libera e all’aperto tutto l’anno. Mangia poco, non fa grandi produzioni ma tutte di qualità”. Lavorare sulla qualità invece che sulla quantità potrebbe essere la chiave per andare avanti: “Stiamo cercando nuovi giovani perché il mercato sta richiedendo tanto e le vacche sono ancora poche, circa cinquecento, ma non si può chiedere di aumentare i capi agli allevatori che già le possiedono”. 

Nasce da qui l’esigenza di trovare nuove figure in grado di investire nell’entroterra: “Ci vogliono più persone che si distribuiscano nel territorio dell’Appenino e comincino a fare questo lavoro”. Un lavoro che comprende inevitabilmente anche prendersi cura del territorio come sottolinea Azaghi che rispedisce al mittente le critiche sul presunto inquinamento creato dai bovini: “I pascoli creano biodiversità”.

Il sogno è quello di creare lavoro, prodotti di qualità e ripopolare i paesi tragicamente vuoti: “Chi lavora bene puntando sulla qualità riesce a vivere di questo mestiere” assicura Azaghi che oltre ad avere l’Agriturismo Il Filo di Paglia a Carro, è anche il referente degli allevatori del Presidio Slow Food razza bovina Cabannina.

L’APARC è appunto un gruppo di persone che vive con impegno la dura vita di collina e di montagna: “Siamo prima di tutto custodi dei nostri animali e del nostro territorio. Alleviamo bovini di razza cabannina perché siamo innamorati dell’idea di tutelare una razza indigena, adattatasi sui pendii del nostro Appennino Ligure nel corso dei secoli. Alcuni di noi trasformano direttamente le carni ed il latte nei propri laboratori, ottenendo degli ottimi salumi e formaggi, che portano dentro di sé i profumi ed i sapori dei pascoli”.

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