È una delle 17 attrazioni da vedere a Chiavari secondo TripAdvisor. E basta un giro tra gli scaffali per comprendere perché il Mercato dell’Usato sia accomunato al centro storico, al Santuario Nostra Signora delle Grazie e al parco botanico di Villa Rocca: si riscopre una storia che non esiste più in questo locale di via Santa Chiara, aperto nel 1996 dalla famiglia Averta. “L’idea fu di mio padre e ispirata da un’attività analoga presente a Genova, in zona San Martino”, racconta Fabio che con la sorella Chiara è titolare del punto vendita chiavarese e dell’omologo di Rapallo inaugurato due anni più tardi. “In tanti ci sconsigliavano l’avventura, durerete poco ci dicevano. E invece siamo ancora qui. Il segreto? Lavoriamo con passione”.
Mobili, elettrodomestici, oggettistica, antiquariato, modernariato, collezionismo, utensileria, quadri, casalinghi, libri, giocattoli, sport ed elettronica: tutto ciò che non viene più utilizzato, ma è ancora in buone condizioni, viene valutato, etichettato e messo in vendita. Già, ma come si fissa un prezzo? “Nel 1996 ci affidavamo al buonsenso, oggi vista l’esperienza maturata andiamo in automatico e, se siamo in difficoltà, Internet ci dà una mano a capire su che valore ci attestiamo”.

Nulla è richiesto per l’esposizione, che però deve durare almeno due mesi; il mercato guadagna solo al momento della cessione la percentuale concordata, di solito il 40-50 per cento della transazione. Un’occasione per tutti: per chi si libera del superfluo o vuole far cassa, per chi aumenta la propria collezione o si regala un affare. Niente vestiti, armi o preziosi: per queste categorie le porte sono chiuse.Aprendo i cassetti del passato, però, escono tante curiosità: “C’è chi ha portato un pitone e chi, invece, un occhio di vetro venduto per circa venti euro”. Roba da non credere o da film, se preferite, come quel lustrascarpe turco, tutto in ottone, acquistato da un appassionato di oggetti antichi. In vetrina ci sono bottiglie di champagne, telefoni di una volta, un sestante da 650 euro e persino una vecchia radio militare, con istruzioni e microfono, in vendita a 240 euro. Ne servono molti di più – 3.500 – per la Topolino radiata con qualche lavoretto da fare. “Da piccolo volevo fare il dentista, poi mi sono appassionato a questo lavoro. Il momento più bello? Quando entra una persona con i suoi oggetti da vendere, sembra sempre Natale con tutte queste scatole”.

L’attività è cambiata tanto in questi due decenni, manco a dirlo è Internet ad avere portato sconquasso; se da una parte permette di valutare meglio gli oggetti, e raggiungere un pubblico più vasto, il rovescio della medaglia è dato dalla concorrenza: “Ma noi forniamo un servizio, pre e post vendita, e questo fa la differenza. Tante persone, purtroppo, si fermano solo al mero prezzo di vendita”.Differenze che si trovano anche tra le due piazze in cui il Mercato dell’Usato è presente: “A Rapallo ci arriva molta più roba tecnologica”. La clientela, invece, è prettamente over 30. Ragazzi se ne vedono pochi, ma tra chi entra per curiosare, il passaparola è il più forte strumento di marketing. Si cerca l’affare e pure l’aspetto emotivo gioca un ruolo fondamentale, con i ricordi che affiorano in quegli oggetti che richiamano alla mente i piaceri dell’infanzia. Al Mercato dell’Usato si torna bambini pensando da grandi.
DANIELE RONCAGLIOLO