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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

A Sori un disabile lotta per uscire da casa sua: succede ancora tutto questo nel 2024

Il suo appartamento, in affitto, si trova in un condominio che ha una barriera architettonica: l’ingresso del palazzo infatti ha ben sei gradini da superare, cosa impossibile con un girello a quattro ruote
La situazione dell'appartamento di Sori con la barriera architettonica
La situazione dell'appartamento di Sori con la barriera architettonica
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di ROSA CAPPATO

Mobilitata la Consulta Regionale Handicap. Sembra incredibile ma nel 2024 c’è ancora chi deve lottare per poter uscire e accedere senza difficoltà al proprio appartamento. Succede nella piccola Sori, tra le perle del Golfo Paradiso, dove un signore invalido che ha appena compiuto 70 anni, dal 3 novembre scorso, quindi da più di 8 mesi, tenta di ottenere quello che è di fatto un diritto inviolabile. L’uomo vive solo, è completamente lucido e attivo, ma affetto da una grave patologia però, grazie a cure quasi quotidiane, riesce a muoversi con l’ausilio di un deambulatore a rotelle con cui esce di casa tutti i giorni, avendo voglia e bisogno di relazionarsi con le persone e in un ambiente esterno. Non senza difficoltà.

Il suo appartamento, in affitto, si trova in un condominio che ha una barriera architettonica: l’ingresso del palazzo infatti ha ben sei gradini da superare, cosa impossibile con un girello a quattro ruote. Ma esiste un’alternativa, proposta dallo stesso interessato e dal suo amministratore di sostegno Salvatore Panetta, perché a livello della strada c’è il garage condominiale, dotato di ascensore interno, che porta ai vari piani del palazzo. Passare da lì è una soluzione, sebbene non comoda, che gli eviterebbe di restare chiuso in casa o aver sempre bisogno di qualcuno. Ciò implica il pagamento, come tutti gli altri inquilini, di quanto dovuto per usufruire di questo servizio comune. Eppure l’anziano, pur impiegando più tempo del previsto e anche allungando il suo percorso col deambulatore, transitando da una strada adiacente al condominio, neppure pianeggiante, si è reso da subito disponibile a corrispondere la quota, addossandosi una spesa.

Di fatto spetta ai condomini la spesa tutt’altro che irrisoria (essendo un obbligo di legge) per affiancare uno scivolo alla scala d’ingresso pedonale. Anziché apprezzare che l’uomo si accontenti di un’alternativa a suo discapito, ma rapida e veloce, ad oggi l’amministratore del caseggiato ed i condomini non solo non hanno provveduto, fornendo la chiave e il telecomando del garage al settantenne, ma addirittura non è stato dato alcun riscontro alle comunicazioni ufficiali e ai vari solleciti inviati in merito al disagio che l’uomo sta subendo ingiustamente e da tempo.

Per questa grave problematica Panetta si è rivolto anche all’Area Sociale del Comune di Sori che, in primis, ha scritto all’amministratore condominiale poi, non avendo ricevuto alcun riscontro, ha sottoposto l’incresciosa situazione alla Consulta Regionale Handicap alla quale ha prontamente risposto Claudio Puppo, segretario coordinatore della Consulta, evidenziando subito come questa situazione appaia discriminatoria. Per Puppo la soluzione prospettata di superare le barriere architettoniche, permettendo a questa persona disabile di poter utilizzare il percorso pedonale tramite il garage del condominio risulta essere una soluzione ‘immediata ed economicamente contenuta’. 

“La stessa costituzione italiana e la convenzione ONU sui diritti delle persone disabili – scrive in una nota Puppo – impongono a chi di competenza di eliminare tutte le barriere che riducono l’autonomia e immobilità delle persone disabili, anche con accomodamenti accettabili. Ovviamente le spese di acquisto del telecomando e della chiave di accesso al percorso rimangono a carico del disabile. Invece la mancata risposta da parte dell’amministrazione condominiale o l’autorizzazione a permettere a questa persona di poter essere autonoma tramite il percorso pedonale del garage è da considerarsi come atto discriminatorio perseguibile penalmente ai sensi della legge 67/2006”. 

La normativa, munita del sigillo dello Stato, è inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. La legge 1° marzo 2006, n. 67 riguarda le ‘Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni’. 

Questa normativa chiarisce, tra altro, e promuove la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali: ‘Il principio di parità di trattamento comporta che non può essere praticata alcuna discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità… Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga. Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone’. L’esaustiva mail di Puppo risale al 25 maggio ed è rimasta senza risposta, come tutte le altre, da parte dell’amministratore condominiale. In attesa dell’appuntamento già fissato con un avvocato, per sensibilizzare l’opinione pubblica e anche chi di competenza è stato coinvolto ‘Piazza Levante’ poiché questo comportamento per le persone che lo subiscono appare una grave mancanza di sensibilità oltreché di rispetto delle leggi. Eppure quest’uomo è molto conosciuto in paese, seguito da oltre 12 anni dalla Croce Rossa per la sua patologia, ma: “senza volontà non si fa nulla – chiosa Panetta – stiamo umanizzando gli animali ma allo stesso tempo si toglie umanità alle persone. Questo signore ha diritto ad una vita accettabile e non essere costretto a rimanere relegato in casa oppure dover sempre aver bisogno di attendere e chiamare qualcuno per poter raggiungere la strada”. La questione resta aperta, nell’indifferenza o non conoscenza degli eventi, dalla maggior parte della comunità che, le persone in difficoltà, con questo articolo, intendono coinvolgere.

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