di NICOLA PEIRANO *
Il 14 settembre a Genova, presso il Cinema Sivori, si è tenuta la prima nazionale di Goffredo e l’Italia chiamò del regista Angelo Antonucci. Al film ha preso parte anche Lorenzo Crovo, classe 2002, giovanissimo e promettente attore chiavarese. Un’occasione importante per un ragazzo cresciuto nel Tigullio, che sta iniziando a muovere i primi passi nel mondo del cinema. La passione di Lorenzo per la recitazione è nata in seguito a un provino per il film Principe Libero, lungometraggio incentrato sulla figura di Fabrizio De André. Lorenzo ha partecipato alla selezione un po’ per caso, quando non studiava ancora per diventare attore. In seguito, ha deciso di frequentare le lezioni di teatro organizzate dalla sua scuola, il Liceo Linguistico G. Da Vigo, un’esperienza ‘amatoriale’ ma ‘illuminante’ che lo ha spinto a intraprendere con maggiore convinzione questo percorso, partecipando prima al corso T.I.M.E.U.P. dell’insegnante Mercedes Martini e poi entrando al Teatro Nazionale di Genova.
Sul grande schermo, Lorenzo recita la parte di Carlo Montecchiesi, l’amico del protagonista, un Goffredo Mameli interpretato da Emanuele Macone, affiancato da altri attori di fama internazionale come Stefania Sandrelli, Maria Grazia Cucinotta e Vincent Riotta. Di Mameli il film racconta le vicende più significative, dal 1835 quando è ancora bambino al 1849, anno in cui muore prematuramente. Figlio di un ammiraglio e di una marchesa, Goffredo dimostra presto di avere un talento letterario non comune e di possedere uno spirito patriottico che spesso lo mette in conflitto con il padre. Nel 1847, a soli vent’anni, scrive il ‘Canto degli italiani’ che diventerà il nostro inno nazionale, accompagnato dalla musica del compositore genovese Michele Novaro. Goffredo è un ragazzo ribelle, non solo un ‘romantico’ dai grandi ideali che esprime la sua vocazione attraverso l’arte, ma anche un uomo d’azione che partecipa alla lotta politica. Nel marzo 1848 prende parte alle Cinque Giornate di Milano e l’anno dopo a Roma viene ferito in battaglia dalle truppe francesi. Un mese dopo muore tra le braccia di Adele, l’unica donna che lo abbia mai amato. Goffredo e l’Italia chiamò racconta infatti anche il lato privato del protagonista, non solo l’amicizia col personaggio interpretato da Lorenzo Crovo, ma anche le storie d’amore, spesso infelici. Prima Goffredo si innamora di Geronima, una ragazza che però viene costretta dalla sua famiglia a sposare un uomo ricco ma molto più anziano. Poi incontra Jeanne, con cui arriva presto a una rottura, e infine trova il vero amore in Adele che però, pur disposta a seguirlo ovunque, è sposata con un altro uomo.
Punti di forza del film di Antonucci, che lo ha scritto insieme a Ekaterina Khudenkikh, sono la ricerca storica e la ricostruzione degli ambienti, entrambe molto dettagliate, all’interno di un impianto narrativo che non è molto distante da un classico biopic. La narrazione punta perciò più sull’accuratezza biografica, privilegiando l’adesione alle fonti e trattenendo le emozioni e i conflitti, che non sempre esplodono sullo schermo ma restano a volte più in sordina. Tra i testi storici studiati, alcuni rari e ricercati, ci sono gli ‘Scritti editi e inediti’ di Mameli e una serie di biografie che hanno aiutato a far sì che il film fosse il più possibile fedele alla storia del protagonista. Un lavoro minuzioso che ha permesso, inoltre, di rendere attendibili e aderenti al contesto storico i dialoghi, le espressioni e i modi di dire. Come sottolineato dallo stesso regista, nella sceneggiatura è stata data particolare attenzione al ritmo della scrittura cercando di ottenere un giusto equilibrio tra i momenti di vita personale del protagonista e quelli in cui il giovane patriota si confronta con la situazione politica del tempo. Nella storia poi sono stati inseriti, oltre ai personaggi realmente esistiti, altre figure di fantasia che entrano in simbiosi con i primi, per rendere la narrazione ancora più coinvolgente e appassionante.
Il film offre quindi un ritratto inedito di un personaggio storico un po’ marginale ma di grande fascino, di cui il grande pubblico sa poco perché la nostra cinematografia in passato si è concentrata più su altre figure legate al Risorgimento. Mameli infatti era apparso solo recentemente nella fiction su Anita Garibaldi del 2012, e in maniera fugace nel film di Luigi Magni del 1990 In nome del popolo sovrano.
(* Sceneggiatore per il cinema e per la televisione)