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Giovedì 23 ottobre 2025 - Numero 397

La Banda di Santo Stefano d’Aveto, quello splendido gruppo che fa musica e porta avanti una gloriosa tradizione sin dal lontano 1856

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di ALESSANDRA FONTANA

Cantare e suonare per passione ma anche per mantenere memoria e tradizione. Questo è quello che fa il Complesso musicale di Santo Stefano d’Aveto ormai dal lontano 1856.

Dopo la guerra di Crimea un bersagliere di Lamarmora, Giovanni Marrè, di ritorno dalle imprese sul mar Nero, insieme alla gloria portò con sé anche la sua tromba. Poco dopo, insieme a un minuscolo gruppo di appassionati, diede vita alla banda. Il gruppo iniziale, tramandando di padre in figlio la passione per la musica, crebbe e si sviluppò e continua fino ad oggi.

“Noi all’interno abbiamo tre componenti – racconta Elisa Chichisola, presidente del Complesso – il coro polifonico, composto da donne e uomini, la banda musicale e la scuola di formazione”. La scuola di formazione musicale permette di creare ‘le nuove leve’, giovani volenterosi che si cimentano con il mondo delle note e che possono così trovare il loro spazio nelle file della banda o del coro. “I bambini imparano a cantare o a suonare uno strumento ed entreranno poi nelle file della banda o del coro”.

Quest’anno il complesso ha ripreso le attività consuete che la pandemia aveva per forza di cose azzerato, concerti, masterclass: “Sono rivolte ad allievi che arrivano da tutta Italia. Quest’anno abbiamo fatto la masterclass di tromba con Fabiano Cudiz, Diego Di Mario e Giuseppe Laruccia. Sono state tre settimane distinte, i ragazzi hanno avuto la possibilità quest’anno di fare lezione anche all’aperto. Qui a Santo Stefano le lezioni spesso vengono fatte così piuttosto che nella sala musica. Gli anni scorsi erano andati al Prato della Cipolla, quest’anno la lezione si è svolta alle Casermette del Penna e il gruppo di clarinetto si è arrampicato sulla cima del Monte Penna e hanno suonato lì”. I video sulla pagina Facebook del complesso musicale hanno immortalato i momenti magici di quella giornata e sono visibili tuttora.

Ma questo è stato solo l’inizio perché il complesso ha partecipato anche alla festa della Montagna organizzata dal Comune: “Abbiamo cantato e suonato sul palco che si trova all’interno del Castello di Santo che è sempre una bellissima cornice”. E in occasione della transumanza, la festa più attesa della valle che ogni anno richiama centinaia di persone a Santo, il Complesso musicale ha avuto un’idea: “Quest’anno abbiamo anche proposto il festival bande e cori a fine ottobre invece che come di consueto a luglio, proprio durante la Transumanza. Questo perché l’evento sì attira parecchie persone, ma ci siamo accorti che il pomeriggio e la sera prima mancava qualcosa. Abbiamo cominciato due anni fa per gioco ad esserci come banda con la sfilata, a suonare nel pomeriggio… e allora quest’anno abbiamo deciso di fare il concerto in chiesa invitando anche altri cori: El Scarpon del Piave di Spresiano e il Coro Montenero di Ponte dell’Olio, oltre ovviamente al nostro. La domenica invece hanno sfilato le bande tra cui la Vallebona di Imperia, Camogli e Albareto. Nel pomeriggio invece c’è stato il concerto nella sede degli alpini. Il connubio musica e transumanza è piaciuto molto. Speriamo di farlo diventare un appuntamento fisso”, spiega con soddisfazione Chichisola.

Questa stagione invernale continua, dopo il concerto delle scorse settimane a Parma, con quello tradizionale di fine anno: “Il 30 dicembre con la Banda, ci saranno anche gli allievi della scuola di musica e la premiazione dell’iniziativa ‘Disegna il Natale’, un concorso dedicato ai bimbi delle scuole appesi all’interno del castello e la sera ci sarà la premiazione”.

Ma al di là degli impegni istituzionali, canonici, il Complesso musicale di Santo Stefano mantiene in vita diverse tradizioni: “Andiamo a suonare per le feste patronali, per le inaugurazioni. Spesso abbiamo collaborato con gli alpini per le feste sezionali, anche se per la pandemia gli impegni sono diminuiti e si fa fatica anche a riprendere le abitudini di prima”.

Ma il gruppo non si perde d’animo e continua per esempio ad impegnarsi nel progetto ‘Musica scuola’: “Andiamo nelle aule di Santo Stefano e Rezzoaglio a fare musica, facciamo conoscere loro gli strumenti e questo ci permette di arrivare anche a quei bambini che magari non sanno che vicino a loro ci sono la banda, il coro”. E questo permette anche di gettare la basi per il futuro: “Questo è un po’ il problema di tutte le bande, anche di quelli che hanno un grande bacino, avere i numeri non è facile. Senza la banda non c’è festa, bisognerebbe farlo capire di più. È la tradizione storica”.

Tradizione e memoria, del paese e familiare: “Chi è tra le file della banda, c’è perché è una tradizione che si tramanda familiarmente, qui suonava il nonno o il genitore”, conclude Chichisola. Uno sguardo rivolto al passato per non dimenticare da dove si proviene ma anche al futuro, perché i progetti sono la vita di queste realtà: “Sicuramente rifaremo le masterclass l’anno prossimo e gli appuntamenti fissi tra cui la transumanza”.

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