Glocal… no social
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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390
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La nascita di un nuovo magazine online a Chiavari e nel Tigullio in un momento di grave crisi dell’editoria nazionale è ‘roba da matti’ ? Forse, ma nel filo di pazzia che ci muove ci sono esigenze vere sentite da noi e, speriamo, da molti altri.
Si tratta innanzitutto della stanchezza e della preoccupazione nel vedere che il mondo online è sempre più dominato da notizie approssimative, non verificate, talvolta totalmente false, le cosiddette ‘fake news’.
La settimana scorsa la rivista scientifica ‘Science’ ha pubblicato quello che probabilmente è lo studio più approfondito mai realizzato sul tema.
Sono state analizzate da un gruppo di ricerca del MIT (Massachusetts Institute of Technology) 126000 storie ritwittate da circa tre milioni di utenti, rimbalzate per 4,5 milioni di volte nell’arco di dieci anni dal 2006 al 2017.
La ricerca è servita a capire come le false notizie si propagano online. La conclusione, deprimente ma purtroppo reale, dice che le false informazioni si diffondono più rapidamente e con maggiore profondità delle notizie vere e riportate con cura, e sono più persistenti in rete e nell’immaginario collettivo. I ricercatori offrono due spiegazioni interessanti sul perché le false notizie abbiano un appeal maggiore: in primo luogo, le fake news suonano come più ‘fresche’ e inedite delle ‘solite’ notizie verificate, in secondo luogo suscitano nell’utente un’ondata emozionale maggiore.
Sono sotto gli occhi di tutti i devastanti effetti delle fake news: l’affermarsi di idee antiscientifiche e antimoderne, il riaffermarsi di credenze false, l’emergere di visioni complottistiche ovunque, il probabile condizionamento di elezioni democratiche.
Noi non vogliamo rassegnarci a questa situazione e, nel nostro piccolo, riteniamo che l’unica risposta sia perseverare nell’approfondimento dei fatti e delle  notizie, nella riflessione competente e responsabile, nella pratica di quel giornalismo che prende sempre più campo denominato ‘slow journalism’, sul quale in questo primo numero vi proponiano un’interessante analisi.
Un’altra esigenza che ci muove, anche questa speriamo avvertita  da molti, è quella che l’interesse per la realtà economica, sociale e politica del nostro territorio non debba mai sfociare in un localismo esasperato e decontestualizzato.
Nel mondo globale tutto si tiene, e anche ciò che avviene in provincia e in periferia (ciò che in fondo è il Tigullio) non si spiega senza una considerazione e uno sguardo più ampi ed attenti alle vicende del mondo e alle loro ripercussioni su tutti noi.
L’internazionalità e lo sguardo ‘fuori’ sono nella migliore storia di Chiavari e del Tigullio.
Ciò che ad esempio ha impresso il salto di qualità alla città di Chiavari nella sua storia post rivoluzione francese è stato il fatto che un uomo illuminato come il marchese Stefano Rivarola, già ambasciatore di Genova presso Parigi e quindi ricco di suggestioni ‘foreste’, abbia avviato con la fondazione della Società Economica un processo di modernizzazione nell’economia, nella cultura e nell’istruzione di cui la città ha goduto per secoli.
I flussi migratori verso le Americhe hanno fatto il resto, non solo per la ricchezza proveniente dalle rimesse degli emigranti fortunati, ma anche grazie a quel positivo legame con l’oltremare e alla consapevolezza dell’esistenza reale di altri mondi introdotta nelle famiglie liguri.
Non perdere questa visione e questi legami, non rinunciare alla grandezza dell’idea che si possono fare cose importanti e con respiro nazionale e internazionale anche in provincia, valorizzando intuizioni, progetti e uomini sarà il nostro obiettivo primario, soprattutto in un momento in cui la Liguria mostra una situazione drammatica per quanto riguarda l’invecchiamento della popolazione e la denatalità (record mondiale) e la mancata nascita di nuove imprese (record nazionale).
In questa situazione l’unico modo per rispondere al ‘mugugno’ e all’esasperazione perché le cose non vanno, perché il disagio sociale cresce e non si vedono prospettive migliori, è cercare di prendere l’iniziativa trasformando le idee in progetti e i progetti in realtà.
L’unico modo, ad esempio, di rispondere alla crisi del Cantero è provare a riaprirlo trovando imprenditori privati disponibili a metterci le risorse per gli interventi necessari, cercando la collaborazione degli Enti pubblici per la messa a disposizione di spazi per le loro esigenze, e convincendo la famiglia proprietaria ad accettare ipotesi di soluzioni qualora queste venissero trovate.
Anche di questo ci occupiamo in questo primo numero di Piazza Levante.
‘Glocal… no social’  è il nostro motto. Speriamo che vi piaccia e speriamo che ci aiutiate a (r)esistere con le vostre idee e con il vostro sostegno.

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