È inseguita da due giganti, una multinazionale statunitense quotata a Wall Street e un’azienda coreana di nome Samsung. Arinox però corre, corre veloce. Dal 1989, anno di fondazione, l’avanzata è diventata primato una falcata dietro l’altra.
A Sestri Levante il Cavaliere Giovanni Arvedi ha scommesso e investito sull’acciaio inossidabile come materiale del futuro. E oggi quel nastro di precisione in acciaio inox laminato a due passi dal mare raggiunge tutto il mondo. “I lavoratori sono 250 a cui si aggiungono 100 unità tenendo conto della manodopera indiretta – spiega Massimiliano Sacco, amministratore delegato della società del gruppo Arvedi – La capacità produttiva ha ormai toccato le 52mila tonnellate all’anno. Nel 2014 abbiamo deciso di compiere un ulteriore salto e produrre il materiale in misura americana, 62 pollici, quello che le acciaierie preferiscono: 55 milioni di euro l’investimento. Il laminatoio è già in funzione, nei prossimi mesi toccherà a forno di ricottura e tension leveller; nel 2019 sarà la volta dello slitter: questo ci permetterà di raggiungere una capacità produttiva di 65mila tonnellate all’anno, confermandoci come il più grande produttore al mondo, in un unico sito, del nastro di precisione”.
Automotive
Gli acciai utilizzati per produrre le guarnizioni della testata motore piuttosto che le componenti della marmitta catalitica, del sistema di apertura dell’airbag, del movimento di uno specchietto retrovisore o di particolari dell’impianto frenante, vengono prodotti qui, nella frazione di Riva Trigoso, e raggiungono le principali case automobilistiche del pianeta. Automotive, ma non solo, perché dall’Arinox si servono anche i settori biomedicale, edilizia, elettronica, oil & gas.
La chiave
Il presente felice non cancella i momenti difficili. La crisi del 2009 non ha lasciato cicatrici solo grazie alla lungimiranza del cavaliere Arvedi. “Un anno complicato e in perdita, ma lui ha deciso di investire e questa è stata la chiave – racconta Sacco – Perché nel 2010, quando il mercato è ripartito, avevamo le linee pronte e nel giro di tre anni saturato la capacità produttiva. La sua visione imprenditoriale ci ha salvato, ‘all-in’ come dicono i giocatori di poker: ha scommesso sull’azienda e sul territorio e abbiamo svoltato”.
Il profilo
Da vent’anni in Arinox, Sacco (nella foto) rappresenta al meglio il pragmatismo ligure. Ingegnere chimico nato a Genova nel 1971, vive a Chiavari: “Sono entrato in azienda come addetto al reparto qualità, contratto a termine di dodici mesi rinnovato… l’ultimo giorno. Mi stavo preoccupando, ma dissero che si erano semplicemente dimenticati”. Poi ecco la scalata: responsabile del reparto qualità, responsabile dell’ufficio vendite, responsabile commerciale, direttore commerciale e, dal 2009, amministratore delegato. “Mai avrei immaginato di fare carriera così velocemente, in 10 anni ero già nel Board dell’azienda e non è così comune, a 35 anni e soprattutto in un settore come quello metalmeccanico-metallurgico. Essere partito dal basso mi ha aiutato molto perché mi permette di avere una visione più completa. Altri colleghi di realtà concorrenti cambiano ogni 2-3 anni e inevitabilmente chi viene da fuori non conosce le dinamiche della produzione, i pregi e i difetti degli impianti. Conoscere l’impianto è fondamentale, ti aiuta a guidare l’acquisizione degli ordini per prendere quelli che meglio si accoppiano con l’assetto produttivo che si dà all’azienda”.
La biblioteca
In Arinox non ci si ferma un attimo. Il ciclo produttivo va avanti mattina e sera senza interruzioni, nuove assunzioni a chilometro zero sono all’orizzonte nonostante le nubi dei dazi imposti da Trump preoccupino e non poco. L’azienda è una piccola città, c’è persino una biblioteca. Oltre duemila volumi posizionati ordinatamente sugli scaffali in un locale attrezzato e autogestito da cui tutti attingono e donano. Un portiere ha lasciato oltre 65 libri di filosofia, l’ad Sacco alcuni gialli di Carrisi. “Il livello medio dei nostri dipendenti è molto elevato, ci sono laureati in Lettere e Filosofia che sono sulle linee di produzione e questo si ripercuote nella qualità del lavoro”. Da collega a ‘capo’, il salto non ha mutato le dinamiche: “Con molti operai ci diamo del tu, come facevamo vent’anni fa. C’è un rapporto di rispetto nel rispetto dei ruoli, così come con i sindacati. Loro portano avanti le esigenze dei lavoratori, io dell’azionista, ma entrambi abbiamo lo stesso obiettivo: rendere l’azienda stabile”.
Il traguardo
Corre veloce Arinox, corre il suo amministratore delegato che in pausa pranzo o al termine della giornata lavorativa veste i panni del runner, ‘con scarsi risultati’ sorride lui. Il Petronio e il lungo Entella gli fanno da sfondo, con la variante della circonvallazione chiavarese quando vuole testare i muscoli alla fatica e alla salita. Ma immaginando i blocchi di partenza e un traguardo distante dieci anni, dove vede Arinox? “Sicuramente consolidata a Sestri Levante, con la produzione al 90 per cento della capacità. E poi, perché no, sarebbe bello un’Arinox gemella in un’area geografica non europea”. Di corsa, ancora, verso una nuova impresa.
DANIELE RONCAGLIOLO