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Giovedì 11 dicembre 2025 - Numero 404

Un secolo di storia senza mai fermarsi: i cento anni della Calvarese saranno festeggiati nei prossimi mesi. Dondero: “Speriamo di far bella figura”

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di DANILO SANGUINETI

Il secolo di storia in un’epoca dove un decennio vale quanto un’era geologica, è un’eternità. A raggiungere, e si spera a superare, i cento anni di attività sono state in poche nel calcio del Levante: Entella, Sestri, Lavagnese, Rapallo e Sammargheritese. Adesso tocca alla Calvarese, che tra dieci mesi, nell’agosto del 2023, spegnerà la torta con sopra cento candeline.

È la prima società a farlo tra le ‘piccole’, i club dell’entroterra che per evidenti fattori socio-economici, sono sempre stati a traino delle big della costa. La forza tranquilla del club biancorosso le ha permesso di superare indenne periodi di crisi e rivoluzioni nei regolamenti come nella organizzazione dei tornei dilettantistici. Non ha mai toccato i vertici delle categorie pure, si è barcamenata tra Seconda e Promozione, senza grandi sbandate e svolgendo un’opera meritoria nel forgiare diverse generazioni della Fontanabuona grazie a un settore giovanile da sempre considerato il suo fiore all’occhiello. Un vivaio nel quale è stato scovato qualche talento andato poi a ‘laurearsi’ nei settori delle società ‘pro’ della costa.

Il vessillo della resiliente Calvarese viene alzato a pieno diritto dal presidente onorario Mariano Torre, che ha percorso quasi metà della strada secolare, dagli anni Settanta ad oggi il perno attorno al quale hanno ruotato dirigenti e tecnici, giocatori e simpatizzanti. Catalizzatore delle energie necessarie a tenere viva la fiaccola. Non poteva essere che lui a ricevere il premio della Figc – a Roma sabato 24 settembre – per la pluriennale attività come dirigente di società calcistica.

La storia della Calvarese inizia il 12 agosto 1923. Persone coraggiose quelle che decisero di dar vita a un club calcistico in un borgo valligiano, dove tutti, dai 10 agli 80 anni, fanno i contadini, con le case spopolate di maschi prima dalla guerra e dopo dall’ultima ondata migratoria verso le Americhe. Il fulcro della nascente società sportiva fu Felice Torre, zio di Mariano, il continuatore della sua opera. Il primo presidente 12 mesi dopo dovette lasciare il paese natio in cerca di fortuna ma lasciò una creatura già robusta che resistette alla perdita del primo campo da calcio e allo sconquasso della Seconda Guerra Mondiale.

L’area da gioco era diventata una rimessa per il legname e la squadra locale dovette fermarsi per mancanza di ‘forza lavoro’ risucchiata nel turbine della guerra e del dopoguerra. Ma l’Italia risorgeva e la Fontanabuona faceva la sua parte. I Torre comunque rimasero una presenza costante negli annali biancorossi. E nel 1958 la figlia di Felice, Norma, era lì a presenziare alla rinascita del club, mentre presidente era Giovanni, padre di Davide, con cerimonia tenuta sul nuovo campo, inaugurato il 4 novembre 1957 – quello che dopo tante trasformazioni è ancora lì ad ospitare tutte le gare casalinghe dei biancorossi – stadio dedicato a Francesco Marchesani, indimenticato vescovo della Diocesi chiavarese, proprietaria del sito dove sorgeva l’impianto sportivo.

La prima avversaria della Calvarese in amichevole sul terreno di casa fu il Bacezza, una delle società che figurano nell’albero genealogico della Virtus Entella, a segnare una vicinanza tra costa e valle mai interrotta nel corso degli anni. Dagli anni 60 a oggi la Calvarese non si è più fermata. Abbarbicata al Marchesani, ampliato, ammodernato, con sforzi ciclopici per le energie del paese, e ricorrendo anche agli amici trovati negli anni. Come quando nel 1982 per ottenere l’omologazione da parte della Figc e partecipare a una categoria più alta occorreva dotare il campo Marchesani di spogliatoi più grandi e funzionali. Si risolve facendo arrivare dal Friuli i container usati come alloggi provvisori dopo il terremoto del 1976. I ‘furlan’ non avevano dimenticato la generosità valligiana, quando donarono materiali e utensili per aiutare la ricostruzione delle loro terre, e vollero mostrarsi altrettanto magnanimi. Oggi la Calvarese ha ripreso slancio grazie all’ingresso di tanti giovani dirigenti e per merito della fusione con il Cornia Calcio che ha voluto trovare con i cugini una giusta soluzione per il futuro e soprattutto cercare di non rendere vani i sacrifici in tanti anni di attività.

Non c’è stata la nascita di una nuova terza società, bensì l’incorporazione del Cornia Calcio nella USD Calvarese 1923. Oggi ci si prepara al campionato di Prima Categoria. E si guarda a un settore giovanile che torna a fiorire dopo la siccità di due anni di pandemia.

Fabio Dondero, l’attuale presidente, è tesserato, giocatore, tecnico, dirigente della ‘Calva’ da oltre 30 anni (tesserato a 10 anni, ha appeso le scarpe al chiodo a 42 anni…) incarna lo spirito biancorosso; il direttore generale Andrea Piazze, idem. Chi entra nel club lascia sempre un pezzo di anima da queste parti. Il Centenario verrà celebrato con questo spirito. Darà una mano per le celebrazioni il comune di San Colombano Certenoli. I padri putativi della nuova generazione di biancorossi, Davide e Mariano Torre, saranno al fianco di Eraldo Torre, figlio di Davide, presidente della Polisportiva U.S. Calvarese – la casa madre che raggruppa anche le sezioni bocce e atletica leggera – nel garantire la riuscita dei festeggiamenti. Il calendario prevede festeggiamenti a novembre per ricordare l’inaugurazione del campo Marchesani, la rinascita della società dopo la Guerra. Sempre a novembre si terrà una mostra con i cimeli storici del club.

Il padrone di casa sarà il presidente Dondero che chiosa: “Intanto con la prima squadra speriamo di rendere onore al Centenario disputando un campionato di Prima Categoria importante, migliorando il terzo posto della scorsa stagione”. È una mezza promessa: “Aspiriamo alla promozione in Promozione, sarebbe bello festeggiare il secolo di storia con il salto di categoria”.

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