di DANILO SANGUINETI
Una barca non è per sempre. Come le persone ha una sua esistenza, è giovane e scattante, poi matura e posata infine vecchia che procede con cautela e tra gli scricchiolii. Come gli umani è altamente consigliabile che con regolarità si sottoponga a check-up, più spesso li fa e meglio è. Affidarsi ai migliori esperti sulla piazza è ulteriore garanzia per allungarne il periodo di attività e migliorarne il rendimento.
Di questo si occupano le società di rimessaggio navale, di questo tratta Alaggi Chiavari che opera all’interno del porto turistico intitolato non a caso all’Ammiraglio Gatti. Ha scelto di chiamarsi con l’operazione di carico degli scafi contraria al ‘varo’, ossia l’estrazione dalle acque e la collocazione in banchina di un’imbarcazione.
È nata nel 1977 e vanta tra gli uomini e le donne consorziati nell’azienda anche il decano del settore Francesco Reboli, primatista sul lavoro (era presente nel giorno zero di Alaggi Chiavari, è ancora al suo posto), maratoneta anche nella vita di tutti i giorni: sta per entrare nel nono decennio mostrando una vitalità e una lucidità che diversi suoi ‘nipoti’ neppure si sognano. Ottanta anni tondi tondi da festeggiare due volte perché il prossimo aprile cadranno le Nozze di Zaffiro (45 anni) con il porto di Chiavari. Parrebbe un sacco di tempo eppure è solo una frazione, la più importante certamente, nel percorso lavorativo di Reboli che i mestieri li imparava a due per volta e se non li trovava, se li inventava.
Il racconto dei suoi ottanta giri assieme alla Terra attorno al Sole ha i toni e i ritmi di un documentario sovietico sugli eroi della produzione. Il signor Francesco è uno Stakhanov dell’imprenditoria, uno che non ha mai avuto paura di faticare e che ha guadagnato ma anche creato, rischiato e pure distribuito. Non c’è necessità di abbellire quanto espone, l’asciutta esposizione di quanto ha combinato partendo da zero rende perfettamente l’idea di una avventura straordinaria e, ciò che più conta, tutt’altro che conclusa: ha deciso che non è ancora giunto il tempo di godersi la pensione. Gente come lui sta sempre in prima linea, in riserva, fisica quanto mentale, non ci riuscirebbe a stare.
Prima di fondare Chiavari Alaggi aveva già affrontato e vinto sfide tutte impegnative e, ciò che è ancora più sorprendente, del tutto differenti ‘’una dall’altra. La prima puntata riguarda l’adolescenza che per uno nato a Bedonia nel 1943 è periodo corto e intenso. Infatti nel 1956, a 13 appena compiuti, sale su un pullman ma non per partire verso chissà quale chimerica destinazione. Per lavorarci come bigliettaio. “Sì, finite le medie ottenni un posto sulla linea di corriere che univa la mia città a Chiavari. Era l’impresa del Cav. Carpani che assumeva per le tratte tra montagna e costa giovani svegli e sempre pronti, c’era da alzarsi all’alba e accompagnare su e giù per l’appennino autobus sempre affollatissimi. Ero contento ma pensavo che potevo fare e ottenere di più. Nelle ore di riposo tra un turno e l’altro, già che mi trovavo a Chiavari potevo guardarmi attorno. Seppi che l’Albergo Monterosa cercava gente per dare una mano nel ristorante, mi feci avanti. Mi notò il gestore dello stesso, Agostino Bacigalupo, che chiese informazioni su di me e sapendo della mia doppia attività un giorno mi fermò e mi diede una pacca sulla schiena. ‘Un parmigiano che ama lavorare? Non ho dubbi, tu farai carriera’. Una frase che mi ha accompagnato sempre, in ogni avventura mi risuonava dentro come incoraggiamento”.
Altro che politiche motivazionali. Uno scappellotto e un mezzo complimento sono benzina per il morale. “Infatti mi diedi da fare per compiere qualche passo avanti, sia sul lato del trasporto pubblico che da quello della ristorazione. Diventai autista di corriera e lo rimasi fino ai 28 anni. Intanto, conosciuto il grande Carlo Arbasetti, presi in gestione da lui il Bar Davide in piazza Cavour sempre a Chiavari. Altro passo fondamentale perché entrai in società con Andrea Raffo, mio insostituibile partner nelle successive imprese”. Mentre gestisce un bar ne dà in gestione un altro, il Bar Mazzini in piazza del Mercato. Ce n’era abbastanza per sistemare tre esistenze, il poliedrico Reboli stava pensando ad altro.
“Il Bar Davide mi impegnò per circa dodici anni, il Bar Mazzini l’ho affidato per oltre venti anni ad Angelo Anselmo che aveva fatto il barman a bordo della navi da crociera e che era una sicurezza. Potevo guardare altrove, decidemmo di prendere in concessione dalle Ferrovie dello Stato il trasporto dei vagoni merci da Recco a Moneglia”.
