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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cance e quell’amore che sa mettere dentro a ogni canzone: esce il primo album, s’intitola ‘Sublunare’

L’artista lavagnese: “Racconto storie di chi ha subito l’amore mercificato, privato della sua spiritualità, ma anche di chi ha vissuto quello romantico, puro, che non chiede nulla in cambio”
Cance, nome d'arte di Giulia Cancedda, ha pubblicato da pochi giorni il disco "Sublunare"
Cance, nome d'arte di Giulia Cancedda, ha pubblicato da pochi giorni il disco "Sublunare"
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di ALBERTO BRUZZONE

C’è un amore materiale e c’è un amore sublime. C’è un amore imperfetto e c’è un amore puro. C’è un amore limitato e c’è un amore infinito. E poi c’è una cantautrice, una bravissima artista che l’amore lo sa mettere e sapientemente dosare in tutto quello che scrive, che compone, che interpreta. Lei si chiama Cance (al secolo Giulia Cancedda), è originaria di Lavagna, insegna canto a livello professionale, organizza il sempre più prestigioso Busking Contest nel Tigullio per gli artisti di strada e dopo anni di lavoro, di sacrifici, di impegno e di passione è arrivata a pubblicare, con immensa gioia, il suo primo album.

S’intitola ‘Sublunare’ ed è uscito su tutte le piattaforme musicali lo scorso 13 dicembre, prodotto da Officine 33 Giri e Musa Factory e distribuito da Believe. Amore: in tante forme, in tante declinazioni. Questo sta alla base del disco, grazie alla particolare sensibilità di Cance: una ragazza profonda, che ha il dono dell’introspezione ma anche quello dell’empatia, che sa andare dritta al cuore e lasciare il segno.

‘Sublunare’ perché Cance intende contrapporre, in questo concept album (vale a dire un album dove c’è un tema portante), il mondo finito nel quale viviamo al mondo infinito che sta oltre la Terra, dalla Luna in poi. È lì che i sentimenti escono dalla loro dimensione confinata e confinante e diventano assoluti. Noi, che siamo i sublunari, possiamo solamente immaginarli, oppure lasciarci portare dalla musica di Cance.

Otto tracce, di cui la focus track, ‘L’arrotino’, scritta insieme al rapper Dinastia. Otto canzoni a comporre un progetto complessivo che è stato realizzato grazie al contributo di Nuovo Imaie – Nuove Produzioni Discografiche 2022-2023 e dove s’intrecciano l’intimità del cantautorato e l’energia dell’R&B. Generi che Cance conosce bene e che pratica abbondantemente, visto che in carriera è passata dal canto jazz alle canzoni scritte e interpretate da lei (prima di ‘Sublunare’ ha pubblicato diversi singoli e l’ep ‘Orablu’, che conteneva quattro canzoni).

“Sublunare – spiega l’artista – è il mondo che si trova ‘sotto alla Luna’, il mondo corruttibile, imperfetto, finito. Si contrappone al mondo astrale che, a partire dalla Luna salendo fino ai limiti dell’universo, è regolato da leggi permanenti e immutabili. In ‘Sublunare’ parlo di ciò che l’amore, sentimento etereo e spirituale, diventa quando cade sulla Terra e si adatta agli uomini, ai sublunari appunto. In questo disco racconto storie di chi ha subito l’amore mercificato, privato della sua spiritualità, ma anche di chi ha vissuto quello romantico, puro, che non chiede nulla in cambio. L’amore ‘sublunare’ è però ben lontano da quello cortese delle poesie che continuano a farci sognare; è un sentimento terreno, complicato e doloroso, fatto di risate, lacrime, sorrisi, abbracci, baci, che rappresenta la parte più vera e sublime delle nostre esistenze e va vissuto. L’amore continua ad esistere e, per quanto raro, è oggi più libero e aperto”.

Il disco è prodotto da Joe Santelli, registrato presso le Officine 33 Giri di Cosenza, con la supervisione di tutto il progetto da parte di Gennaro de Rosa, grande e preziosissima anima di ‘Musica contro le mafie’, manifestazione alla quale Cance è peraltro molto legata. L’art director è Luis Turetti, mentre le fotografie sono state scattate a Napoli da Kristel Pisani Massamormile.

“In questo disco – prosegue Cance – ho pensato alla mia mamma, al mio papà, agli amici. Ho raccontato quello che mi stava intorno. Spero di poterlo suonare dal vivo il più possibile, perché è proprio la dimensione dal vivo quella che mi stimola maggiormente e nella quale riesco a dare il meglio”.

Se in ‘Dolce Venere’ la protagonista è una giovane donna che guarda con malinconia una vecchia foto di sua madre, chiedendosi quanto la vita di quest’ultima sia stata lontana da quell’immagine così spensierata e sognante in riva al mare, in ‘Massimo’ la dedica è per una persona cara che non c’è più. Cance racconta il dolore dell’amico rimasto, fatto di mancanze quotidiane e di quel sentimento delle piccole cose. E poi ci sono ‘Boom Boom’, il racconto della rassegnazione di un amore di fronte a un futuro incerto; e ‘L’amore cambia forma’, una pop-ballad acustica che crea la giusta dimensione intima per interrogarsi sull’amore. Finale con ‘L’arrotino (Non ho bisogno di te)’: un’invocazione al rapporto di coppia che dovrebbe mirare al completamento, all’incastro delle due parti.

“Non voglio un uomo al mio fianco perché c’è uno spazio vuoto da riempire, ma perché questo spazio venga colmato e si incastri perfettamente con me”: così canta Cance e tutto questo “è un richiamo alla parità di genere, perché ce n’è sempre più bisogno e perché non bisogna dimenticarselo mai”. Cance lo canta: da persona che sa pensare, da donna libera. Libera “di portare un tacco dodici, anche se ho sempre preferito tredici tacchetti…”. La Terra sarà pure un luogo imperfetto, ma incrociare la propria vita con quella di Cance, e con la sua arte, la rende un posto estremamente piacevole.

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