(r.p.l.) “Ho letto ogni pagina della documentazione disponibile sul sito della Regione Liguria e confrontato questo con altri progetti realizzati in altre regioni italiane. Sono arrivato ad una conclusione: il depuratore in Colmata non mi convince”.
Sandro Brizielli, 45 anni di esperienza vissuta nelle maggiori società di ingegneria italiana, ha deciso di mettere le sue competenze al servizio del ‘Comitato No Depuratore in Colmata’, movimento nato in città nello scorso dicembre con l’obiettivo di dare battaglia e cercare di evitare la realizzazione di un’opera che presenta troppi interrogativi.
“La filosofia utilizzata nella progettazione di questo impianto è quella del cosiddetto ‘effetto scala’, più l’impianto è grande e minori sono i costi per unità di prodotto trattata, ma non è sempre così. Si vorrebbe realizzare un impianto di 350 metri che correrebbe lungo la scogliera della Colmata, con una larghezza di 20-25 metri”, spiega Brizielli. “La tecnologia scelta è obsoleta e ha costi di investimento molto alti, così come sono alti i costi operativi. L’impianto di Chiavari ha un consumo previsto di 2.000 kWh. Ai prezzi attuali significa circa 700 euro l’ora solo di costi energetici, più di 16.000 euro al giorno, 6 milioni l’anno. A questi vanno aggiunti i costi di manutenzione. Inoltre, questo tipo di impianto non sopporta i picchi di portata, ed è proprio per questo motive che, all’entrata dei processi a membrana è previsto un partitore di portata che scarica in mare l’eccesso dei reflui”.
L’ingegnere fa poi riferimento al rinnovamento del depuratore di Servola, impianto che serve la città di Trieste, uno fra i depuratori più innovativi del Paese. L’impianto, grazie alle tecnologie adottate garantisce una depurazione efficace occupando, in alcune zone di processo, un terzo di superficie rispetto a un depuratore tradizionale.
“L’impianto di Trieste è stato realizzato in 2 anni e mezzo contro i 5 previsti per il progetto Colmata. Loro hanno utilizzato dei nuovi brevetti, quindi dei nuovi processi, con l’obiettivo di ridurre i costi di investimento e i costi energetici mantenendo alti livelli di depurazione. C’è un evidente vantaggio in termini di costi: il depuratore di Trieste, che serve 190.000 abitanti equivalenti, è costato 55 milioni di euro. Per quello di Chiavari non ci sono numeri precisi, ma siamo abbondantemente oltre i 120 milioni per 140.000 abitanti. Il depuratore di Rapallo, che è stato avviato nel luglio 2021 e che usa la stessa tecnologia prevista per il depuratore di Chiavari, è costato 40 milioni di euro per 90.000 abitanti”.
Il depuratore cosiddetto ‘di vallata’ nasce con l’obiettivo di servire anche i comuni della Fontanabuona ma, come viene spiegato: “Questo progetto è pensato in due fasi. Una prima fase di cinque anni per il collettamento da Lavagna a Chiavari, e la realizzazione del depuratore. Per la seconda fase, quella che prevede il collettamento dalla Fontanabuona, non è stato indicato nessun orizzonte temporale”.
Per superare l’infrazione comunitaria è necessario adeguare gli impianti agli standard attuali, esistono soluzione alternative alla Colmata? “La mia idea è quella di un revamping (termine usato nell’impiantistica per indicare interventi di ristrutturazione generale) dell’impianto di Chiavari-Preli. C’è un progetto del 2015 che andrebbe sicuramente aggiornato ma che consentirebbe di ridurre tempi e costi. In parallelo andrebbe realizzato un depuratore per la Fontanabuona”.
“Sarebbe bello che venisse organizzato un incontro pubblico durante il quale i tecnici Iren spiegassero le tante questioni che il progetto non chiarisce. Leggendo le carte emergono più domande che risposte, una su tutte ‘chi paga’? Questi 120 e passa milioni ce li troveremo in bolletta?”.
Legittimi dubbi e domande che al momento rimangono senza risposte, mentre nel frattempo, in città, sempre più persone iniziano a interrogarsi sull’opportunità di questo progetto.