di DANILO SANGUINETI
Viandante che valichi la Forcella e ti inoltri nella Val d’Aveto pregustando la conca di Santo Stefano, i boschi di Amborzasco o l’erta di Gavadi ricòrdati di gettare un’occhiata al pianoro di Parazzuolo. Scoprirai una fila di casette graziose, silenti sentinelle del traffico da e per più rinomati luoghi di villeggiatura, scrigni di tesori trascurati ingiustamente. Come nella ‘Lettera rubata’ di Poe, l’oggetto prezioso è in bella vista eppure nessuno lo individua.
È il caso dell’azienda agricola di Luca Baratelli. Vero che inserito nel paesaggio, che mancano insegne altisonanti o cartelli prepotenti. Si è scelto l’understatement, l’essere modesti e agili, contando in primis sulla forza del prodotto, poi sulla potenza del passaparola e in ultimo sulle possibilità offerte dal digital business, del marketing onesto e nel senso del WYSIWYG (what you see is what you get) incamminandosi con sicurezza sulle eteree vie della Rete.
È la dote portata dalla giovinezza del titolare, che è anche il 50% della forza lavorativa della ditta, Luca Barattelli, quattro quarti di retaggio avetano, l’altra metà è rappresentata dalla fidanzata Sofia, coetanea, che arriva da poco lontana, provincia di Parma. Un ‘Millennial’ – Luca ha solo 29 anni – energia rafforzata da una visione chiara su come debbono andare le cose: “Lo spaccio carni è nato da poco, nel 2018, e anche l’azienda agricola ha mosso i primi passi nel 2016, ma qui dove siamo, la mia famiglia, parlo del bisnonno, del nonno, di mio padre e mio zio alleva bestiame e commercia carne da… sempre. Ancora oggi il sistema di lavoro è quello. ‘Casa e bottega’, al primo piano c’è il negozio, al secondo viviamo io e Sofia”.
Il core business. “Alleviamo bovini di razza limousine e incroci, ovini e caprini. Siamo partiti cinque anni fa e quando abbiamo visto che si procedeva a buon ritmo abbiamo deciso, nel settembre 2018, di aprire uno spaccio aziendale attraverso il quale vendiamo la carne dei nostri bovini in pacchi da 5 chilogrammi”. Strada facendo sono stati affinati ciclo produttivo e strategie di vendita. “Teniamo le mucche, le pecore e le capre d’estate al pascolo – qui intorno abbiamo solo l’imbarazzo della scelta – e d’inverno le nutriamo con il foraggio raccolto durante il periodo caldo e le patate che coltiviamo. O meglio diamo loro la parte dei tuberi che non vendiamo dato che ci siamo accorti che riscuotevano un certo successo”.
Un riciclo perfetto: le coltivazioni vengono mangiate dai bipedi e dai quadrupedi in seconda battuta, ed anche le macellazioni sono ‘a scarto zero’. I pacchi di carne messi sul mercato sono ‘misti’, con pezzi di diverse parti dell’animale perché niente vada perduto. “Per il profondo rispetto che ci lega a questa terra e per la necessaria sensibilità ecologica abbiamo scelto questa politica. E devo dire che ha incontrato comprensione. La nostra clientela in genere apprezza, alcuni si dicono ancora più motivati per questo motivo a comprare da noi”.
Un giro di affari legato alla consegna a domicilio e rafforzato dall’e-commerce. “Eravamo di quell’idea sin dall’inizio, ancor prima che la pandemia rendesse obbligatorio organizzarsi per la vendita a distanza. Abbiamo il nostro sito (www.aziendaagricolabaratelli.it), siamo sui social, Facebook e Instagram (“Azienda Agricola Baratelli”), ho un cellulare per parlare direttamente o tramite Whatsapp (340 5372754). La rete di contatti creata durante le chiusure si è rafforzata, ed oggi posso dire che almeno un 80-85% dei nostri affari viene concordato senza un contatto diretto, tramite Internet o la rete telefonica”.
Acquista un senso la denominazione internazionale messa sul sito: lo Spaccio Carni Luca Baratelli è diventato il ‘Butcher Shop Deli’ in via Parazzuolo 37, frazione di Rezzoaglio, Genova. Luca è costantemente in giro, nel punto vendita resta Sofia. “È quasi superfluo aggiungere che il sistema messo su si regge principalmente sulla qualità della nostra carne. Puoi essere organizzato quanto vuoi, avere un sistema di distribuzione efficientissimo, ma se commerci della roba scadente non vieni contattato che una volta, la prima. Se ci richiamano, se abbiamo ordini da Genova a Sestri Levante e oltre, se siamo diventati i fornitori di ristoranti e agriturismi, significa che provano il nostro pacco sottovuoto da 5kg ‘misto’, con pezzi scelti, apprezzano e richiamano”.
Orgoglio giustificabile in chi crede in quanto fa, che ama con chi e dove lo fa. E che contribuisce a tenere viva la fiamma, a rendere Parazzuolo un posto dove fermarsi. Magari fosse solo per una capatina al suo Butcher Deli dopo o prima una… slittinata. Perché Parazzuolo è anche un luogo dell’anima tra Cabanne e Gragnolosa. Passi la Piccola Cappella, garitta non minacciosa che delimita il passo della Forcella, ti inoltri in una distesa di ondulati prati, perfetta palestra per coloro che negli anni Sessanta-Settanta-Ottanta salivano dalla costa alla ricerca di un posto dove la neve fosse concreta e non un velo destinato a sparire al primo raggio di sole. Si avevano solo vaghe nozioni di piste, di skilift e di cannoni per i fondi artificiali se ne sapeva quanto di astronavi marziane. Per i naive turisti della domenica Parazzuolo era il posto della neve perenne, più magico e affascinante delle distese himalayane. Parazzuolo come Rio Bo. Gusti un piatto di polenta, mastichi con gusto una fetta di carne sulla ciappa ed entri nella macchina del tempo: afferri uno slittino pensando di essere Eugenio Monti, giù a perdifiato come il ‘Rosso volante’, fai a pugni con la paura, assapori il coraggio. Improvvisamente di tutte le Cortina e Zermatt di questo mondo non ti importa più un fico secco.