di DANILO SANGUINETI
Far accettare le Bocce e il Golf tra le discipline sportive era sembrata un’impresa. Invece era una semplice passeggiata rispetto all’introduzione del Bridge nel consesso delle attività praticate a scopo ludico ed educativo dall’uomo.
Quello che per molti decenni venne considerato solo un gioco di carte praticato dalle classi elevate e anglofile negli Anni Settanta e Ottanta, ha compiuto il salto di qualità nell’immaginario collettivo, favorito dal percorso parallelo compiuto dall’altro mind game per eccellenza, gli Scacchi. La spallata definitiva è avvenuta al volgere del nuovo secolo con la inarrestabile progressione degli eSport (ossia le competizioni di chi si cimenta a livello competivo organizzato nei giochi da computers o da consolle), autentico ariete nello scompaginare le vecchie classificazioni.
Il Bridge oggi è disciplina sportiva senza se e senza ma, membro a pieno diritto del Coni, con regole universali, un codice di gara dettagliato, norme precise per società, distinzioni tra le categorie di giocatori, arbitraggi e sanzioni.
E forse in pochi sanno che in Italia, paese di grandi tradizioni bridgistiche, patria di campioni (il famoso Blue Team di Belladonna & C.) che hanno portato coppe e riconoscimenti a valanga, la Liguria è tra le regioni leader, con un rapporto praticanti-popolazione tra i più favorevoli del Belpaese.
E tra Ventimiglia e La Spezia, se c’è un territorio dove si è ‘licita’ senza sosta questo è il Tigullio, terra di residenza della presidentessa del comitato regionale Pierangela ‘Pippi’ De Longhi. “Se avete del Bridge l’immagine stereotipata veicolata da film o serie televisive, siete del tutto fuori strada. Niente saloni di dimore facoltose dove si gioca tra un tè e pasticcini, scordatevi i duchi e le baronesse che reggono svogliatamente le carte mentre pensano al giardinaggio. La Federazione Italiana Gioco Bridge fa parte del Coni, le nostre società sono affiliate agli albi federali, hanno lo status di ASD pienamente riconosciuto dagli enti statali. E i nostri atleti sono divisi in agonisti, semi agonisti, con classificazioni che vanno dal professionismo al dilettantismo, dalle fasce Over alle categorie giovanili”.
Ci sono gli agonisti, e gli ordinari, gli sportivi e gli amatoriali. I numeri dicono molto: “Abbiamo 745 tesserati in Liguria, ossia atleti che praticano il Bridge in maniera non episodica e amatoriale, dodici società, quella di Chiavari dalla quale provengo è tra le più attive e numerose. Organizza tornei importanti, uno in primavera – torneo nazionale a coppie – che si svolge al Palasport e uno in estate all’aperto. Le competizioni più importanti necessitano di grandi spazi”.
Saloni sì, ma non pensate a castelli o gallerie degli specchi. “A Roma per i campionati italiani si è anche andati allo Stadio Olimpico, negli ampi spazi sotto le tribune d’onore. Da noi nel Tigullio servirebbero location che solo i grandi alberghi di Santa e Rapallo possono offrire. A Chiavari si potrebbe pensare al grande ex refettorio della Torre Fara, per fare un esempio. Nel frattempo, portiamo il nostro sport nelle scuole. Abbiamo un programma avviatissimo di corsi nei vari istituti scolastici di primo e secondo grado. Il Bridge è sport della mente, serve ad affinare le qualità logiche e, dato che si gioca in coppia, anche a migliorare nelle capacità relazionali”.
Alle vecchie signore inglesi lasciamo il Burraco e altri passatempi dove la fortuna la fa da padrone. Il figlio del ‘Whist’ è sport dove vince chi ha intelligenza, fantasia, memoria e molta volontà, serve tanto ma tanto allenamento. Si pratica a ogni età, non c’è gender-gap perché le signore spesso e volentieri possono ‘legnare’ i gentleman. Controindicazioni nessuna, divertimento per chi vi si addentra senza pregiudizi assicurato. Libera la mente, che non sarà un muscolo ma che va allenata come e più dei quadricipiti.
A controprova, il resoconto del trionfo del bridge chiavarese celebrato come sempre in una magica serata d’estate. Domenica 12 agosto la 23esima edizione di ‘Bridge sotto le stelle’ a cura della ASD Bridge Chiavari. Di insolito, o meglio di felicemente inatteso, nell’edizione 2018 è stato l’en plein dei giocatori locali.
Il Trofeo Città di Chiavari è un appuntamento classico, come ormai consueto ed apprezzato è stato l’anfiteatro dove i concorrenti si sono dati battaglia: piazza Fenice. La competizione era imperniata su due turni da undici smazzate. In pratica ogni concorrente ha avuto per ventidue volte tredici carte da giocare con relativa dichiarazione e risultato. Le carte erano predisposte in anticipo dagli arbitri in modo tale che venissero distribuite in modo equilibrato tre i partecipanti nelle diverse mani. Fondamentale come sempre era azzeccate le mosse, anche se gli abbinamenti con le coppie più forti ha sicuramente influito e penalizzato alcuni nelle mani più difficili.
In lizza 78 coppie, hanno vinto i chiavaresi Marilena Passalacqua e Pietro Mangini con la percentuale del 69,57%, precedendo di oltre quattro punti Franco Bottazzini e Carlo Giusto. Terzo gradino del podio per Marco Cella ed Angelo Benvenuto a 63,49%.
Tre coppie di Chiavari che si spartiscono il podio nel tradizionale torneo in piazza rappresentano un caso più unico che raro. Un successo di queste proporzioni per l’ASD Bridge Chiavari e i suoi tesserati ha valore storico e ha messo alle spalle avversari di livello nazionale di Milano, Genova, Albenga, Spezia, Biella. Insomma una giornata straordinaria per il bridge del Tigullio.