(r.p.l.) La fase sperimentale dei nuovi parcometri di Chiavari è ancora in pieno corso e la sua conclusione di là da venire. È da metà settembre, ormai, che la sosta a pagamento in tutti gli stalli blu del territorio cittadino è gestita da Marina Chiavari, con il supporto tecnologico fornito dalla DiTech, che si è aggiudicata nei mesi precedenti la gara d’appalto.
Le nuove macchinette, come ormai noto, hanno un display di tipo touch, sono alimentate a corrente elettrica e soprattutto danno la possibilità di frazionare la propria sosta, di pagare con bancomat e carte di credito e di ottenere il resto qualora si pagasse in moneta. Tutto splendido e funzionale. Peccato che la fase ottimale sia ancora rimasta sulla carta.
Le disfunzioni dei parcometri sono quotidiane. Non passa un giorno che il centralino di Marina Chiavari non riceva una segnalazione: soldi ‘mangiati’, dispositivo che si riavvia senza aver emesso il ticket, resti sbagliati, procedura di pagamento con bancomat e carta di credito che si interrompe.
Marina Chiavari raccoglie tutto e lo gira a DiTech. I tecnici sono ancora al lavoro dopo quattro mesi per trovare la quadra. Il quotidiano locale ha come sempre diligentemente riportato i numeri dei primi tre mesi, ma i difetti dei parcometri non sono stati menzionati. Eppure sono assai frequenti e interessano molti cittadini.
Germano Tabaroni, che di Marina Chiavari è il vice presidente e l’uomo più operativo (mentre l’ex vice sindaco Pierluigi Piombo è il presidente del cda), è a conoscenza della situazione e spiega la sua versione: “Ne ho già parlato con il sindaco Marco Di Capua – afferma – ma è giusto informare pure tutti i cittadini. I parcometri funzionano con tre software differenti a seconda dell’aggiornamento più o meno recente. Un fatto che non va assolutamente bene. Per questo abbiamo chiesto alla ditta di riequilibrare tutti i dispositivi con lo stesso software e poi di bloccare gli aggiornamenti automatici. In questo modo non dovrebbero esserci più problemi”.
Tabaroni riferisce che “la macchinetta in piazza Della Torre dovrebbe essere ormai a posto. Quelle in piazza Matteotti sono oggetto di sistemazione. A fine intervento, tutti i parcometri avranno la stessa versione del software. Non dev’essere come un telefonino, che va aggiornato. Qui va messo un programma che funzioni e poi bisogna lasciare quello”.
La problematica riscontrata più di frequente, e legata al software, ha riguardato in questi giorni i pagamenti in contanti: una volta inserite le monete, al momento di premere il pulsante verde per l’emissione del ticket, il parcometro andava in riavvio automatico. Terminata la procedura di reboot, della durata di alcuni minuti, il biglietto non usciva e i soldi risultavano mangiati.
“A chi riscontra disservizi – dice Tabaroni – raccomando di contattare sempre il numero di emergenza. Nell’arco di dieci minuti al massimo, un operatore di Marina Chiavari arriva e può fornire assistenza. In questa fase abbiamo detto a tutti i nostri dipendenti di guidare l’utente e di spiegare il funzionamento dei nuovi parcometri. Gli addetti, inoltre, sono in possesso di tutti gli strumenti per poter gestire il macchinario. Nel caso di soldi ‘mangiati’, possono verificare direttamente e avviare manualmente l’emissione del ticket”.
Sono in tanti, infatti, i cittadini che si sono chiesti che fine facciano i soldi ‘mangiati’, ovvero quei pagamenti a cui non corrisponde l’uscita di un biglietto. Si è anche avanzato il dubbio che non fossero contabilizzati e potessero quindi rappresentare un incasso in nero. “Niente di tutto questo – chiarisce Tabaroni – È tutto registrato, anche quando il parcometro si inchioda. I soldi che incassa sono tutti contabilizzati. Infatti se si chiama un addetto in assistenza, lui può verificare in pochi passaggi che cosa è stato versato ed emettere il biglietto. Queste macchinette sono di ultimissima generazione. Anche questi problemi sono stati previsti. Oltre a quelli dei soldi falsi, che ovviamente vengono respinti, e delle monete danneggiate: queste ultime vengono riconosciute dal sistema e collocate in un cassetto a parte, di modo che poi possano essere facilmente individuate e portate a essere sostituite”.
Chiarito il discorso dei soldi ‘mangiati’, resta il tema principale: ma quand’è che tutto entrerà pienamente a regime? “Speriamo – osserva l’ad di Marina Chiavari – che dopo questa questione dei software tutto funzioni per il meglio. Al momento siamo al 95%. Noi comunque siamo soddisfatti di questi primi tre mesi. Non dimentichiamo che questi parcometri sono stati installati per la prima volta proprio a Chiavari”.
La città ha quindi fatto da ‘cavia’. “Nelle altre città dove DiTech ha vinto la gara, c’è la penultima versione dei loro dispositivi. L’ultima, ripeto, è solo a Chiavari. Il motivo è presto spiegato: anche qui erano previste le penultime, ma durante la gara per l’assegnazione, i parcometri di ultima generazione hanno ricevuto l’omologazione e noi abbiamo potuto prenderli allo stesso prezzo. Ora ci vuole un po’ di pazienza, ma questo sistema deve entrare a regime. Deve farlo per forza perché la prossima destinazione di queste macchinette è Firenze. La prima città grande”.
Intanto, la stessa DiTech, attraverso una mail inviata alla fine dell’anno a tutti coloro che hanno scaricato l’app DiTech Mobility (la mail viene raccolta, come già segnalato da ‘Piazza Levante’, senza nessuna richiesta di consenso in base alla legge sulla privacy), ha comunicato i dati dei primi tre mesi di gestione chiavarese della sosta.
