di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Mercoledì 7 novembre del 1945 il banchiere italoamericano Peter Giannini veniva a Chiavari per visitare la filiale della locale Banca d’America; la delegazione prevedeva la presenza del Direttore Generale Angelo Alvino e di altri funzionari in viaggio in Italia.
Dalla cronaca giornalistica sappiamo che nei giorni precedenti si tenne in Roma un incontro ufficiale col ministro degli esteri Alcide De Gasperi e col collega Meuccio Ruini, ministro per la ricostruzione, per discutere la situazione del nostro Paese circa i prossimi aiuti finanziari per la prevista rinascita.
Durante la visita a Chiavari Giannini fu ricevuto dal sindaco Colombo Sannazzari e dalla Giunta Comunale presso il salone del consiglio in Municipio. “Porgiamo al banchiere Giannini il nostro più cordiale ben tornato, certi che col suo valido e cordiale appoggio la nostra Patria si risolleverà ben presto dalle sue sventure”. La frase d’augurio è tratta dal settimanale chiavarese che seguì giornalisticamente l’evento e non manca di fornirci altri particolari importanti per ricostruire l’evento.
Certamente Giannini visitava le diverse filiali italiane della sua banca, e non poteva sfuggirgli la gravissima situazione del nostro Paese, delle macerie ereditate dalla folle guerra nazifascista e la conseguente economia ridotta al limite, col risultato di una nazione impoverita all’inverosimile. Il mese precedente alla visita, il sindaco Sannazzari fece stampare una lettera aperta all’intera città, un documento drammatico che siamo certi sia stato illustrato anche a Giannini. Era il 1° settembre del 1945, il titolo della lettera era imperativo: “Le finanze comunali sono esaurite!”. Il resto della dichiarazione d’assoluta emergenza illustrava come la città si ritrovasse sommersa dalle emergenze da affrontare nell’immediato, dalla crisi alimentare alla disoccupazione, dalla riattivazione della linea ferroviaria alla riapertura delle scuole: temi immensi con le casse comunali letteralmente vuote.
L’ultimo periodo del documento ha un rilievo di notevole valore culturale e storico: “Concittadini! I nostri fratelli, che nella grande America, nei campi, nelle officine e nel commercio hanno esplicato la loro indefessa e prospera attività, proveranno una gioia profonda allorquando potranno constatare che i loro confratelli di Chiavari si sono resi degni di un’opera altamente civica ed umanitaria, e col pensiero affretteranno il giorno in cui essi stessi potranno dar prova tangibile del loro entusiastico affetto alla Patria, che si appresta a risorgere dalle sue rovine, al loro Paese natio o di adozione che da solo, esempio a tutte le Città consorelle d’Italia, ha saputo rifarsi una nuova , più bella e rigogliosa vita”.
La richiesta d’aiuto e sostegno da parte dei “Mericani” non era nuova, basta leggere i bronzei cartigli presso i monumenti a Mazzini e a Garibaldi, sui quali è puntualmente riportato l’aiuto finanziario degli emigranti chiavaresi per realizzare tali opere. Ora l’incontro con Giannini rinnovava quella pagina di storia e l’aiuto finanziario diveniva fondamentale, specie dopo il colloquio chiavarese “col più grande banchiere del mondo, con la Bank of America con 5 miliardi di dollari di depositi”.
Il settimanale chiavarese concludeva la sua cronaca con una precisa domanda: “Cosa prepara per l’Italia Amedeo Peter Giannini?”. La risposta è negli eventi successivi al rientro negli Stati Uniti, dove Giannini collaborerà in modo determinante all’azione del Piano Marshall; il tutto prenderà corpo col discorso del 5 giugno 1947 dall’Università di Harvard. Il governo prese la decisione di avviare l’elaborazione e l’attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa, senza dubbio uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell’immediato secondo dopoguerra.
In questo immenso progetto di finanziamenti fu Giannini di persona a prodigarsi per consistenti aiuti all’Italia. La documentazione del tempo c’informa che agevolò gli aiuti del Piano Marshall, accollandosi prestiti senza nessun interesse. Mi pare che quell’incontro del novembre del ’45 non sia stato vano; che il tono drammatico della lettera aperta del sindaco Sannazzari sia stato da Giannini ascoltato e non dimenticato, certamente egli aveva memoria della sua famiglia in Favale di Malvaro e delle sue radici in Italia.
Riprendendo le diverse ricerche storiche reperibili possiamo tracciare un profilo della presenza dei Giannini in questa gola marginale della Fontanabuona, una delle zone più povere e di difficile urbanizzazione. La strada per raggiungere il fondo valle del Lavagna fu aperta nel 1892, “un percorso stretto e tortuoso, di transito precario, perché spesso veniva interrotto da frane”. I genitori di Peter Giannini non la videro mai, lasciarono il paese di Favale e i circa cinquecento contadini che faticavano a tirare la giornata. Nel 1869, appena sposati, Luigi Giannini e Virginia Demartini partirono per la California. La loro meta era la valle di Santa Chiara, a circa ottanta chilometri da San Francisco nello stato di California; qui si stabilirono presso la comunità di San José trovando lavoro nell’Albergo Svizzero. Qui, nel maggio del 1870, nacque Amedeo Pietro.
Queste le radici fontanine del fondatore dell’impero bancario “Mericano”, un uomo che non dimenticò la sua storia e passando per Chiavari ne diede tangibile testimonianza.
(* storico e studioso delle tradizioni locali)