Siamo ormai dentro un romanzo di Steinbeck o Hemingway, un uomo inquieto che ogni volta si reinventa e che sembra andare a cercare sfide via via più proibitive. “No, cercavo solo di non dormire sugli allori e sfruttare le opportunità che si presentavano in quegli anni”. Forse rispetto a oggi c’era più mobilità sociale, sicuramente c’era più intraprendenza. Nel 1976 Reboli ha 33 anni. Il porto turistico è finalmente terminato, nella forma nel quale ancora oggi lo conosciamo.
Ci sono da affidare diversi servizi essenziali, tra questi quello di assistenza in acqua e a secco delle imbarcazioni da diporto e da lavoro che presto lo riempiranno in ogni ordine di posto. Reboli e Raffo sono pronti. Vengono chiamati dal sindaco, anzi ‘il Sindaco’, l’ammiraglio Luigi Gatti, che conoscendoli e apprezzandone coraggio e affidabilità propone. “Ci disse che se volevamo potevamo consorziarci con altre due ditte e creare una cooperativa di servizi per il porto. Noi dicemmo subito di sì ma gli altri non erano d’accordo. Il sindaco allargò le braccia e ci disse che si sarebbe deciso tramite la gara di appalto. Che vincemmo. Subito dopo nacque Alaggi Chiavari”.
Siamo nel 1977 e si potrebbe pensare che l’infaticabile Reboli ha trovato l’occupazione esclusiva, una azienda che richiede un impegno h24 sette giorni su sette. Vero, ma con un socio come Raffo e diversi dipendenti che lo ‘coprono’ efficacemente, soprattutto con una stabilità economica da garantire per consentire alla ditta di crescere senza patemi, Reboli può dedicarsi nei ‘ritagli’ di tempo ad un’altra sua passione. “Angelo Molinari mi chiamava quando occorreva un barman fidato per il suo ‘Lord Nelson Pub’. Per circa 15 anni ho lavorato dietro il bancone dei locali più prestigiosi del Tigullio come il ‘Carillon’ di San Michele di Pagana, il ‘Covo di Nord-Est’ di Santa Margherita e la ‘Gritta’ di Portofino”.
Notare bene: senza mai mancare un turno nella sua ditta al Porto. Poi a 50 anni circa si concentra solo su Alaggi Chiavari. “Il lavoro era tanto, erano cresciuti gli incarichi e i servizi che garantivamo. Non c’era modo di annoiarsi”. Dal 1990 ad oggi la ditta ha continuato ad affinare i metodi di lavoro e le tecniche per curare imbarcazioni di ogni tipo, materiale e progettazione. “Quando io e Andrea Raffo la creammo, avevamo il preciso intento di creare una struttura in grado di soddisfare le varie necessità di alaggio e varo. Poi abbiamo pensato di dotarla di altri mezzi e di altre funzioni. Oggi dà da lavorare a sei dipendenti fissi, dispone di attrezzature atte al sollevamento di imbarcazioni sino a 30 metri, e aventi un peso massimo di 75 tonnellate. Inoltre possiede, all’interno del porto, una vasca per il lavaggio delle carene regolarmente autorizzata dalla Città Metropolitana di Genova”.
Il sollevare e deporre scafi è attività complessa e soprattutto preceduta e seguita da altri interventi. “Infatti possiamo procedere al rimessaggio imbarcazioni in aree coperte e scoperte. A richiesta forniamo assistenza sub al sollevamento. Poi procediamo a pulizia e lavaggio della carena ad alta pressione ed eventuale palettatura manuale; ai lavori di carenaggio-lucidatura-assistenze varie di cantiere; al disalbero e alberatura con ausilio di gru per le imbarcazioni a vela. In più c’è il noleggio imbarcazioni”.
“Per avere la possibilità di alaggio con Travel-lift, in grado di sollevare scafi da 120 tonnellate, ci sono attrezzature di ultimissima generazione. Questo per imbarcazioni aventi lunghezza massima di 25 mt, larghezza massima 8,50, usando la Vasca di alaggio da 30 x 6,5 metri. Occorre vedere dal vivo che cosa implica sollevare alcune bestie da decine di tonnellate e si capisce che si tratta di operazioni che richiedono grande perizia”.
Reboli è sempre sulla cresta dell’onda, sempre presente, anche in rappresentanza del suo nuovo socio, Vittorio Maragliano. Un cittadino svizzero che è subentrato quando Andrea Raffo nel 2009 decise che era il momento di andare in pensione. “Beh, aveva raggiunto una certa età. E ha potuto godersi la famiglia, oggi a 91 anni fa il nonno a tempo pieno”. Comprensibile un po’ di stanchezza. Ma non per lui, che al confronto si sente un giovanotto di ottant’anni. Francesco Reboli, l’uomo che visse tre volte (a mal contare). Reinventarsi, a qualsiasi età, è essenziale. La strada di fronte a lui si snoda senza interruzioni. Gente come il ‘bigliettaio’ scende solo quando è finita la corsa, mai prima. Un’avvertenza: se passate di fronte a lui – lo troverete quasi sempre in banchina vicino alla gru o ai carrelli, raramente seduto dietro la scrivania dell’ufficio – non parlate ad alta voce di un possibile affare, di un’azienda da fondare. Sarebbe capace di chiedervi seduta stante se può dare una mano…