di DANILO SANGUINETI
Spesso si pensa alla pesca sportiva come classico sport di squadra, cioè si guarda ai gruppi, al collettivo, ai team, alle formazioni e si tende a dimenticare i singoli.
Invece, come in molte altre discipline che possono prevedere prove di squadra e singolari, esiste il modo di farsi “notare”; ci sono atleti che si distinguono e sanno ritagliarsi un posto importante anche al di sopra delle vittorie collettive. È questo il caso di Alessio Alesiani che negli anni, pur facendo parte di un team delle meraviglie, forte e vincente, come quello della Fi.Ma Chiavari, si è guadagnato la fama di asso della specialità della “Canna da riva”. Ripetutamente al vertice delle classifiche nazionali, ha recentemente ottenuto la convocazione in nazionale. Indossare la maglia azzurra significa gareggiare per uno dei team più forti al mondo.
Alesiani era a Civitavecchia per le selezioni del “Club Azzurro” di Canna da riva, la sfida che riunisce i migliori 30 agonisti della penisola. C’era da scegliere i componenti della rappresentativa nazionale che disputerà i mondiali del prossimo anno nelle acque portoghesi, assai difficili per chi non le conosce. La disciplina “Canna da riva” prevede a livello internazionale unicamente la pesca col galleggiante e, consuetudine ormai generalizzata, il mantenimento delle catture in vivo, in apposite nasse, con rilascio dei pesci a fine gara.
L’impegnativa tre giorni civitavecchiese ha visto Alessio Alessiani assicurarsi uno dei posti disponibili e quell’ambita maglia azzurra che aveva già indossato due volte e che ha riconquistato dopo quattro anni di assenza.
Esulta il lavagnese, già campione d’Italia della specialità: “La soddisfazione è grande per questo risultato, in una specialità molto impegnativa sia sotto l’aspetto della preparazione delle attrezzature, sia per l’impostazione della “pescata”, nei vari campi gara italiani”. C’è un solo cruccio. “Non posso negare il rammarico per essere costretto sempre a “giocare fuori casa”. Ciò è dovuto alla triste condizione della Liguria, unica regione costiera a non poter disporre di un adeguato campo gara per lo svolgimento di manifestazioni nazionali importanti. La colpa? Direi degli ostacoli burocratici in atto da alcuni anni specialmente a Genova, dove non vengono più concesse le meravigliose dighe delle aree portuali”.
A questo vanno aggiunte le difficoltà nello svolgimento delle sedute di allenamento causate dai numerosi divieti locali nei porti turistici e sui loro rispettivi moli. Questi erano un tempo luoghi di ritrovo sicuri ed accessibili per i tantissimi appassionati di tutte le età.