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di NICCOLÒ MARTELLI *
A poco più di cinque mesi dalle elezioni per decretare il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump rischia di essersi compromesso da solo per la corsa alla Casa Bianca. Trump è infatti accusato di aver falsificato i conti della Trump Organization per il pagamento di 130mila dollari a Stormy Daniels, ex attrice pornografica con la quale avrebbe avuto una relazione extra coniugale prima di essere eletto Presidente nel 2016. La cifra sarebbe stata stanziata per “comprare” il silenzio di Daniels, all’anagrafe Stephanie A. Gregory Clifford, che è stata chiamata a testimoniare a inizio maggio, dove ha confermato di aver avuto rapporti sessuali con Trump nel 2006. La scorsa settimana è anche stato ascoltato Michael Cohen, ex avvocato personale di Trump che si sarebbe accordato con i legali di Daniels nel 2016, pagando in prima persona quei 130mila dollari per mettere a tacere la questione sotto forte pressione dell’ex Presidente.
La testimonianza di Daniels assume molta importanza non solo perché avviene in un momento delicato della campagna elettorale, dove i sondaggi vedono i due principali avversari lontani un solo punto percentuale, ma anche perché quello di Trump è il primo processo penale contro un ex Presidente degli Stati Uniti. I procuratori di New York hanno individuato 34 capi d’accusa per falsificazione di documenti aziendali, ognuno dei quali è stato prontamente smentito da Trump. Daniels ha innanzitutto dichiarato che l’incontro incriminato sarebbe avvenuto nel luglio 2006, in occasione di un torneo di golf a Lake Tahoe, in Nevada: Trump l’avrebbe invitata a cena nella propria suite, apprezzandone la somiglianza con la figlia e infine suggerendole una collaborazione lavorativa, prima di presentarsi in mutande al ritorno di Daniels dal bagno. La donna ha affermato di non essere stata obbligata ad avere rapporti sessuali con Trump, ma di essersi trovata di fronte a uno squilibrio di potere che l’avrebbe poi portata a lasciare la camera.
Daniels ha sostenuto che Trump provò a chiedere nuovamente un incontro con lei successivamente, senza riuscirci, e che la collaborazione tra i due non avvenne mai. Il punto di svolta della vicenda, sempre secondo le parole di Daniels, avvenne pochi giorni prima delle elezioni del 2016: Michael Cohen avrebbe negoziato e concluso il 28 ottobre l’affare con i legali dell’ex attrice per non fare trapelare la vicenda sui giornali. La testimonianza di Cohen diventa determinante anche alla luce del ruolo da lui rappresentato durante la presidenza Trump: un avvocato “tuttofare” dell’ex Presidente che, proprio per i rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia, è stato dapprima indagato dall’FBI e successivamente condannato a tre anni di prigione, trasformandosi in uno dei principali oppositori di Trump.
Durante l’udienza Cohen ha sottolineato che Trump era a conoscenza dei pagamenti fatti dalla sua società a Daniels, illecitamente indicati sotto la voce di “spese legali”. L’avvocato ha anche confermato la cifra pagata tramite una società di comodo, sostenendo che Trump gli avesse detto di procedere senza indugi con il pagamento e che avrebbe riavuto presto i soldi (il rimborso sarebbe poi avvenuto nel 2017). Cohen, che nel 2018 venne intervistato dal The Wall Street Journal in merito alla questione Daniels, disse che il pagamento avvenne di sua iniziativa, in linea con quanto riportato durante il processo la scorsa settimana: «Ho fatto tutto quello che potevo e anche di più per proteggere il mio capo». L’avvocato ha affermato inoltre di avere ricevuto la richiesta da parte di Trump di fare tutto il possibile per evitare che un’altra sua relazione extraconiugale (con Karen McDougal, modella di Playboy) finisse in prima pagina.
Per quanto gravi e penalmente perseguibili le azioni di Trump possano essere, la sua eventuale condanna non gli impedirebbe di proseguire la propria campagna elettorale. La legge statunitense prevede infatti che non ci siano limitazioni dovute alla fedina penale dei candidati: alcuni stati possono impedire ai pregiudicati di candidarsi per posizioni statali o locali, ma questo non viene applicato a livello federale. Quali sono quindi i rischi per Trump e per la sua candidatura per un secondo mandato? Forte di un elettorato molto conservatore e attaccato al concetto tradizionale di famiglia, Trump potrebbe perdere parte dei suoi sostenitori se venisse ritenuto colpevole dai procuratori nella vicenda Daniels. Lui stesso ha compreso la portata di tale caso mediatico, tanto che i suoi legali hanno avanzato la richiesta, poi respinta, di annullare il processo. L’eventuale colpevolezza di Trump andrebbe a peggiorare una situazione giudiziaria già molto critica: il leader Repubblicano conta 91 capi d’accusa in due tribunali statali e due distretti federali diversi, ciascuno dei quali potrebbe tradursi in una pena detentiva. Una delle più grandi possibilità di successo di Biden alle prossime elezioni è quindi che Trump si sconfigga da solo.
(* Bachelor’s Degree in Business Economics at Università degli Studi di Firenze. Master’s Degree at Milan Università Cattolica del Sacro Cuore. Fellowship at the Robert F. Kennedy Human Rights in New York City – Collaboratore di ‘Jefferson – Lettere sull’America’)