di DANILO SANGUINETI
‘Ha da passà ‘a nuttata’. E avremo diritto a una mattinata alla Leoncavallo. Che cosa di meglio per ritemprare la mente e il fisico di una puntata a Casa Balsamo, che a Campori assicura il nirvana tra una piana di foraggio e un prato di erba medica.
Casa Balsamo B&B è stata partorita nel 2008 da quell’incredibile personaggio che risponde al nome di Bruno Balsamo. Chiavarese, un carattere irrequieto che in sessant’anni gli ha fatto attraversare diverse vite, da grande promesse del calcio ad avventuriero nel senso buono della parola, un po’ esploratore un po’ turista del Continente Nero, poi pranoterapeuta ed ora anfitrione di un struttura ricettiva inventata dal nulla o quasi, ristrutturandola interamente con le sue mani, sostenute da quelle dei figli Theo e Noah, altri due artisti che si sono messi senza esitazioni sul sentiero tracciato dal padre.
Bruno è un affabulatore che non teme confronti, ha doti da showman che gli avrebbero potuto aprire le porte di grandi palcoscenici, solo se ne avesse avuto costanza. Dal buen ritiro invernale nel Veronese attende insieme alla sua compagna il ritorno della bella stagione e, naturalmente, la fine dell’emergenza coronavirus, per tornare in Riviera e riaprire i battenti di Casa Balsamo.
La descrizione di come gli venne l’ispirazione per aprire il Bed&Breakfast vale… il prezzo del biglietto: “Più o meno era il 2008, ero rientrato dall’Africa, provai la necessità di trovarmi un rifugio in mezzo alla natura, dove potermi rilassare ma anche dare sfogo alla mia fantasia e alle mie tante passioni. Mi misi alla ricerca del posto adatto, mi ricordo che andai a vedere più di 30 edifici in diversi posti del nostro Appennino e non trovavo niente che mi convincesse. Un giorno capitai a Campori e vidi proprio ai bordi della strada (la Provinciale 586) un edificio a tre piani. Io sono un pranoterapeuta e perciò particolarmente sensibile a queste cose: quando entrai in questa casa, sentii una forte energia positiva e me ne innamorai”.
La casa ha circa 250 anni ed era disabitata e abbandonata da circa 30. “Gli anziani del posto la chiamano a Ca’ Vegia (la Casa Vecchia) e mi hanno confermato la sua buona onda raccontandomi che, durante la guerra, era proprio qui che si ritrovavano tutti per svagarsi un po’ e, quando potevano, a far festa”.
Come se le sue pietre potessero scacciare l’influsso negativo delle bombe, gli spari, i Nazisti e il Male che imperversava per le nostre colline. La prima preoccupazione di Bruno è stata quella di metterla in grado di ospitare i turisti ma senza snaturarne le antiche virtù: “Io e i miei figli, Noah e Theo, abbiamo lavorato con fervore per ridarle vita senza snaturarne lo stile, con un attento restauro conservativo”. Guarda il lato economico, era solo una parte del progetto e neppure quello decisivo: la famiglia Balsamo si è preoccupata soprattutto di metterla a disposizione, affinché anche altre persone possano continuare a godere del suo fascino e della sua energia.
Nel 2011 apre ufficialmente il Bed&Breakfast dalla vocazione particolare. Più che un ostello un’accademia. “La nostra idea è quella di creare qui anche un centro didattico per promuovere e sostenere lo spirito d’iniziativa. In pratica, i nostri ospiti potranno beneficiare della nostra esperienza e delle nostre capacità per imparare ad usare le mani, sia cimentandosi in attività più artistiche e creative come mosaici in pietra o restauri in legno, sia imparando nozioni di base di idraulica, meccanica e quant’altro. Tutti i lavori che sono stati fatti nella casa sono infatti stati realizzati interamente da noi, che saremmo felici di trasmettere il nostro sapere a tutti coloro che avessero voglia di imparare e che non hanno mai avuto occasione di farlo”.
Insomma, una scuola di arti e mestieri… tutta da vivere! “Non si viene a Casa Balsamo per spaparanzarsi sul prato o su uno dei nostri terrazzi. Offriamo ogni comfort però vogliamo ritemprare anche lo spirito, non solo rilassare il corpo”.
La scenografia naturale comunque aiuta: situata nell’Alta Vallesturla, è nel cuore del Parco Naturale dell’Aveto. Immersa nel verde dell’Appennino Ligure, ha come quinta naturale la cima più alta della regione (Monte Maggiorasca) e allo stesso tempo ha il mare raggiungibile in una mezz’ora con auto o bus (Chiavari, Lavagna e Sestri Levante sono le località balneari più vicine ma anche Portofino e le Cinque Terre sono facilmente raggiungibili).
Il ‘maestro’ Balsamo snocciola le altre possibilità: “Il nostro territorio offre diverse possibilità di escursioni: palestre di roccia, percorsi per MTB e cicloturismo, visite ai laghi (Giacopiane e Malanotte), passeggiate e tanto altro ancora. Ci troviamo in un territorio di natura ancora incontaminata, ma siamo anche vicinissimi al mare, alla parte alpestre della montagna, oppure c’è da visitare la vicina Val Graveglia, la valle delle miniere, ricchissima dal punto di vista geologico, e non solo… Il fiore all’occhiello è la Miniera di Gambatesa, un’importante miniera di manganese visitabile a bordo del trenino dei minatori. E poi l’Indian Forest. O il Centro Anidra”.
Tocca stopparlo altrimenti il suo elenco surclassa la guida delle attrazioni di Roma o un’altra grande città. “Concedetemi di aggiungere che comunque le attrazioni maggiori le abbiamo all’interno di Casa Balsamo. Il lungo restauro conservativo interamente fatto dalle nostre mani, il calore del legno e della pietra di cui è interamente fatta la struttura sono una gioia per gli occhi. Abbiamo camere matrimoniali e singole con in più la ‘piccionaia’, intima e accogliente mansarda per quattro persone. Oltre alle camere la struttura dispone (all’interno) di un grande salone comune, cucina, servizi igienici (6) e due terrazzi. All’esterno, invece, offre a tutti gli ospiti la possibilità di utilizzare un ampio giardino munito di barbecue, forno a legna e grotta in pietra per cucinare l’asado. E ci sono le creazioni di mio figlio Noah, quelle che realizza nella sua bottega ‘La Officina Genuina’: potete vederlo all’opera mentre progetta e realizza arredi su misura per locali e ristoranti, grafica, tappezzeria, progettazione di interni. Così, vedete, consigliate, collaborate, espandete la vostra mente”.
Nel frattempo, per non rimanere troppo a corto di invenzioni mirabolanti, Bruno ha preparato per la prossima riapertura la ‘capanna mongola’: “Nei miei giri avevo apprezzato questo tipo di tenda-casa che riunisce sotto di essa interi nuclei familiari che dormono, mangiano, lavorano in un unico ambiente senza divisioni”.
Insomma, una via di mezzo tra un Kibbutz, un Ashram e la Bauhaus. Se non lo trovate originale e irresistibile, siete degli irriducibili tipi normali.