Dal 17 settembre, giorno di partenza del nuovo corso di Marina Chiavari, e sino al 31 dicembre 2018, Palazzo Bianco ha incassato dalla sosta a pagamento 607.523,26 euro, somma a cui vanno aggiunti 87.716 euro per le multe (prima l’extrasosta non veniva sanzionata con una multa), per arrivare quasi a 700.000 euro. Di qui il sindaco ha fatto una proiezione sui dodici mesi che si aggira intorno ai 2,3 milioni di euro, somma che prevede già la decurtazione di 400mila euro circa di costi, ma che non tiene conto, invece, dell’Iva e dei costi di partenza (l’acquisto dei parcometri) di circa mezzo milione di euro.
Per questo si tratta di numeri non reali, ma tanto è bastato per scatenare in città l’ennesimo dibattito politico. Nel quale questa volta, forse un po’ sorprendentemente, si registra l’assenza di Avanti Chiavari. Chi ha commentato i dati frammentari è invece il MeetUp 5 Stelle Chiavari: “Vengono stimanti, prudenzialmente, più di due milioni di euro annui di introiti, al netto dei costi. Stupisce lo stupore: nessuno ha mai fatto una valutazione basata sul semplice numero di posti blu a disposizione e sul grado del loro utilizzo? Avrebbe stimato facilmente l’ordine di grandezza dell’incasso e si sarebbe fatto un’idea del contratto in essere con Apcoa. Noi ci siamo posti più volte questa domanda: per questo abbiamo sempre insistito sull’assurdità di tenere Apcoa, specialmente a quelle condizioni economiche, e di rinunciare alla libertà di gestire non solo il guadagno ma soprattutto la mobilità cittadina, fortemente influenzata dalla disponibilità e dal costo delle soste. Dove sarà stata la grande convenienza per il Comune a far gestire esternamente una tale fucina di possibilità economiche e logistiche?” si domanda il Movimento.
E ancora: “Due milioni di euro significano maggiore flessibilità, soste gratuite per i disabili, politica di disincentivazione al traffico di auto in centro città, gestione più moderna degli spostamenti urbani. E fin qui si resta a cifre pressoché invariate. Spingendosi oltre, due milioni di euro significano investimenti per la sicurezza, installazione/costruzione/gestione di parcheggi in superficie/sopraelevati/interrati, finanziamento del trasporto pubblico locale, miglioramento della mobilità. Questa è la strada che speriamo voglia seriamente perseguire l’attuale amministrazione, che fino ad ora ha mostrato solo alcuni timidi e sporadici tentativi in tal senso”.
Poi un affondo all’ex sindaco Roberto Levaggi: “Di sicuro Chiavari per molti anni a tutto questo ha preferito rinunciare. In nome di cosa? Come mai la vecchia amministrazione ha sempre difeso a spada tratta l’accordo con Apcoa? Perché l’ex Sindaco Levaggi non solo nel programma elettorale non prevedeva l’abolizione della convenzione, ma ancora insiste attaccando l’attuale amministrazione proprio sulla gestione diretta dei parcheggi?”.
Il diretto interessato non ha mancato di replicare. Levaggi precisa: “Non ho mai difeso a spada tratta alcun accordo con Apcoa. Anche perché quell’accordo neppure lo strinse la mia amministrazione, bensì ce lo trovammo bell’e fatto dai nostri predecessori: l’ex sindaco Vittorio Agostino e i suoi allora assessori Antonio Segalerba e Marco Di Capua. Sì, proprio loro, quelli che poi hanno demonizzato Apcoa in lungo e in largo”.
Levaggi ereditò un contratto a maglie strettissime, riuscendo comunque a migliorarlo in alcune parti. Chiuderlo anzitempo sarebbe stato impossibile, ma quando c’è da far politica e dar guano alla propaganda (cosa in cui i 5 Stelle sono maestri) questi diventano, purtroppo, solo dettagli.
Ancora l’ex sindaco: “Ho sempre e solo parlato di un servizio funzionale che andava efficientato, e questo preciso impegno mi ero preso in campagna elettorale. Sarei stato in grado, anche da subito, di varare non solo le tariffe frazionate, ma pure le agevolazioni per residenti, che l’attuale amministrazione ha invece promesso e non ancora mantenuto. Aggiungo inoltre che la proiezione dei due milioni di euro è un calcolo assolutamente inesatto e clamorosamente affrettato. Non è possibile tirare alcuna conclusione dopo appena tre mesi di attuale gestione della sosta a pagamento. Per poterlo fare, serviranno bilanci e documenti ufficiali. Ritengo che se la maggior parte delle città, in Italia e in Europa, gestisce attraverso un soggetto terzo la sosta pubblica, un motivo ci sarà. E sono tutte città dove i grandiosi progressi rappresentati dai grillini sono già perfettamente in essere”.
Un botta e risposta intenso, non c’è che dire. Ma il vero problema resta il servizio pubblico. Vogliamo dare ai cittadini e agli utenti un sistema efficiente e finalmente definitivo? Per questo non dovrebbero esserci né proiezioni né scambi di idee. Se Chiavari davvero ha fatto da ‘cavia’, va chiuso anche il tempo degli esperimenti.
Secondo aspetto: stabilito che non ci sono incassi in nero, rimane il fatto che molti utenti mettono le monete e non ottengono il ticket. Chi può stabilire l’ammontare di questa cifra? Palazzo Bianco ne è a conoscenza? Quanti sono stati, in oltre tre mesi, i soldi prelevati senza l’erogazione del servizio? Attendiamo risposta.