di ANTONIO GOZZI
La Liguria ha bisogno di idee e di azione per risolvere il suo problema principale che è, insieme a un forte invecchiamento della popolazione, la mancanza di lavoro per i giovani che formiamo nelle nostre scuole e università.
Anche un recente sondaggio promosso dalla Società Economica di Chiavari su oltre 350 giovani del Tigullio tra i 18 e i 30 anni, e recentemente presentato all’interno delle manifestazioni del Festival Zueni, ha confermato tale assunto: la maggiore preoccupazione dei nostri giovani è quella di dover abbandonare la Liguria per andare a cercare un lavoro altrove.
La mancanza di opportunità occupazionali nella nostra regione ha radici antiche e affonda le sue origini nella crisi delle grandi imprese a Partecipazione Statale degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso e nell’incapacità della comunità ligure di sostituire quel modello con un altro basato sull’impresa privata, sull’iniziativa individuale, sulle start-up (che non a caso in Liguria sono molte meno di quelle delle altre regioni del Nord), sul turismo e sui servizi.
Una cultura della conservazione e dell’immobilismo, tendenzialmente diffidente nei confronti dell’iniziativa privata e dell’innovazione, ha a lungo segnato la cultura di Governo della Regione e dei Comuni capoluogo.
Sarebbe bello che in questa brevissima campagna elettorale per la Regione, invece che sentire comizi in piazza in cui con toni giustizialisti si attaccano personalmente gli avversari si parlasse nel dettaglio di programmi e di idee, affinché il governo della Regione fosse un mezzo per tenere i giovani sul territorio anziché allontanarli frustrati e disgustati per la mancanza di opportunità.
Sarebbe bello che il tema della crescita, che è la precondizione per creare lavoro e giustizia sociale, fosse declinato con convinzione e con forza contro i tristi demagoghi della decrescita felice.
Sarebbe bello che qualcuno spiegasse e sostenesse proposte e piste concrete di sviluppo, come ad esempio espandere e radicare ancora di più la straordinaria invenzione di Cingolani che ha voluto l’IIT a Genova, collegandolo ancora meglio a un tessuto di piccole e medie imprese innovative che esiste anche da noi.
O anche che qualcuno si soffermasse sull’importanza e sul ruolo di Genova e della Liguria in un mondo che cambia velocemente e in cui il Mediterraneo avrà un ruolo sempre più centrale e strategico. Tale ruolo potrebbe aprire spazi occupazionali e d’impresa straordinari rivolgendosi ai Paesi della costa Nord dell’Africa che hanno potenziale di crescita importantissimo. Lo scambio economico e culturale con questi Paesi sarà fondamentale nei prossimi anni. Ma avete sentito qualcuno parlarne, in questa campagna elettorale dai toni astiosi volti solo alla criminalizzazione dell’avversario?
Sarebbe bello che qualcuno dicesse che cosa può e deve fare la Regione per far crescere le imprese industriali insediate sul suo territorio a partire da Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare e Fincantieri; o che qualcuno valorizzasse lo straordinario risultato ottenuto da Comune di Genova e Confindustria Genova che hanno portato in città un progetto di “Venture Building” targato Cassa Depositi e Prestiti e finanziato tra gli altri da Fincantieri, PSA Italy, Compagnia di Sanpaolo e Banca Intesa. Otto milioni di euro che arrivano in città per le startup della blue economy, con impegno di CDP a investirne in totale 30 che diventeranno oltre 70 con la leva di altri investitori privati; e si riproponesse di seguire per il futuro il percorso già tracciato.
Sarebbe bello che i candidati dicessero con chiarezza cosa pensano della Gronda, della diga a mare, dello Sky Metro in val Bisagno e del tunnel subportuale, cioè di opere fondamentali per far uscire Genova dall’isolamento e per darle una mobilità moderna e rispettosa dell’ambiente. E che lo dicessero senza infingimenti e tatticismi, perché non se ne può più. Le infrastrutture e i trasporti sono fondamentali perché muoversi è democrazia, è riduzione dei divari sociali e territoriali.
Anche la sanità è democrazia, perché curarsi e vivere meglio è un obiettivo sociale e civile, e lo si può ottenere certo potenziando la sanità pubblica e la medicina di base ma non criminalizzando la sanità privata convenzionata che, spesso, è esempio di efficienza, di qualità e di risparmio per le casse dello Stato. Il tema vero, in questo come in altri settori, non è tanto l’astratto dilemma pubblico/privato ma la soluzione che di volta in volta risponde meglio ai bisogni del cittadino in termini di qualità e costo del servizio. Trasporti e sanità moderni possono essere straordinari volani di occupazione anche qualificata.
So già che qualcuno mi bollerà come un astratto idealista ma credetemi il mio sforzo è di chiarezza e concretezza. Io vorrei sentire solo temi veri, idee belle e nuove in questa campagna, idee e proposte per il futuro della Liguria.
Candidati di ogni schieramento, parlate di programmi; non sprecate il vostro fiato e il nostro tempo a parlare del passato, ma dedicate ogni istante di questa breve campagna elettorale a parlare del futuro e di tutto ciò che serve a trattenere i nostri giovani, i loro cervelli e il loro talento in questo territorio vecchio e difficile.
Esprimere una visione positiva, indicare una strada, dare speranza è il primo modo di occuparsi dei giovani. Tradurre questa visione e questa speranza in proposte concrete è il compito della politica e della società civile.
Se non è così c’è solo astio, negatività e frustrazione.