di DANILO SANGUINETI
Va bene, mangiare con le onde radiotelevisive, come sosteneva Benigni di cinquant’anni fa in un celeberrimo monologo sulla (allora) spiazzante “TeleVacca”, non sarà impresa semplice ma opera meritoria sicuramente sì. Ci riescono contro ogni previsione (comprese le loro) un gruppo di trentenni o poco più di Rapallo, volti e voci dietro un piccolo fenomeno di costume (in rapida espansione): “Carega Web Radio”.
A volte chi vuole fare impresa fa ridere senza volerlo, loro facendo ridere sono stati capaci di erigere qualcosa di “libero ma libero veramente” come hanno messo nelle loro pagine social omaggiando il padre nobile Eugenio Finardi e in un solo decennio farlo diventare qualcosa di importante usando pochissimi mezzi e sfruttando con grande lungimiranza le potenzialità, da queste parti ancora in gran parte sconosciute se non colpevolmente ignorate, della Rete. Hanno capito che si poteva usare lo stesso atteggiamento fintamente disincantato, ma in realtà avendo il polso della situazione, conoscenza del territorio e voglia di farsi conoscere, del periodo d’oro delle Radio Libere.
Un revival degli anni Settanta mischiando all’approccio scanzonato una gestione rigorosa del proprio spazio. Così facendo Samuel “OnlyMummu” Foppiano, 38 anni, ha prima cooptato un pugno di amici e volenterosi e poi allargato il discorso fino a farlo diventare una vera e propria attività. Il direttore di Carega Web Radio meriterebbe uno spazio apposito. Tecnico specializzato in una ditta di impianti termici nei “ritagli” di tempo wrestler (nome da battaglia Grayson Samy), organizzatore di eventi e direttore artistico della radio. Una volta accertato che non si è clonato e che non intende seguire la strada di Vitangelo Moscarda, ecco come racconta la nascita di Carega.

“Ero stato chiamato a fare lo speaker a un torneo di calcio amatoriale. Non sapevo niente delle squadre e quindi andai a ruota libera inventandomi di tutto per un intero pomeriggio. Tornando a casa pensai ‘e se lo facessi anche online con amici?’. Coinvolsi Alessandro Neri, Alessio Raggi, Sara Canducci, Anita Sturlese, Jessica Riccetti. Era il 2015, iniziammo a parlare ad un microfono, artigianale, ad usare cuffie amatoriali, a ballare in una piccola stanza sulle note delle canzoni scelte”.
Oggi quella piccola stanza è stata “molto” ampliata. “Di quei tempi eroici è rimasto solo ciò che conta: quasi tutti i fondatori, ai quali si sono aggiunti Emanuele Valsensi, Christian Caniggia ed un’altra decina di collaboratori, e il nome. Che scegliemmo al volo: ci faceva ridere unire l’inglese ad un termine tipicamente genovese, delle nostre parti come Carega, quella sulla quale sedevamo per ore. All’inizio solo di sera e notte, adesso 24 ore su 24”.
Perché la radio, con un palinsesto variegato e seguitissimo, è diventata qualcos’altro. “Abbiamo sempre lavorato per passione ma ci abbiamo creduto immensamente e da subito. Il salto di qualità con il periodo dei lockdown. Ci siamo fatti conoscere, a Rapallo siamo diventati un punto di riferimento, abbiamo iniziato a collaborare con tante associazioni cittadine, a cominciare dalle pubbliche assistenze a diverse onlus, e tante associazioni culturali, a cominciare da Artemis Levante”.
Che cosa ha fatto la fortuna di Carega? “Una webradio può avere enormi possibilità di successo se riesce a creare una voce distintiva in un panorama mediatico sempre più affollato. Quello che serve è una buona dose di originalità e una visione ben definita, che sappia parlare a un pubblico in cerca di spunti diversi dal solito intrattenimento massificato. È importante, quindi, affinare il tono e il linguaggio, lavorando sempre su contenuti aggiornati e unici che possano stimolare la partecipazione e il coinvolgimento degli ascoltatori. Inoltre, il formato delle trasmissioni e la presenza sui social media giocano un ruolo centrale. Non a caso siamo su tutte le principali piattaforme podcast, negli store di Amazon, Apple, Windows ecc. ecc”.
In questo ultimo biennio lo step ulteriore, quello decisivo. Hanno fatto uscire la radio dalla stanza, sono scesi nelle strade cittadine. “La collaborazione con il Comune ci ha portati ad essere al centro del Santa’s Village nelle vacanze di Natale e a seguire la campagna elettorale delle recenti elezioni comunali passo per passo. Siamo riusciti a portare tutti i candidati sindaco e molti candidati consiglieri nei nostri studi per interventi e anche confronti generali. A febbraio abbiamo fatto animazione al Carnevale sulla passeggiata. E potrei citare decine di altre manifestazioni con i club cittadini”.
Il tempo è maturo per il lancio definitivo. “Carega Web Radio avverte la responsabilità etica del suo fare e ha deciso di diventare Carega Arts&Media, associazione culturale. Entro fine giugno mostreremo di che cosa intendiamo occuparci e cosa aggiungiamo al nostro menu: una web tv, podcast e soprattutto spettacoli. Eventi dal vivo che animeranno piazze e teatri. L’evoluzione da web radio ad associazione è guidata dalla passione, dalla capacità di reinventarsi e dall’impegno nel dare voce a nuove idee”.
Gli amici, che una volta si divertivano dietro a microfoni e cavi, sono diventati organizzatori di eventi, capaci di trasformare ogni incontro in un’esperienza memorabile. Per questo il direttore Samuel sta lavorando e studiando sodo: la scorsa settimana era a Milano a lezione dalla “Emme Academy” di Marco Mazzoli, l’inventore e capo dello Zoo di Radio 105, un mito dell’intrattenimento radiofonico degli ultimi trent’anni.
“Bisogna essere pronti per il prossimo salto. Abbiamo già preparato una lista di eventi da proporre in città. Tra essi anche una notte “Silent Disco” a somiglianza di quella che Sestri propone da diversi anni con un successo diventato negli ultimi tempi travolgente. Sappiamo di rischiare, ma ci siamo detti che ne varrà comunque la pena. Vogliamo smuovere le acque. Rapallo ha enormi potenzialità, forse ha solo bisogno di una… scossa, in perfetto stile radiofonico”.
Quelli di Carega quindi non hanno paura di fallire. Fallimento parola proibita di questi tempi dove solo i vincenti, o che si credono tali, hanno diritto di notizia. Almeno Foppiano e gli altri ci provano a smentire una diffusa diceria sulla irriducibile inconcludenza italica. Quando si presenta un problema gli inglesi prima lo risolvono e poi lo discutono; i tedeschi lo discutono e poi lo risolvono, costi quel che costi; i francesi prima lo discutono e poi lo risolvono, facendo esattamente il contrario. Gli italiani lo discutono e… basta.