di DANILO SANGUINETI
Il diavolo in persona si astiene dal questionare sulla materia al cospetto dei Cardellini, che possono vantarsi di fare le pentole e pure i coperchi. Non è atto di tracotanza, una manifestazione di ‘hybris’ nei confronti del signore delle mosche e principe delle tenebre. È la certificazione di una esperienza, il portato di una eredità familiare che si innesta su una tradizione plurisecolare, le glorie di un mestiere che i progressi registrati nell’utensileria domestica nel corso di tre distinte rivoluzioni industriali hanno modificato, non stravolto.
Oggi gli attrezzi della cucina possono essere creati su scala industriale, utilizzando duttili stampi e macchinari robotizzati; mutamenti che hanno appena appena scalfito i vari segmenti del mercato perché se vuoi mangiare da re il contenente deve essere all’altezza del contenuto, ne determina la qualità; perché anche chi si accontenta tende a fidarsi di strumenti che ricordano nelle forme gli antichi manufatti e che, soprattutto, abbiano un prezzo ragionevole.
Ecco spiegata la durata del loro successo, della immutata fortuna della ditta Cardellini, negozio oggi solo mobile di pentole, tegami, piatti, e gli altri indispensabili accessori delle cucine italiche e non. Puoi trovare il loro van-bancarella in ciascuno dei mercati settimanali, da Santa Margherita a Sestri, passando per Rapallo. La base, per questioni di residenza familiare, è Chiavari. Da qui, oltre cento anni fa, iniziò l’avventura dei Cardellini.
Cronista dell’epopea dei venditori di casalinghi è il signor Antuano. “Mio nonno, Antuano senior, decise nel 1920 di dedicarsi al commercio, aprì una bancarella che 102 anni dopo svolge lo stesso compito. Unica differenza che oggi siamo un po’ meno naif, più mobili. La passione e l’impegno rimangono invariati”. Il cammino è stato lungo ma non particolarmente accidentato: “Gli affari sino alla Guerra andarono di bene in meglio, passata la tempesta mondiale, tornarono fiducia e la voglia di fare. Decidemmo di aprire un negozio fisso, quattro mura e un tetto. Il momento migliore tra gli anni ’60 e ’70, la popolazione cresceva, ci fu un netto cambiamento nei costumi. Si cucinava non più per una mera questione di sopravvivenza, e con i menu e le abitudini alimentari dovettero secondo logica cambiare anche gli strumenti per cucinare. Le stesse cucine si abbellirono”.
Papà e mamma Cardellini lasciano la titolarità della ditta ad Antuano e il fratello minore Alessandro. “Dietro i nostri banconi mio fratello ed io siamo cresciuti. Aiutavamo i genitori mentre andavamo ancora alle medie, siamo ancora qua, eppure abbiamo doppiato il capo delle settanta primavere”. Cardellini Antuano, cognome e nome come si usava una volta, mimetizza benissimo i suoi 76 anni, come può constatare chi lo va a trovare ogni mattina di mercato a Chiavari, nella posizione privilegiata, davanti al Gran Caffè Defilla, angolo tra piazza Matteotti e via Rivarola.
“Chiamatelo un ritorno alle origini. A Chiavari siamo lì, il nostro pulmino-banco vendita gira per i mercati cittadini, da Rapallo a Sestri, non ne manchiamo uno. Il segreto per restare motivati? Che il favore del pubblico non è mai venuto meno”. Eppure la concorrenza delle grandi catene e dei marchi ultra noti avrebbe dovuto avere effetti devastanti. “Impossibile negare che le regole del gioco siano cambiate, rispetto a cinquanta, trenta, forse anche dieci anni fa. Siamo entrati in un’altra era, ma le preoccupazioni non sono provocate dal calo del giro di affari”.
Anzi, il rapporto con i clienti è saldissimo. “Qui sta il nostro segreto, che è anche motivo di vanto. La gente quando si parla di pentole o piatti o posate guarda al concreto, al prezzo, alla usabilità e alla durata del pezzo richiesto. E sa, questo mi permetto di sottolinearlo, che se si rivolge a noi trova una risposta a ogni problema, una risposta onesta. Il rapporto personale stabilito nel tempo è un valore aggiunto che noi garantiamo”.
Il nemico allora dove si annida? “Negli eventi esterni. Nei mesi di pandemia abbiamo, come tutti, dovuto segnare il passo. Poi peggio dell’emergenza sanitaria è arrivata la crisi degli approvvigionamenti e dei trasporti. In questo momento stiamo confrontandoci con una triplice impennata dei prezzi, e delle materie prime (il mercato dei metalli è ‘impazzito’), e della lavorazione (gas ed energia elettrica alle stelle), e dei trasporti (su ruota come su rotaia)”.
Un esempio vale più di dieci grafici. “La settimana scorsa mi sono recato a Brescia dove c’è il nostro fornitore di utensili da cucina di alta qualità. Mi ha detto che il costo di un panetto di alluminio da inizio anno non è raddoppiato o triplicato ma… decuplicato”. Non è una scusa per alzare bandiera bianca. “Mi arrenderei se vedessi che il dialogo con la clientela si interrompe. Invece ad ogni appuntamento fissato il patto che abbiamo stretto con chi si rivolge a noi si rinnova. Una richiesta, due chiacchiere, e il più delle volte troviamo che cosa fa perfettamente al caso loro. Ha funzionato sempre, continuerà a funzionare”.
Lo zingaro Melquiades di ‘Cento Anni di Solitudine’ vendeva pentole, in realtà degli ‘Atanor’ dove si elaboravano raffinate formule alchemiche, dentro ci nascondeva briciole di saggezza. Il signor Cardellini si accontenta di proporre ‘sforna-manicaretti’ cromati dal buonsenso.